9 Novembre 2025

Il Card. Sarah: “Un’Europa senza Dio è un continente morto”

di Angelica La Rosa 

UN GRIDO CHE SQUARCIA LA NOTTE DEL NICHILISMO CONTEMPORANEO

In un’epoca in cui il silenzio di Dio sembra pesare sull’Europa come una nube densa e tragica, le parole del cardinale Robert Sarah pronunciate a Sainte-Anne-d’Auray risuonano come un grido che squarcia la notte del nichilismo contemporaneo: «Ne profanez pas la France avec vos lois barbares et inhumaines».

Non è solo un lamento, non è un discorso come tanti: è un grido profetico, una supplica che diventa accusa, un’invocazione che diventa comando. La Francia, terra un tempo consacrata, figlia primogenita della Chiesa, non può continuare a sfigurarsi con leggi di morte senza correre verso l’abisso.

L’aborto costituzionalizzato, l’eutanasia mascherata da pietà, la riduzione della vita a un’opzione revocabile: tutto questo è barbarie travestita da progresso, disumanizzazione elevata a diritto.

Ma il cardinale non si limita alla denuncia: egli richiama alla verità essenziale, che l’Occidente ha dimenticato – quella per cui l’uomo non è il centro, ma solo una creatura davanti al suo Creatore, e che l’unica libertà vera è l’adorazione.

Con un’audacia che oggi pochi osano, Sarah afferma che la Bretagne è ancora una terra sacra, e deve restarlo, perché Dio vi ha piantato le sue radici. E come ogni terra consacrata, essa è chiamata a rifiutare il compromesso, il folklore spirituale, la liturgia svuotata di timore e tremore.

La liturgia, infatti, è il cuore del messaggio del cardinale: non uno spettacolo, non un’occasione di espressione culturale, ma un’irruzione del divino nella storia, un sacramento che ci precede e ci trascina nella gloria. “Nous devons célébrer la liturgie avec crainte et tremblement”, egli ammonisce, perché solo chi trema davanti a Dio è veramente vivo.

E questo tremore si riflette anche nel rispetto delle chiese: non teatri, non sale da concerto, ma luoghi consacrati, dove si entra con l’anima purificata e l’abito dignitoso, come hanno mostrato i fedeli bretoni in costumi tradizionali – non per folklore, ma per rendere onore a Dio.

In queste parole vi è una teologia incarnata, un’estetica del sacro che restituisce alla fede la sua nobiltà perduta. Ma il cuore dell’omelia non è la nostalgia del passato, bensì l’urgenza della conversione.

Troppo spesso, ci ricorda Sarah, l’Occidente riduce la religione a un umanitarismo tiepido, a un’ideologia dell’accoglienza svincolata dal Vangelo, a un sentimentalismo che dimentica la Croce. Eppure Cristo, nel deserto, ha rifiutato di ridurre la redenzione a un benessere materiale.

Ecco il cuore del dramma: anche se tutti avessero pane, se tutti fossero sazi, senza Dio l’uomo si autodistrugge. L’Europa è lì a dimostrarlo: tra il benessere e l’oblio, ha scelto l’oblio. Ma, ammonisce il cardinale, ciò che salva il mondo è solo il pane di Dio, Cristo stesso.

Non c’è altro rimedio alla miseria dell’uomo che inginocchiarsi davanti a Dio. Solo lì, nell’adorazione, l’uomo trova se stesso, la sua dignità, il senso della sua esistenza.

Questo è il nucleo della sua omelia: un’Europa senza Dio è un continente morto. E la Francia, se non si riconsegna al suo Signore, si sta profanando. Non si tratta più di difendere valori culturali o identitari: si tratta di tornare a Dio, o morire. Ogni altra via è illusione. Di fronte al male, al dolore degli innocenti, alla banalizzazione della morte, l’unica risposta autentica è l’adorazione. Tutto il resto – le ideologie, le politiche, le soluzioni umane – non bastano.

Non bastano i piani contro la povertà, se l’anima è affamata di Dio. Non basta la pace diplomatica, se l’uomo è in guerra contro il suo Creatore. Ecco perché il messaggio di Sarah è tanto esigente quanto salvifico. Non offre consolazioni facili, ma la verità che brucia: Dio è tutto, e senza di Lui l’uomo è nulla. Che questa parola sia ascoltata. La Francia, terra dei martiri e dei santi, “non si lasci ridurre a campo di sperimentazione di nuove barbarie legislative”.

Il grido di Sainte-Anne-d’Auray non è solo per i bretoni, ma per l’intera cristianità occidentale. Il tempo della neutralità è finito: o si sta con Dio, o si cade nel nulla.

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