L’esorcista Oliosi: “Non possiamo divulgare un Dio lassista o buonista”

a cura di Angelica La Rosa

“DA TEMPO LA CHIESA DIMENTICA IL PECCATO. A LIVELLO ECCLESIALE SI PARLA SEMPRE DI MISERICORDIA, MA CI SI DIMENTICA DELLA GIUSTIZIA CHE È ASSOCIATA”

“Da tempo la Chiesa dimentica il peccato. A livello ecclesiale si parla sempre di misericordia, ma ci si dimentica della giustizia che è associata. Non possiamo divulgare un Dio lassista o buonista”. Ne è convinto il noto sacerdote veronese don Gino Oliosi.

Intervistato da La Fede Quotidiana don Oliosi, confessore ed esorcista (o meglio “Ministro della Consolazione”, come desidera che siano chiamati l’attuale vescovo di Verona, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Zenti, che ne ha nominato ben tredici), ha attaccato la messa in tv.

“La messa vissuta dalla tv è come se vado al supermercato, guardo e alla fine non mangio. Il cuore della fede è il sacramento. Invece stiamo creando la mentalità, molto pericolosa, che basta pregare da casa, che si può non andare a messa o confessarsi solo davanti a Dio. Il cuore della nostra fede è il sacramento. La massoneria tende alla gnosi e non al sacramento. Insomma sta succedendo proprio quello che piace alla massoneria”.

Sul Coronavirus, come “opera del demonio”, don Oliosi ha spiegato d’essere dal 2002 esorcista, e di avere avuto dieci casi di possessione per poi aggiungere: “Satana è molto intelligente e sa quello che vuole. Una volta mi ha detto beffardo: ‘neppure Dio mi può impedire di fare quanto mi piace’. E allora, conoscendo quanto astuto il nemico sia, non escludo che ci sia il suo zampino. Dovunque c’è il male, ci sta Satana”.

A proposito di Pandemia come ammonimento di Dio per correggerci, don Oliosi ha ricordato che “il male viene da chi, con la sua negazione del bene, ha respinto Dio e la scelta del bene. Lo vediamo nella società che ci circonda. Sono ribaltati e rigettati i valori morali, domina il secolarismo, tutto o quasi è scristianizzato, il contesto è immanentista e nega la trascendenza. Ecco le conseguenze. La stessa Chiesa non è esente da responsabilità, la realtà ecclesiale vive un momento particolare”.

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