È uscito da poche settimane il nuovo romanzo di Francesco Bellanti, I Guiscardo di Sicilia (ovvero il paradiso perduto di Mastraca), sempre per i tipi dell’editore Carello di Catanzaro, casa editrice con la quale lo scrittore palmese ha pubblicato con successo nel 2021 Isabella Tomasi di Lampedusa – La più grande dei Gattopardi, biografia romanzata di Suor Maria Crocifissa della Concezione, la Beata Corbera de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ultimo discendente di questa nobile famiglia, che è stata bene accolta da Gioacchino Lanza Tomasi figlio adottivo dello scrittore, e dagli ambienti ecclesiastici e intellettuali.
Con la stessa casa editrice, il prolifico scrittore palmese, singolare e talentuoso scrittore, poeta e saggista, docente di italiano e latino in pensione – autore di ben quattordici libri con questo, e che, con articoli, saggi e recensioni, collabora con riviste culturali regionali (Il Peso Specifico), nazionali (inFormazioneCattolica, Il Corriere del Sud, altri) e internazionali (la rivista parigina per gli italiani in Francia La Voce) – ha pubblicato nel dicembre 2022 Storia scellerata, che ha come sottotitolo di don Lollò il Crasto, che fece il vastaso per diventare l’ultimo Gattopardo, attore, nobile, mafioso e deputato.
Nel gennaio 2024 ha pubblicato, infine, sempre con la Carello, Il quadro di Stalin, che ha ottenuto consensi e ottime recensioni da giornalisti e critici letterari. Con questo nuovo romanzo, l’ex professore del Liceo G.B. Odierna di Palma di Montechiaro e dell’ITC Re Capriata di Licata, alla sua sesta pubblicazione negli ultimi cinque anni (ricordiamo anche Dialogo con il Führer – Giorni d’estate a Berchtesgaden nel 2019 e Il Cardinale e il labirinto di Dedalo nel 2020), conferma i suoi interessi per una letteratura visionaria e fantastica, non slegata tuttavia dalla realtà, secondo un’estetica molto vicina a quella del realismo magico.
Pubblichiamo a seguire, in esclusiva, un estratto del Capitolo I – 1860, intitolato “Di Giuseppe Garibaldi che passò alla storia ufficiale come l’Eroe dei Due Mondi, liberatore dei popoli oppressi, e di Francesco Guiscardo el gaucho dell’Uruguay che si pentì subito di combattere per una guerra d’aggressione che avrebbe consegnato il Regno di Franceschiello ai Savoia e che volle incontrare a Messina El General per ucciderlo.”
Ven adelante, hijo – gli disse subito sorridente il Mito – Ti ho fatto arrivare fin qui, vivo, in carne e ossa, sólo porque tu eres figlio di Calogero Guiscardo siciliano, l’eroe di San Antonio. So anche che sei venuto qui para matarme, per uccidermi, ma non ti ho fatto disarmare perché tu ne me tueras pas, non mi ucciderai. Entiendes, hijo?
Francesco Guiscardo il gaucho dell’Uruguay non ebbe nemmeno il tempo di esprimere una sillaba che il Generale gli fece cenno di sedersi su una poltrona davanti a lui.
Ehi, gringo, potevo farti arrestare, – continuò El General – fare qualsiasi cosa di te, ma non ho, al menos por esta noche, voluto. So tutto di te, la fattoria que compraste con el dinero che ti avevo dato per arruolare volontari e per altre – diciamo – necesidad. E ho lasciato pure che andassero via tes trois compagnons. No estaba bien castigar solo a ellos. Tu t’illudi d’aver encontrado un angolino solitario y apartado e de pensar che lo trasformerai en un paraiso. La storia ha le sue leggi, mon ami.
