Nella vita spirituale occorre saper migliorare un po’ alla volta, senza ansie né precipitazione e, soprattutto, cercando di evitare la pretesa di ottenere tutto e subito. Tranne naturalmente che non intervenga in noi la Grazia straordinaria di Dio…
Nel suo ultimo Viaggio Apostolico in Africa (Mozambico, Madagascar e Maurizio, 4-10 settembre 2019), Papa Francesco ci ha sensibilizzato particolarmente proprio su questo pericolo, invitando a «stare attenti a due atteggiamenti che uccidono i sogni e la speranza»: «la rassegnazione e l’ansia. […] Sono grandi nemici della vita, perché di solito ci spingono su un percorso facile ma di sconfitta; e il pedaggio che chiedono per passare è molto caro! È molto caro. Si paga con la propria felicità e persino con la propria vita. Rassegnazione e ansia: due atteggiamenti che rubano la speranza» [Incontro interreligioso con i giovani, Stadio Maxaquene (Maputo), 5 settembre 2019].
L’arcivescovo di La Plata (Argentina) Víctor Manuel Fernández, che è stato a suo tempo uno stretto collaboratore dell’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires, ha dedicato un intero libro a descrivere questo atteggiamento e a delinearne le possibili contromisure umane e spirituali. Con parole probabilmente ascoltate tante volte dalla viva voce di Papa Francesco, il teologo e biblista argentino ha scritto fra l’altro: «Gesù non vuole che ci riempiamo di ansia per cercare la perfezione. Dice la Bibbia: “Non essere troppo giusto e non mostrarti saggio oltre misura: perché vuoi rovinarti?” (Qo 7, 16). Gesù si attende che cerchiamo di crescere con impegno, ma con un cuore sereno e senza affanni, con pazienza e tranquillità, sotto il suo sguardo di amore. Egli sa aspettare quei profondi cambiamenti che si ottengono poco per volta» [adattamento del testo di Víctor Manuel Fernández, Ansia, vincila per apprezzare la vita, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2016, p. 37].
Per leggere il testo integrale del Discorso pronunciato nella capitale del Mozambico dal Santo Padre Francesco si può cliccare qui:
Giuseppe Brienza