Shemà. “Ecco perché bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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Lunedì 14 Settembre 

Festa dell’esaltazione della Santa Croce

 

In questo giorno in cui la liturgia ci fa celebrare la Festa dell’esaltazione della Santa cerchiamo di capire ciò che oggi il Signore ci mostra sul modo in cui oggi possiamo vivere il Vangelo.

Il discorso di Gesù, come quello di ogni rabbino, riprende la Torah, visto che il Libro dei Numeri è un Libro inserito nella Torah, quello che per i Cristiani è il Pentateuco, i primi 5 libri della Bibbia, che sono i più preziosi perché considerati come i più antichi e il luogo della Scrittura in cui sono indicati i fondamenti della fede giudaica, nell’unico Dio. 

Gesù, però, non riprende semplicemente la Torah per farci un discorso, ma per dichiararci la sua consapevolezza di dare compimento all’evento accaduto nel deserto, in seguito ai morsi dei serpenti che avevano procurato la morte di tante persone.

Mosè ha innalzato un serpente di bronzo perché le persone venissero guarite.

Gesù sa di essere il Figlio di Dio che sarà innalzato da Dio per salvarci.

L’innalzamento della Croce è abbassamento di Cristo, e quindi vessillo e gloria della nostra fede.

La croce che oggi esaltiamo nella liturgia è una festa molto sentita anche nella Chiesa Ortodossa, paragonata a quella della Pasqua.

Se vogliamo essere salvati dal male che ci ferisce e ci porta alla morte dell’anima, oggi abbiamo una possibilità: lasciarci innalzare da Dio con Cristo Gesù, non per le nostre capacità e i nostri meriti, ma per l’amore che Gesù ci ha mostrato morendo per noi sulla croce.

Preghiamo insieme il tropaio alla Santa Croce, inno liturgico della Chiesa Ortodossa: “Salva il tuo popolo e benedici i tuoi figli, dona al tuo popolo vittoria sul Nemico, custodiscici con la tua croce!“. Amen

Dal Vangelo secondo Giovanni 3, 13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

 

GIULIVA DI BERARDINO*

* Giuliva Di Berardino, laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la “Licenza ad docendum” in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia,insegna danza di lode e di adorazione. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia” (ed. dell’Immacolata), in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. Insegnante Religione Cattolica nella scuola pubblica ed è Pedagogista del movimento e liturgista.

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