Inquietante silenzio sulla vicenda dei 18 pescatori italiani in ostaggio in Libia

Inquietante silenzio sulla vicenda dei 18 pescatori italiani in ostaggio in Libia

Di Lorenzo Capellini Mion

E’ molto triste e quasi inquietante il silenzio che sembra ammantare dal giorno uno la vicenda dei 18 pescatori italiani, le cui barche furono intercettate il primo settembre dalle motovedette libiche a circa 12 miglia al largo di Bengasi, e che da allora sono tenuti in ostaggio in Libia.

Il generale Khalifa Haftar, le cui forze dominano nell’est della Libia, si rifiuta di rilasciare i pescatori italiani fino a quando l’Italia non libererà quattro “calciatori” libici arrestati in Sicilia nel 2015 con l’accusa di traffico di esseri umani.

Per la sorte dell’equipaggio dei due pescherecci siciliani Antartide e Medinea, l’Italia, nella persona di Luigi Di Maio, si è rivolta al ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah bin Zayed Al Nahyan. La questione inoltre è stata portata al tavolo dei colloqui con il ministro degli Esteri russo Lavrov.

Così nel caso di una augurabile pronta liberazione dei nostri connazionali sapremmo già chi ringraziare e soprattutto con chi avremo un altro debito da saldare.

 

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