I santi fra storia dell’arte e fede: San Gregorio I, detto Magno, Papa e Dottore della Chiesa

UN “MEDAGLIONE” SUL SANTO DEL GIORNO PER RISANARE – ALMENO VISIVAMENTE – LA FRATTURA ESISTENTE NELLA MODERNITÀ TRA FEDE E ARTE

Di Riccardo Fiorito*

Un “riflesso” del santo del giorno tratto dalla storia dell’arte:

Jusepe de Ribera, detto lo Spagnoletto: Papa Gregorio Magno, 1614, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, Roma.

Preghiere dal Breviarum Romanum:

Gregorii Magni, papæ et Ecclesiæ doctoris

Dagli scritti e discorsi di Benedetto XVI:

«Dobbiamo anzitutto notare che, nei suoi scritti, Gregorio non si mostra mai preoccupato di delineare una “sua” dottrina, una sua originalità. Piuttosto, egli intende farsi eco dell’insegnamento tradizionale della Chiesa, vuole semplicemente essere la bocca di Cristo e della sua Chiesa sul cammino che si deve percorrere per giungere a Dio. Esemplari sono a questo proposito i suoi commenti esegetici. Egli fu un appassionato lettore della Bibbia, a cui si accostò con intendimenti non semplicemente speculativi: dalla Sacra Scrittura, egli pensava, il cristiano deve trarre non tanto conoscenze teoriche, quanto piuttosto il nutrimento quotidiano per la sua anima, per la sua vita di uomo in questo mondo. Nelle Omelie su Ezechiele, ad esempio, egli insiste fortemente su questa funzione del testo sacro: avvicinare la Scrittura semplicemente per soddisfare il proprio desiderio di conoscenza significa cedere alla tentazione dell’orgoglio ed esporsi così al rischio di scivolare nell’eresia. L’umiltà intellettuale è la regola primaria per chi cerca di penetrare le realtà soprannaturali partendo dal Libro sacro. L’umiltà, ovviamente, non esclude lo studio serio; ma per far sì che questo risulti spiritualmente proficuo, consentendo di entrare realmente nella profondità del testo, l’umiltà resta indispensabile. Solo con questo atteggiamento interiore si ascolta realmente e si percepisce finalmente la voce di Dio. D’altra parte, quando si tratta di Parola di Dio, comprendere non è nulla, se la comprensione non conduce all’azione. In queste omelie su Ezechiele si trova anche quella bella espressione secondo cui “il predicatore deve intingere la sua penna nel sangue del suo cuore; potrà così arrivare anche all’orecchio del prossimo”. Leggendo queste sue omelie si vede che realmente Gregorio ha scritto con il sangue del suo cuore e perciò ancora oggi parla a noi». Fonte: Udienza generale in Piazza San Pietro, 4 giugno 2008.

 * Terziario domenicano, segretario della Fratèrnita Laica San Domenico di Bologna

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