Shemà. Commento al Vangelo del 19 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 19 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mt 9, 14-15

venerdì 19 febbraio 2021

In questo primo venerdì di Quaresima, il vangelo ci fa meditare il tema del digiuno come “assenza dello Sposo”. Le parole di Gesù che costituiscono il breve testo del Vangelo della liturgia di oggi, sono provocate da una domanda: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Se il digiuno è una pratica fondamentale non solo per gli ebrei del tempo, ma per tutte le religioni, è perché, di fatto, esso è una privazione di ciò che ci nutre, e digiunando ci manca l’essenziale per la vita. Ora, quando l’essenziale della vita è Dio, il digiuno diventa testimonianza dell’attesa di Dio. Per questo nella tradizione della Chiesa è la pratica usata maggiormente dai monaci, dalle vergini, dagli eremiti e da quei credenti che vivono dell’attesa di Dio come testimonianza dell’essenziale. Il Vangelo ci spiega bene che questa pratica del digiuno, così come è stata interpretata dalla tradizione cristiana, e continuata fino ai nostri giorni, ha origine dalle parole stesse di Gesù che oggi meditiamo, e quindi alla sua risposta sulla questione del digiuno come una realtà legata al banchetto nuziale. Così Gesù, rimandando la questione all’immagine biblica e profetica del banchetto nuziale, ci consegna il criterio per riconoscere la presenza di Dio oggi: Dio è gioia, gioia dell’amore tra sposi. I farisei, uomini religiosi, trovavano gioia nell’osservanza della Legge, i discepoli di Giovanni nell’attesa futura del messia, ma i discepoli di Gesù vivono la gioia dell’essere presenti all’amore, che è sempre presente, perché supera ogni limite, anche quello temporale. Tuttavia, per non cadere nell’illusione di una gioia superficiale, di una relazione che illude, Gesù puntualizza: Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Questo vuol dire che i discepoli di Gesù, vivendo la gioia delle nozze, come accade nell’amore tra gli sposi, hanno un tempo in cui digiunare. Qui si fa riferimento al Venerdì Santo, giorno di dolore per gli apostoli, per le sante donne e per la Madre di Dio, che  hanno provato dolore per l’assenza di Gesù. Ecco, come loro, anche per noi c’è un Venerdì santo. Ma come loro, anche noi possiamo incontrare il Signore in un presente di dolore, in comunione con Gesù, e questa è un’esperienza che ci appartiene tutti. Ma c’è anche l’altra forma di digiuno, che è anche testimonianza di fede e che la tradizione cristiana ha accolto: il digiuno dell’assenza di Dio che tutti noi sperimentiamo, perché Dio è presente, ma è anche assente. Solo nella fede l’assenza può trasformarsi in un’altra sua forma di presenza. Ecco, oggi comprendiamo quanto è preziosa per noi credenti l’esperienza dell’assenza di Dio o di chi amiamo, preziosa se vissuta nella fede, altrimenti è solo disperazione. Allora chiediamo al Signore, in questo primo venerdì di Quaresima, la grazia di una fede forte, che ci permetta di cogliere il valore di tutte quelle assenze d’amore e di fiducia che viviamo e per poter custodire tutto con fede, perché è questa fede, quella che parte dall’esperienza del dolore e dell’assenza, quella che può cambiare il mondo, nel silenzio della preghiera, senza i rumori della pubblicità che ci distrae, ma nel digiuno, nel segreto. Preghiamo insieme con una preghiera di Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano, martire, ucciso a 37 anni dal regime nazista, dal titolo “preghiera per scrive per i compagni di prigionia, Natale del 1943: “C’è buio in me in te invece c’è luce; sono solo, ma tu non m’abbandoni; non ho coraggio, ma tu mi sei d’aiuto; sono inquieto, ma in te c’è la pace; c’è amarezza in me, in te pazienza; non capisco le tue vie, ma tu sai qual è la mia strada. Tu conosci tutta l’infelicità degli uomini; tu rimani accanto a me, quando nessun uomo mi rimane accanto, tu non mi dimentichi e mi cerchi, tu vuoi che io ti riconosca e mi volga a te. Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo, aiutami! Signore, qualunque cosa rechi questo giorno, il tuo nome sia lodato! Amen.” Buona giornata! 

 

Mt 9, 14-15


In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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