Ci sono buone pratiche che mostrano un nuovo modello di sviluppo

Ci sono buone pratiche che mostrano un nuovo modello di sviluppo

SONO ESPERIENZE DI ECONOMIA CIRCOLARE, DI QUARTIERI ECOSOSTENIBILI, DI COMUNITÀ ENERGETICHE, DI CENTRI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE, DI AZIENDE AGRICOLE INNOVATIVE

A cura di Angelica La Rosa

«La sfida che attende l’Italia è trasformare le ferite sociali e ambientali in feritoie di speranza. Non siamo all’anno zero. Ci sono buone pratiche che mostrano un nuovo modello di sviluppo. Sono esperienze di economia circolare, di quartieri ecosostenibili, di comunità energetiche, di centri di educazione ambientale, di aziende agricole innovative».

In un editoriale che Famiglia Cristiana pubblica nel numero in edicola, don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei) per i problemi sociali e del lavoro, fa il punto dopo la Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto e in vista del grande summit Onu (Cop26) promosso a Glasgow.

Tante le storie di sofferenza e di dolore, scrive. «L’inquinamento e il degrado hanno risvolti sia ambientali sia sociali. Un grido sale da Nord a Sud del Paese, dalle mamme No Pfas del Veneto alle Terre dei fuochi della Campania per giungere alle famiglie di Taranto».

a denuncia non deve offuscare la proposta. «La Settimana Sociale non lascia spazi a comunità cristiane autoreferenziali», ripiegate su sé stesse. «Mai come in questo tempo», assicura don Bignami, «avvertiamo la necessità di metterci al servizio del bene comune. È l’ora della testimonianza e della decisione. Un’alba nuova è all’orizzonte». Ecco allora l’intenso dialogo con la politica. «Alcune policy sono state sottoposte alle istituzioni perché l’alba diventi giorno. Si avverte l’urgenza che gli appalti nel nostro Paese siano “caporalato free” e non al ribasso a scapito della legalità; si chiede che la premialità di manager e lavoratori tenga presente gli indicatori sociali e ambientali; si invocano incentivi per la transizione ecologica; si sperano modelli sostenibili nell’abitare, oltre a stimoli coraggiosi per la decarbonizzazione o investimenti nella formazione professionale».

«Le comunità cristiane», conclude don Bignami, «sono interpellate a non lasciare cadere l’invito alla conversione ecologica proveniente dalla Laudato si’. Si può e si deve fare di più: consumare energia prodotta da fonti esclusivamente rinnovabili (non a caso le 25.610 parrocchie italiane sono state invitate a dar vita ciascuna a una comunità energetica), lottare contro sprechi e scarti, favorire acquisti solidali a chilometro zero o incoraggiare la mobilità sostenibile».

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