Vivere la Quaresima in tempo di pandemia e celebrazioni… on line

C’È STATO UN TEMPO IN CUI I SACERDOTI OFFICIAVANO LA MESSA PROPRIO PER ALLONTANARE IL PERICOLO E PER SCONGIURARE LE EPIDEMIE TANTO È VERO CHE, NEL RITUALE ROMANO, È PREVISTA UNA FORMULA PER CELEBRARE LA MESSA IN CASO DI EPIDEMIA

Di Andrea Sarra

Tra poco più di un mese celebreremo la Santa Pasqua, la ricorrenza più importante dell’anno liturgico cristiano e, causa pandemia, per il secondo anno consecutivo essa verrà celebrata in tono minore, quasi in sordina.

Certo, non possiamo negarlo, c’è l’insidioso virus in giro da oltre un anno, un virus alquanto strano però, che preferisce agire in determinati orari e ambienti (privilegia soprattutto le chiese), non colpisce se due persone (e magari un bambino piccolo) vanno a visitare i parenti, ma diventa furioso se si è in tre o più adulti. È molto contagioso in verità, seppur di bassa letalità, circa zero virgola sei.

Ovviamente, tutti abbiamo il dovere di stare molto attenti, diventa quasi un imperativo categorico quello di vaccinarsi, per il nostro ed altrui bene. Purtroppo talvolta ci viene chiesto anche di sacrificare il nostro lavoro e la nostra libertà di agire in vista del “bene maggiore” della salute pubblica.

Così diventa quasi un mantra che viene ripetuto ovunque, da professori e scienziati di ogni calibro, ed ormai la paura domina così incontrastata nelle menti delle persone che non si parla d’altro in televisione, al telefono, con gli amici.

Dunque, poiché pare ormai consolidata l’idea che le chiese non siano un posto sicuro (come invece lo sono i supermercati, tutti rigorosamente covid-free), esse saranno destinate a rimanere semivuote durante le celebrazioni della Quaresima e della Settimana Santa, visto anche che sono stati emanati documenti che consigliano di seguire, in alternativa, le celebrazioni “on line”. Tempi moderni.

Eppure c’è stato un tempo in cui i sacerdoti officiavano la messa proprio per allontanare il pericolo e per scongiurare le epidemie tanto è vero che, nel rituale romano, è prevista una formula per celebrare la messa in caso di epidemia.

Cari vescovi e sacerdoti, non sarebbe ora più necessario che mai aumentare le sante messe? Non sarebbe questo il momento adatto per invitare ogni cristiano a ripensare un po’ la propria vita in funzione di un Bene davvero maggiore? È desolante entrare in una chiesa e trovarla deserta: i cristiani hanno forse dimenticato che è il luogo per eccellenza dove cercare e trovare l’incontro con il Signore, l’Unico Dio al quale chiedere consolazione e grazia?

Oggi il mondo ci presenta come salvatore dell’umanità il dio vaccino, ma esso è semplicemente una medicina e, come tale, potrebbe anche non essere sufficiente a salvare una vita oppure avere controindicazioni. Nei due millenni di Cristianesimo che sono trascorsi, invece, si ricordano numerosi episodi, di cui esistono documenti, che narrano di guerre, calamità naturali o altri eventi fermati miracolosamente dalla mano di Dio solo attraverso la preghiera della collettività.

Basterebbe soltanto volgere lo sguardo indietro nel tempo e ripensare anche a quando le persone correvano incontro a Gesù, da ogni luogo, per farsi guarire da ogni malattia, per chiedere grazie per se stessi e per le persone care. Ed esse non si facevano attendere, bastava solo chiederle, gridarle, sfiorare il mantello di Gesù per essere guariti. Era necessaria una fede sincera ma la gente aveva una fiducia sconfinata, infinita in Gesù, e non temeva di affrontare nulla pur di essere guarita.

Leggiamo nel Vangelo di Luca che Zaccheo, a Gerico, spinto dal desiderio di vedere Gesù, salì su un sicomoro: “Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là”.

Si sarebbe accontentato anche solodi vederlo: eppure, straordinariamente, si trovò ad essere chiamato dallo stesso Gesù ad ospitarlo in casa sua…chi non vorrebbe, oggi, essere al posto di Zaccheo?

E cosa dire del centurione che a Cafarnao implorò Gesù di guarire un servo a cui teneva molto? «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”. Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro; Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”. All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.»(Mt 8,5-13)

Ancora, pensiamo alla donna emorroissa che soffriva da anni e che nessuno era riuscito a guarire: “Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Pensava infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. Gesù, voltatosi, la vide e disse: “Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita”. E in quell’istante la donna guarì.” (Mt (9,20-22).

Ovunque passava Gesù si formava la calca(non si temeva l’assembramento nonostante vi fossero molti malati),e tutti quelli che chiedevano di guarire guarivano. Gesù ha sanato ogni tipo di malattia, fisica e spirituale: ha guarito sordi, ciechi, malati di lebbra, paralitici, storpi, indemoniati, ha resuscitato morti.

Ovunque passava Gesù risorgeva la vita, così come quando cade la pioggia nel deserto e immediatamente dopo inizia a germogliare una nuova pianta. Potenza della fede e della misericordia del Signore!

Ho letto di recente una lettera dell’arcivescovo di Valencia, cardinale Cañizares. Egli, dopo aver rilevato l’enorme calo di presenze nella sua cattedrale, ha detto con dispiacere: “L’ho trovata mezza vuota, non si avvicinava nemmeno alla capienza consentita, ho sentito un grande dolore e una grande tristezza mi ha invaso. Ho quasi iniziato a piangere, ho dovuto trattenere le lacrime”. E poi ha invitato i fedeli a non avere paura: “abbiamo bisogno dell’Eucaristia perché vogliamo continuare a seguire Gesù Cristo, essere suoi discepoli, essere coraggiosi testimoni e annunciatori del Vangelo per rinnovare il mondo di oggi”.

L’augurio per questo cammino di Quaresima sia allora quello che anche noi, cristiani di oggi, possiamo recuperare quella semplicità d’animo che ci conduca all’abbandono fiducioso in Dio, superando ogni timore, per approfittare di questo tempo prezioso che ci viene concesso – e che rischia di passare inosservato – per pregare, per ritornare nelle chiese ad adorare l’Unico Dio, per innaffiare con la fede il deserto che è in noi, per risorgere a Pasqua con Cristo.

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