Toni Capuozzo: “cari musulmani d’Italia, se è libera Silvia/Aisha, provate a esserlo anche voi”

Toni Capuozzo: “cari musulmani d’Italia, se è libera Silvia/Aisha, provate a esserlo anche voi”

di Toni Capuozzo

Il celebre inviato Mediaset Toni Capuozzo ha indirizzato una lunga lettera ai Musulmani d’Italia che hanno indirizzato un video di saluto a Silvia Romano. “Il video è rintracciabile in rete. Non metto il link perchè non voglio coinvolgere in polemiche persone normali – più qualche imam – che hanno creduto di fare semplicemente un video di benvenuto”, ha scritto Capuozzo. Ecco il testo integrale della sua lettera

La pace sia con voi, ma che non sia eterna, Perchè il vostro video è un tentato suicidio dell’Islam italiano. Senza rendervene conto – e non l’hanno capito neanche tutti quelli che tirano in ballo l’islamofobia –il saluto di accoglienza rivolto ad Aisha Romano è stato una delle peggiori propagande possibili, un manifesto autolesionista.

Voglio lasciar perdere la sventatezza pentastellare con cui il Governo ha messo Silvia Romano, all’arrivo, su un piatto d’argento nel quale ognuno poteva intingere le proprie frustrazioni, a volte insopportabili. Voglio anche lasciar perdere la risposta – « As-Salamu Alaikum wa rahmatullahi a tutti voi che Allah vi benedica per tutto questo affetto che mi state dimostrando. Grazie a Dio, grazie grazie! È bellissimo questo video, è un’emozione grande. Ciao fratelli! A presto In sha’ Allah! “– di Silvia Aisha Romano. Considero Lei una giovane travolta da 18 mesi di privazione di libertà, bisognosa solo di affetto e di oblio.

Mi riferisco invece a quei musulmani d’Italia che le hanno espresso solidarietà con un video dove si alternano le persone che le danno il bentornata come sorella. Non voglio discutere la conversione di Silvia/Aisha, voglio discutere voi. Se non ricordo male anche Gabriele “Kash” Torsello, rapito in Afghanistan nel 2006, e tenuto sotto sequestro per “solo” 23 giorni, si convertì all’Islam e, liberato dopo il riscatto, non rinunciò alla religione che lo aveva aiutato nella prigionia. Ognuno reagisce come sa e può. Non posso insegnare niente a nessuno, io che avevo imparato a memoria la shahada (“La ilaha illa Allah, Muhammad rasul Allah.”), la semplice formula araba di sottomissione all’Islam, nel caso mi avessero sequestrato, una bugia per salvare la pelle. Certo, avevo anche detto a Salvo La Barbera, il mio cameraman, che avremmo dovuto tentate la fuga subito, al momento del sequestro, e farci sparare alle spalle, in fuga, piuttosto di finire nelle loro mani. Ma una cosa è dire, un’altra trovarsi in quella situazione (ho sempre pensato che non sarei mai stato capace di morire come Fabrizio Quattrocchi, ad esempio).

Può turbarmi una conversione che non arriva come un filo di luce consolatorio dal finestrino della propria gattabuia, ma servito come il rancio dai carcerieri. Ma è, davvero, per me, una questione personale. Ma voi e gli altri, quelli che hanno scritto sui social “mash allah, sorella”, e i fedeli o gli agnostici che dicono con disinvoltura che ognuno crede in quello che vuole, e i paolini che su Famiglia Cristiana vedono in quel percorso – la generosità abusata da un onlus che sembra un caporale del volontariato, il sequestro, la liberazione con addosso la bandiera dell’Islam più radicale – un percorso bello, che servizio rendono non dico all’idea di libertà, ma anche solo all’Islam quieto e profondo, impolitico e contemplativo, liberale e libero che è il solo a potersi integrare nell’Europa dei diritti?

Vorrei ricordare loro che alcuni miei amici musulmani si sentono profondamente imbarazzati da quello che è successo. Quella conversione non ha il sapore dell’abbraccio a una verità che non si conosceva, ma la sottomissione disciplinata alla regola di una costrizione, quella dell’ostaggio. Non è il fascino che convince, che attira, che ha ragione dei dubbi, ma la forza dell’imposizione sulla capacità di intendere e volere. Qualcosa che dovrebbe consigliare ai musulmani d’Italia meno entusiasmo, e meno indifferenza a noi: è una conversione miracolosa da festeggiare, fratelli e sorelle?

E non a Silvia/Aisha, ma a tutti noi vorrei far presente che la retromarcia non è prevista. Bisognerà ricordare che nel sequestro di Kash Torsello, i rapitori oltre ai soldi chiedevano la riconsegna di Abdul Rahman. Chi era ? Un afghano arrestato nel febbraio 2006 per essersi convertito al cristianesimo. Rischiava la pena di morte, ma su pressione di governi stranieri venne rilasciato nella notte del 26 marzo. Il 29 era già in Italia, con asilo politico. Fortunatamente il governo italiano pagò per Torsello, ma non restituì Abdul Rahman.

Non voglio qui parlare della condizione della donna nell’Islam. Mi interessa solo il diritto a scegliere un’altra religione, o a non credere a nulla. Non è previsto: “Quanto a coloro che diventano miscredenti, dopo aver creduto, e quindi crescono in miscredenza il loro pentimento non sarà accolto, e quelli sono i traviati “: Corano 3, 84. “E quanto a quelli che sono miscredenti non verrà accettato da alcuno di essi neppure tanto oro quanto la terra ne potrebbe contenere, anche se lo offrisse in riscatto. Ad essi toccherà un castigo doloroso, e non avranno soccorritori” Corano 3:85.