Mi General, – disse il Guiscardo dell’Uruguay – scendendo verso sud, yo vi gente pacífica, un popolo povero ma fiero, menos pobre que el del norte, donde, però, los problemas se resolverán antes porque el norte está más vicino de las naciones. d’Europa y por qué los Savoia toglieranno risorse ai popoli del sud. Ho visto ciudades espléndidas, riquezas artísticas y culturales… En breve, questa non è una revolución, non è una unidad voluta dal popolo, la gente do sur non sa nemmen que es l’Italia, este è una agresión internacional, un’annessione organizada dalle grandi potenze europee…
L’Eroe dei Due Mondi, così passerà alla storia il Calibbardo dei siculi, gli fece capire con un cenno della mano e con un sorriso di fermarsi. Accese il suo mezzo sigaro toscano. Cominciò a fumare con goduria greve e forte.
Francesco Guiscardo della pampa per alcune settimane in quel decisivo tempo di mezza estate del 1860 era diventato Francesco delle grotte. Era venuto a sapere che stavano passando per il centro della Sicilia Nino Bixio e Menotti Garibaldi – sì, il figlio del Mito – che nella notte del venti luglio erano stati ospitati a Leocatas in un sontuoso palazzo neoclassico di un marchese, al centro della città. Erano arrivati con lo sbarco dei Mille, apripista dei trenta o quarantamila avventurieri, mercenari e traditori che sarebbero arrivati qualche settimana dopo in Sicilia, ed erano giunti a Leocatas, che si era sollevata al dominio dei Borbone, per reclutare volontari. La rivolta contro il Re di Napoli era stata guidata da un patriota massone, che s’industriò parecchio per consegnare a Bixio e a Menotti un nutrito drappello di uomini armati. Ma Francesco Guiscardo il fattore dei Due Mondi, che anche per questo aveva una fantasia spropositata, pensò che i due fossero da quelle parti anche per cercare i disertori, soprattutto quelli che avevano avuto dal Mito un sacco di dinero per arruolare soldati, e perciò si nascose in una grotta – e ce n’erano tante a Mastraca, la fattoria dove viveva – per settimane. Diventò una situazione insostenibile, anche perché avrebbe vissuto con l’incubo che prima o dopo sarebbero tornati a cercarlo, e allora prese la decisione irrevocabile di armarsi di una pistola e di andare ad ammazzare Garibaldi.
Giunse il ventotto luglio a Messina, dove sapeva che si trovava in quei giorni il Nizzardo dittatore di Sicilia per conto del re di Sardegna Vittorio Emanuele II, dopo un viaggio di una settimana a piedi e con quel che passavano i tempi, carretti, muli e asini, e una volta anche una giumenta. Prima di giungere a Messina, vide in Sicilia le rivolte dei contadini, dei braccianti esasperati per le condizioni di vita disperate e per le mancate promesse del liberatore dei popoli che si ribellavano contro i nobilotti locali, e i garibaldini che venivano a reprimere le rivolte e giustiziavano dopo processi sommari i contadini affamati con fucilazioni. I braccianti assaltavano i casini dei nobili, le chiese, i preti, con falci e coltelli, in pieno caos e anarchia – ma non erano venuti lì per liberarli? – e il Guiscardo vide paesi in fiamme, case ed edifici pubblici incendiati. Nei paesi dell’Etna, il sangue scorreva più rosso della lava del vulcano, altro che decreti con promesse di assegnazione di terre demaniali comunali dei latifondi delle comunità, che erano tra l’altro abbandonate e anche improduttive. Meditò sulla nascente fattoria di Mastraca, terra povera e solitaria ma felice, e certo felice perché solitaria, lontana dalla storia. Pensò che quella falsa rivoluzione aveva sconvolto e ingannato un mondo dormiente che avrebbe risolto i suoi problemi con più lentezza ma con più calma ed equilibrio senza quella tragica farsa. I Piemontesi avrebbero tirato acqua al loro mulino, con i soldi e l’oro delle banche di Franceschiello avrebbero pagato i loro debiti, poi avrebbero corrotto i nobili e costruito un’economia a loro favore.
