Bosnia-Erzegovina, a causa delle discriminazioni migliaia di cattolici in fuga ogni anno

Conserva ancora la sua attualità l’allarme del cardinale Vinko Puljić sui cattolici che stanno fuggendo dalla Bosnia-Erzegovina a causa delle discriminazioni.

Secondo Sua Eminenza Vinko Puljić, arcivescovo di Vrhbosna, fino a 10 mila cattolici lasciano la Bosnia-Erzegovina ogni anno a causa della discriminazione di stato contro questa minoranza religiosa.

L’allarmante denuncia di questo esodo di fedeli cattolici era arrivata tramite un’intervista concessa all’organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre.

Il cardinale aveva detto che la continua emorragia è un’eredità della guerra del 1992-95.

Il cardinale aveva spiegato che “durante la guerra e non, la maggior parte dei cattolici è stata espulsa dalle loro case e c’è stata una grande quantità di distruzione e saccheggi che hanno costretto almeno 250 mila fedeli, circa la metà dei cattolici del paese, a diventare o vivere da rifugiati”. Secondo i dati del CIA World Factbook, relativi però al 2006, la Bosnia Erzegovina è etnicamente formata al 48% da bosgnacchi (per la maggior parte musulmani), al 37,1% da serbi (per la maggior parte cristiani ortodossi), al 14,3% da croati (per la maggior parte cristiani cattolici) e allo 0,6% da altre etnie. E sono proprio il 14% della popolazione, i cattolici, i più perseguitati.

“Dopo la guerra non è stato fornito ai rifugiati e agli espulsi cattolici né un sostegno politico né finanziario per un ritorno alle loro case”.

Riferendosi all’eredità dell’accordo di pace raggiunto nel 1995, il cardinale aveva aggiunto: “gli accordi di Dayton non sono stati attuati nella pratica, e quelli che hanno sofferto di più sono stati i fedeli della minoranza cattolica croata, perché è più difficile per loro difendere i diritti fondamentali”.

Per questo i cattolici vanno via via abbandonando il paese: “sono preoccupati per il futuro dei loro figli” e i media “sono stati sfruttati per avvelenare l’atmosfera”.

Secondo il cardinale Puljić “la minoranza cattolica si trova a vivere nel mezzo della maggioranza formata dagli altri gruppi etnici e questa discriminazione è espressa in termini politici e amministrativi e soprattutto in materia di occupazione”.

Il Cardinale Puljić aveva concluso: “guardando alla situazione della Chiesa cattolica in Bosnia ed Erzegovina, c’è motivo di essere seriamente preoccupati per il futuro. Se non rimangono più croati allora non ci saranno più cattolici, dato che la maggior parte dei croati sono cattolici. Anche per questo motivo è importante creare una situazione di pari diritti”.

Ma la fiducia e la speranza ai credenti non mancano, sostenuti anche dalla presenza di quella grande oasi di pace che è Medjugorje, piccola enclave croata in territorio bosniaco.

“Attingiamo speranza e forza dalla preghiera comunitaria e personale”, aveva confidato il cardinale. “La messa domenicale e i nostri pellegrinaggi sono un’importante fonte di forza”. Adesso occorre “guarire le ferite delle guerra, perdonandoci a vicenda e affidandoci con gioia all’amore di Dio”.

 

Matteo Orlando

 

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