Siamo in una democrazia virtuale in mano a dei briganti

DALLA LEZIONE DI BENEDETTO XVI AL BUNDESTAG TEDESCO NEL 2011 UNO SGUARDO ALL’ATTUALE SITUAZIONE POLITICA

Di Pietro Licciardi

Che ormai viviamo in una democrazia solo virtuale, nella quale il “popolo sovrano” conta come il due di briscola, dovrebbe essere chiaro a tutti, specialmente adesso in cui siamo succubi di un secondo governo di minoranza, che non gode più del consenso popolare dal momento che i due principali partiti che hanno dato vita al gabinetto Conte e al gabinetto Draghi sono usciti sonoramente sconfitti dalle elezioni amministrative del Settembre 2020.

Vale la pena ricordare infatti che i 5 Stelle con i loro 500 mila voti in meno rispetto alle precedenti regionali si sono quasi dissolti mentre se si raffrontano i voti del PD nel 2015 con quelli del 2020 risulta che in Toscana il partito di Zingaretti ha perso 54 mila voti (da 615 mila a 561 mila), in Puglia è passato da 317 mila a 289 mila, in Campania è sceso da 444 mila a 398 mila mentre solo per un soffio non ha perso l’Emilia Romagna.

Anche nelle regioni dove si è affermato il centrodestra il Pd ha perso voti. In Veneto i “compagni” hanno lasciato per strada 63 mila voti (da 308 mila del 2015 ai 245 mila del 2020), mentre in Liguria sono calati di 12 mila voti. Le Marche sono passate al centrodestra con il PD che ha incassato 30 mila voti in meno: da 186 mila a 156 mila.

Alla fine dei giochi anche il partito democratico ha perso un bel po’ di voti: 200 mila per la precisione.

Eppure nonostante questa disfatta elettorale ci troviamo ancora a subire l’operato di personaggi bocciati dagli elettori e che si sono dimostrati assolutamente incapaci di gestire una emergenza come quella, reale o presunta, che stiamo attraversando. Questo anche grazie alla complicità di un capo di Stato che dovrebbe essere il garante della Costituzione e della volontà popolare ma che si ostina a rimandare le elezioni.

Insomma, pare proprio che ormai la democrazia sia solo un sistema per accaparrarsi il potere, anche scavalcando il voto popolare che a quanto pare ha valore solo se corrisponde alle aspettative di chi sta in alto. Negli altri casi è preferibile tornare all’oligarchia, ovvero il governo di una minoranza che opera a proprio vantaggio e contro gli interessi dei più.

Del resto si tratta di una degenerazione inevitabile poiché le odierne democrazie sono il frutto di quella Rivoluzione che in Francia decretò che il potere non discende più da Dio ma risiede nel popolo, ovvero in quella massa indistinta facilmente manipolabile da minoranze determinate e ben organizzate che avvalendosi del responso pilotato delle urne possono decidere con apposita legge la sovversione di ogni diritto.

Così oggi possiamo impunemente uccidere un bambino nel grembo materno perché una legge dello Stato ha stabilito, perfino contro ogni evidenza scientifica, che quella non è una vita umana, oppure sopprimere altrettanto legalmente un anziano o un malato.

Come ha opportunamente ricordato Benedetto XVI nel discorso che ha tenuto nel 2011 ai deputati del Bundestag tedesco citando Sant’Agostino nel De Civitate Dei: «Togli il diritto, e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?». si tratta di parole che non sono un mero spauracchio poiché come hanno sperimentato i tedeschi nella Germania nazionalsocialista, gli europei oppressi dai regimi comunisti e come stiamo sperimentando noi soprattutto adesso, in questo regime di polizia sanitaria che ha sospeso garanzie costituzionali in ambito civile e religioso, quando il potere si separa dal diritto, si pone contro il diritto, calpesta il diritto, lo Stato diventa lo strumento per la distruzione del diritto in mano ad una banda di briganti molto ben organizzata.

 

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