Fra questi pensieri, venne a sapere, fingendosi un garibaldino che doveva fare il resoconto di una missione, che il Generale albergava, prima di passare lo Stretto, in una solitaria e sontuosa villa su una collina sopra Messina. Si fece presentare col suo nome e cognome, e disse all’ufficiale che comandava i garibaldini di guardia alla villa che doveva riferire al Generale sull’arruolamento dei volontari della provincia di Acragante. L’ufficiale, accompagnato da due garibaldini, lo fece salire al primo piano della villa, poi entrò solo in un grande salone, e dopo qualche minuto uscì con volto severo e silenzioso. Fece cenno al misterioso garibaldino di entrare, quindi chiuse la porta. Dopo tre mesi, il fattore del Rio Negro si trovò ancora una volta di fronte al Mito.
Cow-boy dell’Uruguay, sabia que tu eras diferente da ton père, – disse finalmente il Generale dopo tre boccate di fumo del sigaro potente – e ne ho avuta la conferma nelle conversaciones que avemmo prima de esta expedición. Pour toi le guerre non portano da nessuna parte, las guerras traen más guerras, tu eres un hombre pacífico que te uniste a mi alla fine, no sólo porque así lo volle tu madre Rosita, la leggendaria pasionaria che ti spinse hacia mí ne la mémoire di un grande eroe, pero porque era el último tren per entrare nella storia. Una scommessa, lo sapevo anch’io, quando ho cercato di coinvolgerti in questa misión. Dovevo questa scommessa all’eroe di San Antonio. Ma sei subito sceso da questo treno. No podría ser de otra manera, sei rimasto un selvaggio gaucho della pampa.
Todos los rivolte populares sono state comandate da los barones, – disse il gaucho senza emozioni, scrutando intensamente dentro il mito – dai malcontenti de los nobles, el pueblo de Sicilia no sabe sotto qué dinastía vive, en qué Estado. La gente pobre pensa solo a el empuesto sul macinato, anche se mi par pure vero que Los Borbones están contra los nobles sicilianos. Ed è pur sicuro che los sicilianos sono un popolo fiero, con fuerte identidad cultural, non inferiore a quella de los napolitanos y de nadie más. Ma i Savoia, mi General, daranno ai siciliani quel che niegan los Borbones?
Mon ami, estos gobernantes Borbones, questo che tu chiami paraiso, lo hanno preso a fuego de cañón, dopo il 1812 hanno soffocato todas las revoluciones. Hanno cancellato un Reino que había existido durante siete siglos, il primo glorioso in Europa, e hanno portato the capital a Napoli. Estos Borbones prima hanno concesso et puis supprimé les constitutions, les autonomies, e hanno portato i loro fonctionnaires lacchè a Palermo, cacciando via dalle instituciones e dalle cariche amministrative i palermitani, che ripararono nelle province. En breve, la Sicilia vuole la revolucion, Sicilia es una tierra de revoluciones.
Ho parlato, ho domandato mucho, ho discusso in este tiempo con mis amigos de la misión que me encomendaste y con gente que entiende de politica. Gli sconfitti de la revolucion del ’48-’49 da Malta vi chiedono di intervenire, ma in realtà fuerzas mucho mayores gobiernan la historia., e voi lo sapete, e ne fate parte. Torino, Londra, le cancellerie d’Europa, la Francia, l’Inghilterra, la Russia, l’Austria, la Prussia, todos vogliono la fine de los Borbones.
Hijo del gran héroe Calogero – disse con voce potente il Mito – Todos siciliani quieren questa rivoluzione, todo el Regno del Sud. Nel ’48 i siciliani ofrecieron la corona a un Savoia, a Ferdinando Alberto Amedeo di Savoia, que però rifiutò porque impegnato en la guerra contra los Austriacos. Mentre la policía borbónica commetteva actos bestiales, feroces, stupri, saccheggi contro i sudditi del Regno, e disonorava chicas, fanciulle, e si è riversava su queste terre con una horda ladrona y sanguinaria di sgherri, birri napoletani. Do you understand?
