Ora Renzi è diventato un irresponsabile, vile ed assetato di potere

NELLA NEOLINGUA MATTARELLIANA I VOLTAGABBANA SI CHIAMANO COSTRUTTORI … TUTTO A POSTO, ABBIAMO SCHERZATO. E VELOCI, CHE CI SONO 209 MILIARDI DA SPENDERE … E VOI, IL POPOLO, MUTI. MUTISSIMI

Di Dalila di Dio

Così, la tanto minacciata crisi di Governo è arrivata.

Certo, a ben vedere, con la conferenza stampa in cui annunciava il ritiro dei ministri di Italia Viva dalla compagine di Governo, Matteo Renzi più che ad una crisi politica ha dato avvio ad uno degli spettacoli più grotteschi, ridicoli ed al contempo drammatici che si ricordino nella storia della Repubblica.

Ma quello che ne è seguito è stato anche meglio!

Andiamo con ordine: mercoledì pomeriggio il leader del partito meno rappresentativo d’Italia – non ce ne voglia Potere al Popolo, se, per una volta, gli sottraiamo il primato – convoca la stampa nazionale per comunicare ufficialmente la rottura con il Premier più [aggiungere aggettivo qualificativo a scelta tra “influente”, “affidabile”, “amato”, “bellobelloinmodoassurdo”] del mondo.

Il gruppetto mette piede nella sala colma di giornalisti ed è subito chiaro a tutti come stia per consumarsi un momento di grande politica.

Tutto molto teatrale: da un lato Teresa Bellanova, la donna del sindacato, ritratto della disperazione con mascherina.

Dall’altro la professoressa Elena Bonetti – Ministro a sua insaputa – con l’espressione sollevata di chi ha appena espulso un calcolo renale.

Voce fuoricampo, il sempre brillantissimo sottosegretario Scalfarotto.

Sì, quello della Zan-Scalfarotto. Come il Pinotto di Gianni&Pinotto o il più scemo di scemo&più scemo.

Dalla sala stampa della Camera dei Deputati, il buon Renzi mette in scena il primo atto di una pièce teatrale che odora già di capolavoro, nell’attesa di regalarci un finale – attenzione, allerta spoiler! – “costruttivo e responsabile”, martedì prossimo in Senato: “il Re è nudo” sentenzia, tra un proclama e l’altro.

La cosa non lascia indifferenti Dino Giarrusso – colto da improvvise vampate di calore – e le bimbe di Conte, che, prendendo alla lettera il Rottamatore – Andersen, questo sconosciuto – assaltano il centralino di Palazzo Chigi: “una lenta marea, che poi è diventata uno tsunami” fanno sapere dalla sede del Governo.

“Mentre il leader di IV ufficializzava l’uscita di scena della delegazione di IV dalla compagine governativa il centralino della sede del governo ha registrato circa 300 telefonate, cittadini di tutte le età che chiamavano per dare il loro sostegno al premier Conte” che nudo, si sa, fa sempre la sua porca figura!

Pare che qualche bimba, non più in tenera età, fosse addirittura in lacrime: “Presidente, non abbandonarci!”.

Notizie che cambiano la storia di una nazione e che Adnkronos sente, immediatamente, l’urgenza di diffondere con una sobrietà che fa invidia all’Istituto Luce.

Mentre si consuma il dramma, il Movimento 5 Stelle avvia l’operazione “se mi lasci, ti cancello”: in un misto di proiezione e negazione degno dei migliori trattati di psichiatria, deputati e senatori grillini – un tempo disoccupati oggi percettori di profumati emolumenti di poltronanza – continuano a ripetere di non aver “capito le ragioni della crisi” e, dimenticando di averci governato insieme fino ad un’ora prima, partono all’attacco del Traditore.

Di colpo, Renzi è un irresponsabile, vile ed assetato di potere.

“Vuole solo più poltrone” strilla uno, scegliete voi chi, tanto sono intercambiabili. “Vuole mettere le sue sporche manacce sui miliardi del Recovery Fund, quelli che l’Europa ha dato al Politico più influente del mondo” gli fa eco un altro.

“Il politico meno amato d’Italia sfida quello più amato. Conte non si tocca!” e qui, bisogna essere onesti,  si toccano vette altissime, mai sfiorate nel dibattito politico italiano.

Un attacco coordinato, come solo i laboriosi cricetini pentastellati sanno fare.

Nel giro di un’ora, valanghe di fango sull’ex alleato e tutti #AvantiConConte.

Strano.

Quando, all’indomani del suicidio Papeetiano, salvati da morte certa, scorrazzavano boriosi intorno ai palazzi della politica in cerca di telecamere da cui fare le linguacce a Salvini, Renzi sembrava piacergli eccome!

Ma – come dice il proverbio – dimmi chi sono, non dirmi quel che ero.

Ora, in un Paese normale, dopo aver governato nella stessa legislatura con Lega e PD, dopo aver annunciato di non voler fare “i peggiori ragionamenti da prima Repubblica”, dopo aver trascinato il Paese nella più disastrosa delle crisi economiche ed al contempo in vetta alle classifiche mondiali per numero di morti, dopo aver visto tracollare il proprio indice di gradimento e senza più una maggioranza in Parlamento, chiunque, nella posizione di Giuseppe Conte, sarebbe salito al Colle ed avrebbe rimesso il mandato nelle mani del capo dello Stato. Anche solo per decoro istituzionale.

Ma l’Italia, che Paese normale non è mai stato, con l’avvento della terza Repubblica ha imparato che non c’è limite a ciò che un miracolato può fare per rimanere attaccato alla poltrona.

Interrogata sulla possibilità di individuare un’altra figura per Palazzo Chigi, la deputata 5 Stelle Vittoria Baldino rispondeva sconvolta: “Perché dovremmo privare l’Italia di un Presidente come Conte? Nessuno è meglio di lui!”.

Eh, infatti. Perché dovremmo privarci di una così grande fortuna?

Dunque, nessun Governo senza Conte ma anche nessun rimpasto con Renzi.

No ai sovranisti fasciofascisti e, soprattutto, elezioni MAI!

E allora?

In un attimo, tutto pare irrimediabilmente perduto.

Paola #DoveteMorire Taverna e  Manlio #AmiciLibiciDiBeirut Di Stefano  – al grido di  Renzi puzzone – si profondono in dotte analisi politiche su Facebook tentando di limitare i danni, Fofò pensa già a tutti i decreti ingiuntivi su sentenza (sic!) che gli toccherà fare per pagare il mutuo e  Danilo #CaricamentoInCorso Toninelli tenta di capire cosa stia succedendo e cosa sia tutta quella confusione.

Una coltre di nebbia fitta avvolge Palazzo Chigi: è tragedia.

Quando sembra che la fine sia vicina, che il destino avverso stia per privarci per sempre del Presidente da 209 miliardi di euro, ecco che, d’improvviso, tra cirrostrati e cumulonembi, in cielo si staglia il pingue profilo del salvatore: direttamente da Ceppaloni, un Mastella carico di responsabilità si offre al Re Conte.

Il volto nuovo della politica reca seco una pattuglia di responsabili pronti a tutto per il bene del Paese.

Mercenari? Mai.

Opportunisti? Che volgarità!

Costruttori. Nella neolingua mattarelliana i voltagabbana si chiamano costruttori.

Tutto a posto, abbiamo scherzato. E veloci, che ci sono 209 miliardi da spendere.

E voi, il Popolo, muti. Mutissimi.

 

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della serie: ridiamo per non piangere. almeno il fegato respira un pò. Propongo dopo conte-renzi direttamente edoardo de filippo