16 Novembre 2025

Un varco nel presente educativo

di Giuseppe Lubrino

LA PEDAGOGIA DELLA SALVEZZA

Nel tempo dell’educazione performativa, dove il successo si misura in competenze e il sapere si piega all’efficienza, Marcello Peretti ci consegna un testo che non insegna, ma interroga.

La pedagogia della salvezza. Riflessioni pedagogiche sul pensiero di Georges Bernanos” non è una proposta didattica, ma una soglia: si apre là dove l’educazione torna ad essere vocazione, ferita, attesa.

Il libro nasce da un confronto profondo con Georges Bernanos (nella foto di copertina), scrittore cristiano che ha saputo raccontare il mistero della libertà e della grazia con parole che bruciano ancora. Peretti non lo cita: lo ascolta. E da quell’ascolto nasce una pedagogia che non ha metodo, ma ha direzione. Una pedagogia che non forma, ma accompagna.

«La libertà è il nome proprio della salvezza» scrive Peretti, e in questa frase si condensa il cuore del suo pensiero. L’educazione cristiana non può essere coercizione, né addestramento. È apertura al mistero dell’altro, disponibilità a lasciarsi trasformare. In un tempo in cui l’educatore è spesso ridotto a tecnico, Peretti lo restituisce alla sua vocazione originaria: testimone del possibile, custode dell’invisibile.

Il testo non propone ricette, ma visioni. «La salvezza non è un premio, ma una possibilità» afferma ancora Peretti, e questa possibilità è ciò che l’educazione deve custodire. Non si tratta di garantire risultati, ma di mantenere aperto lo spazio della speranza. In un contesto educativo segnato da ansia, controllo e standardizzazione, La pedagogia della salvezza è un atto di resistenza spirituale.

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di educatori che non abbiano paura del fallimento, che sappiano abitare il limite, che riconoscano nella fragilità dell’altro il luogo della rivelazione. Peretti ci invita a questo: a educare non per plasmare, ma per liberare.

Chi cerca un manuale, resterà deluso. Ma chi cerca una voce che interroghi il cuore dell’educazione, troverà in queste pagine un compagno di cammino. La pedagogia della salvezza non si legge: si attraversa. E nel farlo, si scopre che educare è sempre un atto di fede.

 

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