Este Ferdinando II no me parece, a quel che ho sentito, – ribadì il gaucho dell’Altro Mondo – peggiore que otros monarcas europeos. Ho parlato, tengo informacion seria. Ognuno ha la propria verdad, grande Generale. Ha abolito il dazio sul macinato, dimezzato le pene por los prisioneros politicos, ha allargato el sistema de seguridad social, migliorato la condición delle prisiones, costruito nuevo hospitales. Ha imposto ai comuni la costruzione dei cementerios, fondato i monti frumentari per le semenze a los agricultores, e i monti pecuniari, así los llaman, ha aumentado le tratte ferroviarie, le ho viste io a Napoli, e i cantieri navali, ha bonificato tierras, sviluppato l’industria delle cartiere, delle ferriere. In Sicilia, este rey fundó bancos, migliorato la producción y la vendita dello zolfo, favoreció el nacimiento de una burguesía moderna, anche straniera, che ha investito in banche y producciónes do vino y otros productos agrícolas. E in Sicilia el servicio militar obligatorio no es obligatorio. En breve, si è comportato da monarca Non c’è stata solo represión del 1848.
Sì, – disse il Mito – Ferdinando II, este Re bomba, ha avuto qualche successo en la política interna. È stato un sovrano che ha fatto una política proteccionista, con intervenciones estatales en la política económica interna para favorecer la industria y la agricultura, que, es verdad, sono all’avanguardia in Italia e le più floride. Investendo senza indebitarsi e utilizzando guadagni provenientes de exportaciones agrícolas. Pero, como todos gobernantes despóticos no entendió su tiempo, che voleva relaciones internacionales. Così si è isolato e ne paga ora las consecuencias, portando alla rovina su gente. Ha saputo fare gli affari di Stato, pero esta mentalidad le impidió entender lo que estaba pasando en Europa, insomma il momento historico, e di fare prendere a el reino de las dos Sicilias – en lugar de lo ambicioso Piemonte – il ruolo di stato-guida del Resurgimiento e dell’unificación dell’Italia. Chissà, se lo avesse capito, Yo también me habría puesto a su servicio.
Dunque confermate che no es la gente que vuole la revolución. È l’Inghilterra, con su dinero e la sua massoneria di cui voi fate parte, quien organizo todo con favor dell’Europa. Inglaterra, que quiere un monopolio dello zolfo, che ha sempre voluto fare della Sicilia un protectorado, una colonia, come sotto Napoleone, e gobierna las dinastías de comerciantes ricos inglesi del Regno. Poi però succede che Ferdinando II concede el monopolio del azufre a una empresa francesa, e allora gli Inglesi se lo legano al dito. E da qui blocchi di navi e di ciudadanos da una parte e dall’altra e una pace, rompendo el acuerdo con la empresa francesa, che conservava tanto rencor.
Mon ami, la storia ha le sue leggi,– disse categorico il Mito – e per questo, en un momento determinado, sfugge al controllo, non solo del pueblo e delle rivoluzioni, ma anche de grandes hombres. Entiendes, hijo? Este Re bomba, come amministratore interno, è da ammirare. Lui, solo, senza camere, senza consiglieri, ostinato a non far partecipi a sus ministros en sus decisiones, è stato il braccio e la mente de su Estado, y preservó la paz para por ventinove anni, él recuperó la Sicilia nel ‘49 sin invocar ayuda extranjera, ha risanato il Tesoro e creato un fuerte esercito e un’eccellente ejercito de mar. È passato appena un anno desde su muerte.
Pero este su hijo Francesco II llamado Franceschiello – continuò il gaucho del Rio Negro – è semplicemente una vittima della storia. Il Regno consegnatogli dal padre è forte, rico, tiene el apoyo de las clases populares y un buen ejército, pero tiene muchos traidores, los que voi estas pagando, ecco porque sta perdendo la guerra, per il mancato appoggio de gran parte dell’intellighenzia y de los liberales del sud, sicilianos, de los barones, que han siempre despreciado el despotismo de la monarquía. Sul piano economico, il periodo delle riforme terminó hace mucho tiempo. Lo stesso si può dire para la educación y la política exterior, anche se il Regno è riuscito a mantenere una fuerte independencia, si è ancor di più isolato nivel internacional
Sì, – parve voler avviarsi alla conclusione il Mito – los Borbones si sono messi da parte e hanno fatto entrare il destino inevitable, potente, de la historia. Y ahora este Re bomba de mis cojones, che ha fatto? Se enemigo l’Inghilterra, se enemigo l’Austria perché si è opposto a una confederación austriaca en Italia, e, per volersi avvicinare alla Francia, se enemigo pure la Russia, nonostante los tratados económicos, y después la Prussia, il Regno di Sardegna, povero minchia. Comunque, los Borbones siempre han estado en contra de los sicilianos, hasta el punto de no dare sus pasaportes para impedir que se arruolassero nella Legione anglo-piemontese in Crimea. E dopo Crimea, con la sconfitta della Russia, si è fatto fottere da Cavour, que da tiempo pensava di allargarsi ai ducati padani y devorar Sicilia con una revuelta antiborbónica.
