Le tre Gerusalemme e la vera e santa Gerusalemme…

VI SONO NEL TEMPO TRE GERUSALEMME…

Di Padre Giuseppe Tagliareni

Gerusalemme è la città santa per eccellenza, cara agli ebrei, ai cristiani e agli islamici, per motivi religiosi molto differenti. Per gli ebrei è la città simbolo d’Israele, la sede del tempio antico e del re Davide con i vari discendenti; per i cristiani è il luogo della morte e risurrezione di Cristo, Figlio di Dio; per gli islamici è la terza città sacra dell’Islam, perché da essa Maometto sarebbe salito al cielo e ridisceso nella stessa notte. Amata e contesa, più volte distrutta e ricostruita, Gerusalemme è una città unica, carica di una lunghissima storia e meta d’infiniti pellegrini.

Ma per cristiani ed ebrei essa ha anche un valore emblematico. È la città dove Dio dimora tra gli uomini: caratteristica che la fa del tutto diversa dalle altre città (cfr. Sal 46,5; 87). È la Città Santa, perché nel suo tempio gli uomini s’incontrano con Dio altissimo. Per questo ad essa affluiranno tutte le genti, quando il Signore-Dio si rivelerà, mediante il Suo Messia, il Gran Re, che secondo le profezie verrà e regnerà su tutti i popoli. Si può dire che vi sono nel tempo tre Gerusalemme.

La prima Gerusalemme è quella del Vecchio Testamento, con il tempio, che conteneva l’arca dell’Alleanza con le Tavole della Legge. È la città di Davide e Salomone e dei loro discendenti. Distrutta da Nabucodonosor re di Babilonia nel 587 a.C., fu in seguito ricostruita dagli esuli ritornati in patria dal 538 a.C. in poi. Poco dopo la morte di Gesù, venne messa a ferro e fuoco dai Romani nell’anno 70. Da allora ha conosciuto varie vicende, ma è stata declassata. Oggi è contesa da giudei, che la vogliono come capitale, e islamici che non vogliono cederla. Per i cristiani rimane con il suo valore storico a causa del santo Sepolcro e del Getsemani: luoghi santi per la Passione di Gesù; tuttavia Gerusalemme ha perseguitato i seguaci di Cristo, che in essa non trovano cittadinanza. Questo non duole molto, perché la vecchia Alleanza, di cui la città col suo tempio esprimeva la presenza, è cessata con la morte di Cristo in croce, quando il velo del tempio si strappò da cima a fondo e poco dopo i Romani la diedero alle fiamme e cominciò la grande diaspora degli ebrei nel mondo.

La seconda Gerusalemme è Roma e la Chiesa militante con a capo il Papa. Essa è la nuova abitazione di Dio tra gli uomini, nel tempo fino alla parusìa (= la seconda venuta di Cristo nella gloria). La Chiesa è il vero tempio, perché in essa è presente l’Emanuele, Dio-con-noi, Cristo sotto le specie eucaristiche e in essa si dà a Dio Trino il vero culto a Lui gradito, in spirito e verità: il sacrificio eucaristico, dove Cristo è immolato e consumato, e viene data a Dio la gloria perfetta e agli uomini la vita eterna. La Chiesa, diffusa su tutta la terra, ha il suo centro vitale nell’Eucaristia e nella sede dove per volontà divina vive il successore di Pietro. Roma è la Gerusalemme della Nuova ed Eterna Alleanza, siglata nel Sangue di Cristo. Su di essa le “porte degli Inferi” non prevarranno: la Chiesa e Roma come sede del Papato, in questi due mila anni, sono stati sottoposti ad infiniti assalti, ma non sono crollati. La Chiesa cattolica conta oltre un miliardo di persone; ma si può dire che, a causa della grande autorità spirituale degli ultimi Papi, la loro voce e la loro luce si diffonde su tutta la terra. Roma, capitale dell’Impero Romano, è stata consacrata dal sangue degli Apostoli Pietro e Paolo e di innumerevoli altri martiri per tre secoli ed è divenuta la sede di Pietro e dei suoi successori fino ad oggi. Ad essa affluiscono infinite schiere di pellegrini ogni anno. Essa è il cuore del Cristianesimo cattolico, la patria dei credenti in Cristo, la capitale spirituale del mondo intero.

Poi c’è la terza Gerusalemme, quella che scenderà dal Cielo alla parusìa del Verbo incarnato, Gesù che verrà sulle nubi del Cielo per istaurare il suo Regno di giustizia e di pace su tutta la terra. È la Città del Gran Re, il Messia, che dopo aver debellato la Bestia, il falso Profeta e lo stesso Satana, regnerà indiscusso su tutti gli uomini. E saranno “Cieli nuovi e Terra nuova”, dove sempre abiterà la giustizia (cfr. 2 Pt 2,3; Is 65). San Giovanni nell’Apocalisse dice di aver visto la nuova Gerusalemme scendere dal Cielo, splendida come una sposa pronta per il suo sposo.

