di Bruno Volpe
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INTERVISTA AL CELEBRE AUTORE E COMPOSITORE MONSIGNOR MARCO FRISINA
La qualità della musica sacra e liturgica italiane sono in ripresa e migliorano: ne è convinto e lo dichiara in questa intervista che ci ha rilasciato Monsignor Marco Frisina, celebre autore e compositore, direttore di orchestra e del Coro della Diocesi di Roma, e anche autore del musical “La Divina Commedia” e dell’Inno del Giubileo.
Monsignor Frisina, lei è sicuramente uno dei maggiori e più qualificati esperti di musica ed in particolare di musica sacra e liturgica. A proposito di queste ultime, come va in Italia?
“Prima di ogni cosa segnalo che sia il patrimonio italiano, che gli autori sono ottimi, vale sia per quelli degli anni passati che per gli attuali. Abbiamo una produzione direi di buon livello. Semmai il problema, sino a qualche tempo addietro, era l’esecuzione che se ne faceva nelle parrocchie”.
Oggi?
“Fortunatamente le cose sono molto migliorate e lo possiamo constatare, salve eccezioni che non mancano mai ovviamente. La musica sacra che viene eseguita nelle nostre chiese sta migliorando e di questo bisogna essere contenti. Stiamo piano piano realizzando quello che saggiamente chiedeva il Concilio Vaticano II, ovvero musiche dignitose e allo stesso tempo partecipazione dell’assemblea. Prima accadeva che cantasse solo il coro e il resto fosse muto e poco partecipe. Oggi sta accadendo un risveglio, dobbiamo proseguire sulla via della qualità e dell’aggiornamento”.
Come è possibile seguire questa via?
“Studiando, senza improvvisazioni. E’ importante che durante le celebrazioni ci siano cori qualificati, in grado di offrire musiche dignitose e ben fatte perchè lo ricordo, la musica è associabile anzi è funzionale alla corretta liturgia, o azione liturgica, serve a quella, ad evidenziare i momenti maggiormente imporanti della celebrazione e, dunque, un brano mal eseguito o sciattamente fatto, danneggia la sacralità dell’azione e del mistero che celebriamo”.
Insomma, musica e liturgia camminano di pari passo…
“Da sempre è accaduto questo ed è giusto. Lo si è fatto nel tempo con varie sensibilità, ma è una costante. Nelle parrocchie i parroci affidano i cori a volontari per evidenti ragioni di bilancio. Ma vi assicuro che ci mettono tutti il massimo impegno. L’importante è che studino, che si aggiornino e che non si fermino ai soliti canti perchè il repetorio è molto vasto e bisogna adeguarlo anche ai tempi liturgici. In sintesi se celebro una festa mariana, è saggio che esegua canti o musiche adeguate e via discorrendo”.
Insomma, la formazione è basilare..
“Centrale, ma vale per ogni campo, non solo la musica sacra”.
In Italia tuttavia sembra che i fedeli sappiano poco sia le parole che gli spartiti…
“Il fenomeno è reale, ma basta per le parole un poco di impegno e di attenzione mnemonica. In quanto agli spartiti il tutto rientra nella nostra scarsa tradizione alla educazione musicale mentre in altre nazioni sui libri dei canti vengono gli spartiti che i fedeli sanno leggere”.
Papa Leone XIV, agostiniano, ha portato novità?
“Come agostiniano egli attribuisce importanza al canto e alla musica e lo abbiamo visto. Questo fa parte integrante della sensibilità agostiniana”.
Si dice, forse non esattamente, che Agostino avrebbe scritto che: chi canta bene prega due volte…
“Non è così, questa frase non esiste come viene riportata è una sorta di approssimazione. Va bene nel significato globale, ma è una esemplificazione troppo sintetica e lo ripeto, mai pronunciata in questo modo. Agostino voleva dire che il canto, ovviamente se ben eseguito, rafforza la preghiera, ma non che si preghi due volte”.
Chi è stonato?
“Chi è stonato canti sottovoce se proprio non resiste ma anche un buon silenzio composto fa bene e rende giustizia alla liturgia”.