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De todos modos, al di là de ogni discusión, mi General – disse dopo qualche minuto di silenzio il fattore dei Due Mondi, con emozione ma sicuro, mentre il Generale, tirando qualche boccata, continuava a osservarlo intensamente – ogni uomo él tiene su propia naturaleza, sus propios sueños, su propio plan de vida. I sono rimasto orfano adolescente, ero felice nella mia fattoria, ho perduto un padre per una guerra que no entendí. Estaba fascinado por mis padres, i miei genitori, quando mi parlavano de esta maravillosa tierra lontana, de la patria che volevano cambiare, dei loro sogni, del mare e del cielo di Sicilia, della grande historia di Sicilia. I no entendí por qué se fueron, perché erano andati via, por qué non lottare qui per cambiarla, por qué… forse mi darete voi una respuesta.
Francesco Guiscardo, hijo dell’eroe di San Antonio, – disse imperioso il Mito – tu mi parli d’indole and dreams, and this is true, è vero. Anch’io ho avuto sempre un sogno, quello de la liberación de los pueblos oprimidos. En este sueño ho fondato mi vida, e non me ne fotte niente se tanti, giudicando con arroganza mi vida, ahora dicono che sono solo un aventurier in cerca di gloria. Sarà la historia il vero giudice. Como siempre. Questa è una vera rivoluzione, e como in todas las revoluciones, al principio c’è sempre un po’ di confusión, un poco di bordello. Do you understand, boy? Con i Borbone esta gente sarà siempre marginada, questa terra con loro non conterà mai un cazzo in Europa e nel mundo. Sì, sì, lo so, me odian el Baffuto e l’occhialuto, los franceses li chiamano. El primiero è stupido ma Camillo è una mente. Ellos me desprecian, io soy un poveretto per loro, ma io non obbedisco a loro, io obedezco las leyes ineluctables de la historia.. Al di là di questo stretto mi aspetta il destino, e nessuno mi fermerà. Nada. Tu comprends, mon ami?
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No necesitamos tratados, sai, para saber le leggi fondamentali della storia. Todos quieren l’Italia unida, todos, Inglesi, Francesi, Tedeschi, Russi, Austriaci, non solamiente i Piemontesi. Sì, anche loges maçonniques, massoniche, todos, non per amore, ma perché questa penisola divisa è una mina vagante, può distruggere tutti i sogni de las Naciones, e visto che Franceschiello non vuole farla lui, l’Italia la hacemos noi… Franceschiello e suo padre Ferdinando se sono isolati troppo da el mundo, dovevano prendere el proceso de Unidad en sus propias manos. Franceschiello Lasagna è uno che ancora pensa “chilla è terra do Papa”, así respondió a su cugino savoiardo che gli propose la división dello Stato più arretrato d’Europa.
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– La historia continúa verso el definitivo alojamiento, sistemazione, dei popoli d’Europa, e en este reordenamiento l’Italia deve avere un ruolo preciso. È la fuerza potente de la historia, che sta cavalcando a grandi falcate hacia la época moderna, verso una nueva civilización. Los Borbones hanno perso l’appuntamento con la historia, con il loro isolamento internacional non hanno più un futuro. Nada. L’Italie è sempre stata a nivel cultural un Paese guida de la civilización do mundo, ora deve avere a nivel politico un ruolo da protagonista. L’Italie moderne deve avere un ruolo principal nell’Europa del futuro, de lo contrario sarà schiacciata por fuerzas poderosas como l’Impero Austriaco, la Germania che sta per nascere, la Francia, l’Inghilterra, la Russia, l’America. Sarà spazzata via por la poderosa fuerza de la historia.
