Shemà. Commento al Vangelo del 9 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 9 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: lunedì 9 novembre 2020

DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Oggi è la festa della dedicazione della besilica Lateranense. Si tratta di una festa propria della tradizione cattolica che attribuisce alla chiesa di San Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma, il titolo di “madre di tutte le chiese dell’urbe e dell’orbe”, perciò oggi è anche la festa di tutte le chiese del mondo, proprio perché questa chiesa è il simbolo della fede dei cristiani, fin dai primi secoli. La liturgia celebra quindi l’universalità della fede che unisce i credenti in Gesù, attraverso il tema del tempio: la prima lettura riporta un insieme di versetti di Ez 47, in cui si trova il simbolo dell’acqua che sgorga dal lato destro del tempio, un’acqua di salvezza, che i padri mettono in legame con l’acqua che sgorga dal costato di Cristo. Il Salmo reponsoriale ci fa ripetere: “un fiume rallegra la città di Dio”, ritornello che riprende il simbolo dell’acqua che risana e salva. La seconda lettura è tratta da 1Cor3, in cui Paolo chiede ai credenti di Corinto:  Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Infine il testo del Vangelo ricollega il tema di questa liturgia sempre al corpo di Cristo, riportando l’intervento profetico di Gesù sulla distruzione del tempio come “tempio del suo corpo“, come commenta Giovanni, autore del testo. Cosa significa allora questo accostamento tra corpo di Cristo, e quindi dei cristiani, e il tempio, la chiesa edificata come “madre di tutte le chiese” che oggi festeggiamo? Significa che il tempio, la chiesa, gli edifici sacri sono in relazione ai credenti! Così come un edificio sacro richiama immediatamente a Dio, così la presenza di ogni credente, nel luogo in cui vive e agisce, nella sua casa, nel suo ufficio, nel luogo di lavoro, in mezzo agli altri, è presenza di Dio, richiama immediatamente a Dio. Cerchiamo allora oggi semplicemente di domandarci quanto la mia presenza, la tu presenza, lì dove siamo, fa pensare a Dio? Quanto non tanto le parole che dico, ma le azioni che faccio, lasciano agire Dio? Affidiamoci al Signore e alla sua misericordia, perchè non è così scontato. Quello del corpo è un linguaggio molto delicato, profondo e complesso e, studiando queste tematiche nelle loro dinamiche spirituali, posso dire che  molto del nostro atteggiamento corporeo è a noi incosciente, e molto di esso ci fa partecipare della realtà di Dio anche se noi non lo percepiamo. Il linguaggio del corpo è silenzio, è movimento di vita, è bellezza viva che si vive. Per questo oggi, festeggiando l'”Ecclesia Mater“, festeggiando tutta quella bellezza di noi che ancora non conosciamo, ma in cui siamo immersi, per fede, preghiamo gli uni per gli altri con le parole della preghiera di Colletta: “O Dio, che hai voluto chiamare tua Chiesa la moltitudine dei credenti, fa’ che il popolo radunato nel tuo nome ti adori, ti ami, ti segua, e sotto la tua guida giunga ai beni da te promessi.” Amen. Buona giornata!

Gv 2, 13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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