Essa è costruita da Dio stesso e non dagli uomini. È l’abitazione di Dio con loro. In essa non vi è tempio, perché il suo tempio è l’Agnello, che vi regna sovrano e dà luce di vita eterna agli eletti. In essa vi è un fiume di acqua viva che scorre e dà vita e salute ad uomini e altri esseri viventi (cfr. Ap 21-22; Ez 47,1-12).

In tutte e tre le Gerusalemme suddette, gli elementi che ritornano e che ne sono caratteri essenziali sono:

-l’essere la città abitata da Dio e dagli uomini a Lui fedeli. In essa si verifica il sogno dell’uomo: stare con Dio, vederlo senza veli, “abitare” con Lui, godere dei Suoi benefici, contemplare il Suo volto santo, sentire la Sua voce, fruire del dono di una vita interminabile e beata;

-l’essere la città del Gran Re, il Messia, annunziato da molti profeti e re. Egli è il punto d’incontro tra umanità e divinità, l’espressione concreta della divina sovranità su un popolo fedele e santo in tutte le sue componenti, provenienti da tutte le genti;

-l’essere la vera patria, la città benedetta della gioia e della vita perenne. Tutti i popoli aspirano al benessere stabile e alla pace duratura. Gerusalemme è la città della vera giustizia e della pace per tutti le stirpi della terra che amano la pietà e la fratellanza universale nel nome di Dio (cfr. Is 2,2-4);

-l’essere la città osteggiata da numerosi e implacabili nemici. Gli spiriti del male si accaniscono contro questa città in ogni tempo. Essi vogliono il dominio assoluto sulla terra e non possono tollerare un luogo dove regna Dio e il Suo Cristo. Per questo lo attaccano notte e giorno.

La vera e santa Gerusalemme non è costruita dall’uomo ma da Dio stesso (cfr. Eb 11,10), che la farà tutta bella come una sposa pronta per il suo sposo (cfr. Is 54; Ap 21,2). E vi sarà celebrato un vero matrimonio in essa: quello del Messia-Re con la Chiesa, sua mistica sposa. Egli è l’Agnello immolato, che sul Calvario ha conquistato la sua corona regale di martire e vittima immolata per i peccati degli uomini. Egli è Colui che legge i decreti di Dio ed ha in mano i destini di tutti i popoli (cfr. Ap 5), dopo essersi assiso sul trono di Dio Padre (cfr. Ap 3,21).

La sposa è la Chiesa (cfr. Ef 5,23 e ss.), nata dal suo fianco durante il sonno della morte di croce sul Calvario, come nuova Eva dal nuovo Adamo, e subito irrorata dall’acqua e nobilitata dal Sangue di Cristo che fuoriescono dal Sacro Cuore trafitto per dare vita e salvezza agli uomini. La Chiesa è fatta da tutti i salvati, le cui vesti sono state rese candide dall’immersione nel Sangue dell’Agnello (cfr. Ap 7,14).

Nella santa Gerusalemme non entrerà nulla d’impuro, né chi commette abominio o falsità (“vili, increduli, abietti, omicidi, immorali, fattucchieri, idolatri, mentitori”: Ap 21,8; 22,15), ma solo “quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello” (Ap 21,27). Sono i vincitori nella lotta contro Satana e i suoi numerosi alleati, i fedeli al Vangelo di Cristo, i martiri, tutti coloro che per Dio “hanno disprezzato la vita fino a morire” (Ap 12, 11). Essi entreranno nella città santa, dove non c’è maledizione e la morte con tutti i suoi tentacoli è vinta per sempre. “Beati gli invitati alle nozze dell’Agnello!” (Ap 19,9): su di loro Dio stenderà la sua tenda. “E non vi sarà più notte… perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli” (Ap 22,5). Si realizzeranno tutte le profezie (cfr. Tob 13,13; Is 66; etc.).

Il trionfo della santa Gerusalemme sarà preceduto dalla caduta di Babilonia, la città del caos e della corruzione, “la madre delle prostitute e degli abomini della terra” (Ap 17,5). È il covo di tutti i demoni; domina su tutti i re della terra; perseguita i Santi di Dio e uccide i Suoi Martiri; vive nel lusso sfacciato e nella lussuria, nell’ebbrezza folle dell’empietà. La divina condanna si abbatterà improvvisa, a causa dei suoi peccati saliti “fino al Cielo” (Ap 18,5):  fame, morte e fuoco in breve la consumeranno, per mano degli Angeli giustizieri, non senza prima aver salvato gli eletti. “Uscite, popolo mio da Babilonia per non associarvi ai suoi peccati e non ricevere parte dei suoi flagelli” (Ap 18,5), è detto. Cadrà Babilonia con tutte le sue congreghe. Ai maledetti da Dio non resta che lo stagno di fuoco e zolfo in eterno. È questa la seconda morte. Solo Cristo regnerà per sempre.

 

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