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– Cada revolución ha siempre un inizio di barbarie, di soprusi, perché nasce e si afferma con un aporte decisivo de la burguesía, l’unica classe sociale che può farla, la revolución. Por eso, en un principio debemos respetar los derechos de esta clase social, poi el tiempo rimette tutto in discusión, e anche nel loro correcto posto. Ecco perché adesso si devono difendere i diritti delle clases aristocráticas, de la excelente borghesia. Poi verrà pure el tiempo per difendere i diritti do pueblo. E non si può fare una rivoluzione senza corrupción e con las manos limpias, con eserciti dalle divise linde. No puedes tener una revolución col fango e con la povertà del población ignorante, del popolino ignorante. Bisogna far nascere l’Italia, todas las ideas vendrán dopo, altrimenti si sprofonda nel cataclisma de la historia. Hay momentos en los que sólo la fuerza bruta e implacable puede dar el golpe final para fundar una nación, non juegos diplomáticos y políticos, occorre nella fase finale la mannaia, como por la Revolución Francesa fu la guillotina. L’Italia conquisterà des colonies e forse le perderà después, avrà guerre mondiali, e repubbliche e monarchia, e guerre civili, crisi interne e governi infami, dictaduras, ma avrà sempre un espacio, una civilización, a cui tornare, dopo Garibaldi. L’Italia será siempre. Siempre.
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– Y tú, vaquero de la pampa, bovaro, cowboy, mandriano dei miei cojones, che cosa vuoi fare, con un disparo, colpo di pistola, fermare la historia? Ci sarebbe un altro al mio posto, solo cambiaria el nombre. Domani la Sicilia sarà alle spalle, mañana io sarò nelle Calabrie e comincerò la cavalcata che mi porterà a Roma. Oh, capisco, tienes paura che se abbassi il grilletto poi ti faccio arrestare e fucilare? No, te l’ho detto, yo nunca lo haría. Yankee, non ti avrei fatto arrivare fin qui, davanti a me. Y sabes por qué? Muchos saben – especialmente entre mis oficiales – que tu es hijo de un héroe que murió en San Antonio al seguito de Garibaldi., e io non potrei fare fucilare il figlio de un héroe mío. Muchos saben anche que te envié a una misión come persona fidata, Y qué impresión daría si cambiara de opinión de un momento a otro sobre una persona della quale confidavo? Va, va dans ta ferme, nella tua fattoria, pastore che rinuncia a la gloria, nadie te tocará, ma presto o tardi la historia passerà di lì, e allora dovrete farvi trovare preparati o sarete travolti anche voi e scomparirete por siempre. Portati pure esto revólver polvoriento, sarà un’altra reliquia di ciò che poteva essere y no ha sido. Vai, vai pure a difendere il tuo baglio, il tuo fossato di fango. Quanto durerete, dieci anni, vent’anni? Sabíamos todo, dónde se habían retirado tú y los otros tres desertores che ti hanno seguito. Hay aristócratas pro-borbónicos che non scappano solo, ma fanno anche espías. Ho voluto io che non ti toccassero, le dije a mi hijo Menotti y Bixio. Forse ancora non te ne rendi conto, pero tu eres un escluso.
