di Bruno Volpe
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INTERVISTA AL L DOTTOR LUIGI ABETE, GIÀ PRESIDENTE NAZIONALE DI CONFINDUSTRIA
“Un documento in totale continuità con la dottrina sociale della Chiesa”. Così il dottor Luigi Abete, già Presidente di BNL, Confindustria e Luiss (attualmente è Presidente Nazionale della sezione Confindustria Cultura), parla della esortazione Apostolica “Dilexi te” nella sua molteplice ottica, inclusa quella di credente.
Presidente Abete, lei ha letto il documento nella sua interezza, che idea ne ha ricavato?
“A me piace leggere i testi per esteso, ovviamente rispettando le sintesi che sono valide. E per di più amo comparare le varie traduzioni per apprezzarne le sfumature. Sinceramente questo documento mi è piaciuto e lo trovo del tutto in continuità con la dottrina sociale della Chiesa la quale ha sempre sostenuto queste cose. Anzi, il perno della dottrina sociale della Chiesa e della stessa visione cattolica, è quello di una economia che metta l’uomo al centro anzi sarebbe giusto parlare di un umanesimo cristiano economico, questo lo diceva anche uno dei miei predecessori alla Confindustria Vittorio Merloni”.
Papa Leone nel testo parla anche della non equa distribuzione delle ricchezze nel mondo, con il divario tra Paesi ricchi e poveri che aumenta…
“Intanto questa esortazione che è appunto inserita nella continuità della dottrina sociale della Chiesa e di tutti i papi, risente notevolmente anche di Francesco. Effettivamente sta accadendo il fenomeno di un allargamento delle distanze tra chi ha tanto e chi non ha molto nel mondo e in Italia. Non possiamo sicuramente condannare l’economia di mercato, il capitalismo che serve a produrre ricchezza. Ma questa ricchezza va distribuita con ragione, per evitare quelli che si stanno formando: gli oligopoli”.
E allora qual è il punto nodale della esortazione?
“Ovviamente la centralità del povero che è poi contenuta nel Vangelo e in tutta la tradizione biblica, su questo non ci piove. Però se vogliamo essere concreti, il vero tema di fondo, è il superamento dei tanti divari e di questa piramide rovesciata. Poi non esistono, e lo dice il testo, solo la povertà materiale, ma abbiamo altre e ugualmente preoccupanti forme di povertà, quella culturale, sociale, spirituale, esistenziale. La sfida è appunto ridurre la base”.
Che cosa emerge dal testo?
“La costante preoccupazione della Chiesa verso il mondo dei poveri. Il compito del cristiano insieme all’ annuncio, è anche quello del sostegno che non si limiti alla mera elemosina, ma anche ad insegnare un mestiere, un lavoro perché il lavoro assicura dignità e reddito alla persona”.
Lei è stato anche Presidente di Banca, dunque a contatto col… denaro. Che cosa possono fare di cristiano gli istituti di credito?
“La Banca è pur sempre una impresa e come tale nel rispetto della legalità deve fare utili e distribuirli. Inoltre, siccome i soldi della banca appartengono ad altri e in particolare ai risparmiatori, deve essere cauta e diligente nell’ amministrazione, non può rischiare quello che non è suo. Pertanto deve operare con diligenza. Tuttavia questa ricerca del profitto, che è normale, deve avvenire eticamente e nel rispetto della dignità delle persone e della società”.
Il tema fondamentale è la centralità del povero…
“Non poteva essere diversamente in quanto qui parliamo di dottrina sociale e tutti i Padri della Chiesa, a cominciare da Agostino, lo hanno affrontato in questo modo. Ma la cosa che mi interessa rimarcare è la continuità della Chiesa nella Chiesa. Da credente penso che bisogna rispettare comunque il Papa, tutti i pontefici, in quanto Vicario di Cristo in terra, così mi hanno insegnato e tanto condivido. Ma ho apprezzato questo testo che affronta il tema a 360 gradi, ossia con assoluta completezza. Insisto: per crescere abbiamo bisogno di una economia sicuramente di mercato, però a misura di uomo, che metta la persona al centro per un nuovo umanesimo. In quanto a chi fa sempre differenze tra i papi dico: a che serve? La Chiesa va avanti e segue sempre una sua continuità, sia pur con sfumature diverse. Polemizzare non aiuta. Quando vado a letto la sera nei limiti delle mie imperfezioni come tutti, sono felice se ho onorato Dio e fatto del bene ai fratelli, agli altri, questo dona serenità La ricerca ossessiva del potere, del successo del guadagno, sono forme di idolatria che non domano pace e tranquillità. Andando a dormire valuto la mia giornata sul rispetto a Dio e al principio di carità con i fratelli e se la ho fatta sono sereno, dormo meglio”.



