di Bruno Volpe
–
INTERVISTA AL NOTO INFLUENCER CATTOLICO DON SEBASTIANO SCHENA
“Molta solitudine dietro i tanti casi di suicidio di adolescenti ed anche grandi”: lo dice don Sebastiano Schena, sacerdote della diocesi di Brindisi-Ostuni, il prete più social di Italia. Con lui parliamo dell’inquietante fenomeno dei suicidi avvenuti con frequenza a Bari, ma in tante altre parti di Italia con i giovani e gli adolescenti spesso protagonisti e vittime.
Don Sebastiano, capitano casi di suicidio di giovani, che cosa sta accadendo?
“Bisognerebbe conoscere le loro storie e vite, ma spesso questi ragazzi e anche i grandi, lanciano messaggi che in molti casi, per la fretta, per la superficialità, per distrazione, non sappiamo cogliere. Accade il suicidio e la cosa ci coglie impreparati, ci destabilizza”.
Ma la causa?
“Sono tante. Una, forse la maggiormente presente, è la solitudine esistenziale. Certi ragazzi si sentono soli anche se apparentemente sono circondati da followers, da vite spese con i like, da una fitta rete di amicizie virtuali. Ma questa compagnia social non è mai reale, non sostituirà mai la conoscenza della vita, il contatto umano. Si diventa dipendenti dai social che vanno usati, innegabilmente, ma con senso della misura salvo diventarne dipendenti”.
Siamo nel mondo dell’apparire e non dell’essere…
“Esatto. In molti casi il suicidio o la depressione sono figli di questo modo di vivere artefatto e sbagliato. Sui social mettiamo foto di vacanze, di piatti, di spensieratezza e facciamo credere che tutto sia un paradiso. Inevitabile che chi si sente solo, chi non può andare in vacanza, chi non ha amici o non è performante, patisce, si abbatte e le menti maggiormente malate ne risentono. Ecco, meno apparire, un uso maggiormente responsabile e sobrio dei social”.
Lei ha parlato di solitudine…
“Oggi le solitudini esistenziali sono cresciute, sono aumentate a tutti i livelli. Per questo sostengo che occorre parlare, far aprire i nostri figli, saper cogliere i loro momenti di difficoltà. Ovviamente vale anche per gli adulti. Non voglio accusare sicuramente le famiglie, ma a mio avviso occorre donare più tempo ai ragazzi e se possibile, con le nuove tecnologie si può, verificare che siti vedono e che compagnie frequentano. E quando è giusto dire dei no, non è cattiveria. Un poco di fermezza e di decisione fanno bene, non crescono sani i ragazzi ai quali ogni cosa è permessa. Non significa amarli così”.
Suicidio, scelta estrema…
“Una scelta che fa male, una sconfitta per tutti, direi persino una decisione contronatura, perché la vita è bella ed è un dono da difendere, apprezzare ed amare. Non troppo lontano nel tempo, la Chiesa non celebrava il funerale del suicida. Trovo che abbia fatto molto bene a cambiare rotta e opinione. Nessuno sa che cosa ha in testa il suicida e per quale motivo ha compiuto quel gesto, solo Dio lo può sapere e nella sua misericordia persona. Non possiamo e non dobbiamo dare giudizi in terra, nessuno è autorizzato, specie davanti a scelte tanto dolorose. Non sappiamo che infermo inferiore possa vivere un suicida. Ecco, dunque la giusta pietà e la dovuta misericordia”.