– Mi General, – disse infine l’escluso dopo il monologo del Mito – dovete saber que, quand’ero in Uruguay, io vi sognavo sempre. Siempre estuviste en mis sueños. Mi parlava di voi siempre mi madre Rosita. Siempre. Ve con el Mito, vai col sogno, vai con la historia, mi diceva. Così io, por la noche, dopo de un dia de trabajo con mis vacas, sognavo voi, por que non potevo farlo di giorno. Vi sognavo como un Dios. Vi sognavo en todos los lugares, in America, in Uruguay, in Italia, en todos los mares y en todas las tierras, todos los lugares, con il vostro meraviglioso caballo. Sì. Vi sognavo come un Garibaldi-Dio. O un Dios garibaldino. Vi sognavo come Garibaldi-Dios a caballo sotto el eucalipto más alto de nuestra fattoria, avevate el moschetto nella mano sinistra e una larga espada nella mano destra dentro un fodero de metal negro, alla cintola un pugnale e un revolver col manico d’osso blanco, botas, stivali, de cuero negro, como siempre ve he visto en estos meses en los que ve ho conocido . Il vostro caballo era con le redini attaccate a un ramo dell’eucaliptus e nitriva e recalcitrava, alzava la cabeza e guardava la soma inmortal su la groppa. Garibaldi-Dios aveva una fluente y barba espesa, hermosa, rubia, bionda, cabello largo y liso pure essi biondi, occhi azzurri, luminosi e penetranti. Quello che siete adesso qui, frente a mi. Portava una camisa roja, sì, già allora, chissà perché, la vedevo rossa, y pantalón azul, estrella de siete puntas en el pecho, un fazzoletto blu intorno al collo quien había diseñado los símbolos de la masonería. Fumava un cigarro toscano che faceva ampi cerchi nell’aria. Un Dios que fumaba. Talvolta scambiavo Garibaldi-Dios per uno dei falsos profetas y charlatanes que da siempre si aggiravano nel mio paese, pero este Garibaldi se parecía demasiado a Dios para no ser Dios, Dios era Garibaldi. Un Dios guerriero e patriota, mi diceva que había sufrido y amado, que había luchado por la liberación de los pueblos, era un Dio severo y austero. Mi diceva che lui era il mitico, leggendario, solenne, immortale, inmenso héroe nacional de Italia y de todos los pueblos, che era anche Dio. Solo Giulio Cesare, diceva, podría competir con él por el título de héroe-Dios nacional, ma Cesare era un pagano e lui invece era un cristiano, era un Garibaldi-Dio del glorioso Risorgimento d’Italia y de todos los pueblos. Garibaldi-Dio voleva l’Unità d’Italia, l’Indipendenza dell’Uruguay e de todas las Naciones. Alla fine Garibaldi-Dio sguainava la spada e gridava “Qui si fa l’Uruguay o si muore!”, “Qui si fa “Il Rio Grande Do Sul o si muore!”, “Qui si fa l’Italia o si muore!”. Poi spronava il suo meraviglioso caballo verso l’orizzonte, verso le campagne y las ciudades, le immortali vestigia d’Italia, y desapareció y ascendió a las nubes como un Dios, sì, e si dileguava e saliva sulle nuvole come un Dio.
– Et maintenant, figliolo, non mi sogni più?
– No, mi General. Voi dite que Italia, de una forma u otra, debe nascere. Y probablemente tengas razón. Voi andate incontro alla gloria, y esto es seguro. Ma la historia sta prendendo una strada sbagliata, no puedes verlo ahora, si vedrà magari fra mezzo secolo, o fra un siglo, forse più. È la strada della guerra, della violenza, delle armi, y se construirán armas cada vez más poderosas para vincere las guerras. Las guerras porteranno il mondo alla rovina. Las ciudades crecerán enormemente para accoglierea todas estas fábricas. Aumenterà la delinquenza, l’inquinamento, la contaminación. Los Estados pagarán a científicos e inventores para que construyan armas, si svilupperà la tecnologia, anzi, habrá el triunfo de la técnica, y llegará un giorno in cui el hombre ya no podrá controlarlo, y finirà el mundo. Sólo la naturaleza salva al hombre, y cuando el hombre lo entiende, forse sarà troppo tardi. I soy un gaucho della pampa y ero felice in quel mondo lontano da tutto e da todos. Creerò una fattoria, y luego un pueblo, en el centro de Sicilia que será un paraíso, y nadie lo sabrá realmente hasta que non diventerà così. Haré que vengan aquí mi esposa, mi madre y todos los amigos que formaron parte de ese mundo. El mundo de la semplicità, de los sueños, delle favole, della magia della natura. Forse un giorno la historia, guardandosi dietro, recordará este pueblo y lo prenderà como ejemplo. Qualsiasi cosa accadrà, nada habrá sido en vano. Nosotros viviremos felices y, quién sabe, forse habremos gettato el seme de la gioia.