E’ la parola sacra e rivelata, irriformabile, nell’Islam. E allora capisci perché la sinistra sinistra preferisce dimenticare le religioni oppio dei popoli e guardare all’Islam come un nemico degli Usa e del capitalismo, pazienza per il resto. Perché il centrosinistra, nell’allegra sagra del multiculturalismo, la ritiene una risorsa, pazienza per il bando feroce all’omosessualità e ad altri dettagli della condizione umana. Capisci anche perché la destra ha vita facile con i suoi pregiudizi : agli altri manca il coraggio di dire le cose come stanno, di guardare dritta in faccia la realtà. I pochi dissidenti dell’Islam del silenzio sono trattati con la diffidenza che c’era con i dissidenti dell’Europa dell’est ai tempi dell’Unione Sovietica.

Un’Europa che è complice della riluttanza dell’Islam a riformarsi, perché vede in voi musulmani tutti, ma proprio tutti, nella sua ignoranza, una diversità culturale. Sì, siete abituati all’ ecumenismo volenteroso di tanti cattolici, indifferenti alla sorte dei cristiani nel mondo, e convinti non che tutte le religioni debbano essere rispettate, cosa ovvia, ma che siano tutte uguali, improntate agli stessi valori. E allora non provate almeno un po’ di dubbio, su una conversione così, non ce la fate a stare zitti, rendete un pessimo servizio all’Islam.

Lo so, conosco gli anni bui del cristianesimo, i roghi e le conversioni sul fil di spada. Ne siamo usciti? Aiutiamo gli altri a uscirne, se sappiamo come fare. Un cantante che si chiama Nicola Comparato (la cui autobiografia è uno slalom che merita di essere letto, cercate in rete) scrive su DailyMuslim, la rivista dei Musulmani d’Italia, quelli del video di benvenuto a Silvia /Aisha:

“Crocifisso, famiglia tradizionale, cultura e rispetto, per non parlare di quelli che dicono “NO” alla violenza fisica e verbale sulle donne. Tutte cose molto belle, peccato che tra apparire ed essere, parlare ed agire, ci sia una profonda differenza. Provo a fare i conti ma qualcosa non mi torna. Seguo dal primo giorno la storia di Silvia Aisha Romano, e riesco a capire benissimo la sua situazione. Io stesso per aver dimostrato interesse nella religione islamica sono stato perseguitato, umiliato, minacciato di morte e segnalato alle forze dell’ ordine con l’accusa di terrorismo. Che ignoranza!……. Avete tutto il diritto di esprimere il vostro pensiero su tutta la questione, ma lasciate perdere il discorso Islam che non ne sapete niente”.

Con buona pace di Nicola Comparato ci sono persone che conoscono l’Islam nei suoi aspetti migliori e peggiori. Come padre Zakaria Butros, un sacerdote copto, definito dal giornale arabo al-Insan al-Jadid «il nemico pubblico numero uno dell’islam». I suoi programmi trasmessi via satellite dagli Stati Uniti, sono molto seguiti, e di nascosto. Perché non solo è di lingua madre araba, e conosce profondamente l’islam, ma lo critica da un punto di vista non politico. Non predica il secolarismo, la democrazia, il capitalismo, la religione dei diritti (che, badate bene, sono le cose in cui credo io). Ma un messaggio spirituale, cosa che la Chieda cattolica ha rinunciato a fare, impregnata di dottrine sociali e politiche, e che viene fatto invece dalla Chiese protestanti, evangelicali e pentecostali. Capisco come l’Islam, con il suo suprematismo totalitario delle versioni più radicali, sia la scelta perfetta per tanti giovani che sono passati dal rap ai coltelli dell’Isis, dallo sbando dei senza valori alle regole severe di una setta. E capisco anche il disagio dei cattolici, che anzi lavorano per dissuadere le conversioni, per quieto vivere, per un ecumenismo timido, affascinati dall’intensità della fede musulmana: le nostre chiese sono popolate di anziani, le moschee ribollono di giovani. Ai miei amici preti dico spesso: non sarà che loro, non avendo una Chiesa, non hanno il filtro di uomini imperfetti, e e si rivolgono direttamente a Dio ? In quelle moschee le donne non si vedono, sono nascoste (lo dico per un amico cameraman, non avrà mai l’immagine di Aisha in preghiera in moschea). Già le donne. Qualcuno vaneggia dicendo che Islam e terrorismo sono sinonimi , e dunque Silvia Aisha avrebbe abbracciato il terrorismo. Non è così. La prova che fu un’autodifesa sta nel versetto 59 del Corano, shura 32: “Di alle tue mogli, alle tue figlie e alle donne dei credenti che facciano scendere qualcosa su di sè. Questo sarà il modo più acconcio perché esse vengano riconosciute e non vengano offese da atti o parole sconvenienti”. Puoi offendere o rivolgere parole sconvenienti alle altre, loro no. E’ stata una mascherina protettiva, in mezzo a terroristi islamici e maschi. Poi uno ci si può trovare così a suo agio da tenerla per sempre, ma quella è un’altra storia.

Cari musulmani d’Italia, se è libera Silvia/Aisha, provate a esserlo anche voi, a interrogarvi, ad aspettare, a frenare un po’l’entusiasmo. Avrete ragione, alla fine. Ma non c’è Dio che non dica che la verità rende liberi.

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