Il “suicidio sociale” islamico in Germania è irreversibile?

I SALAFITI IN GERMANIA HANNO RAGGIUNTO IL NUMERO RECORD DI 12.150 ATTIVISTI

Di Lorenzo Capellini Mion

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A Berlino (Germania) centinaia di poliziotti tedeschi hanno effettuato 26 irruzioni in città e nel vicino stato di Brandeburgo dopo la messa al bando e lo scioglimento di un gruppo islamista radicale salafita.

Da notare che, stando ai dati del 2019, i salafiti in Germania hanno raggiunto il numero record di 12.150 attivisti, il triplo di quanti fossero prima di aprire le porte al suicidio sociale.

Il gruppo denominato Jama’atu Berlin, aveva contatti con Anis Amri, il richiedente asilo tunisino che nel 2016 compì la strage in un mercatino di Natale a Berlino, uccidendo 12 persone.

In una dichiarazione del Senato si afferma che il gruppo fortemente antisemita ha propagato “il culto dei martirio”, ha sostenuto l’ideologia dello Stato Islamico, ha respinto la costituzione tedesca e mira all’imposizione della Sharia come unica legge legittima.

Per una Germania che per l’energia dipende dalla Russia, per l’economia dalla Cina e per la pace sociale dalle moschee (e da Ankara), sembra tardi un po’ per tutto.

Ma ogni reazione decisa è benvenuta. Resistere per esistere.

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