La nuova finanza e la manutenzione: alcune riflessioni dopo i fatti di Ravanusa

La nuova finanza e la manutenzione: alcune riflessioni dopo i fatti di Ravanusa

di Vincenzo Silvestrelli

LA MANUTENZIONE DEI SERVIZI È UN ELEMENTO ESSENZIALE CHE INDICA IL GRADO DI SVILUPPO DI UN PAESE. MA ESISTE UN LIBERISMO “CATTIVO” CHE GUARDA SOLO AI TEMPI DI REALIZZAZIONE RENDENDO SEMPRE PIÙ DIFFICILE GARANTIRE LA SICUREZZA DELLE COMUNITÀ

L’esplosione del gas metano a Ravanusa in Sicilia merita una riflessione più generale. Abbiamo assistito in Italia a numerose catastrofi legate alla attività di aziende che gestiscono servizi essenziali e che sono responsabili, insieme agli organi di controllo statali, della sicurezza dei cittadini. Queste ricorrenze ci inducono a chiederci se esistano delle motivazioni profonde che originano questi fatti. Fra gli eventi negativi verificatisi di recente ricordiamo, fra gli altri, il crollo del Ponte Morandi, la strage ferroviaria di Viareggio, la rottura del cavo della funivia del Mottarone. Ogni evento ha cause diverse ma un elemento comune ci sembra essere la volontà, non sempre dimostrata o esplicita, di posporre le motivazioni della sicurezza a quelle di fare reddito con le attività di queste aziende.Siamo in un periodo storico in cui il rendimento dei depositi finanziari è basso o inesistente a causa dell’andamento dei tassi bancari. Questo spinge spesso alcuni gruppi finanziari ad investire in aziende di servizio quotate in borsa per realizzare profitti sulla loro attività che, spesso, è monopolistica e quindi non sottoposta alla concorrenza. È presto per capire le cause dei fatti di Ravanusa e non vogliamo dare giudizi che non ci competono.

È necessaria però una riflessione sulla governance delle aziende di servizio. Mettere in mano queste aziende a uomini troppo legati ai risultati economico-finanziari che interessano l’azionariato di controllo o di partecipazione, può essere la causa di una attenzione al reddito che può far passare in secondo piano le esigenze della sicurezza.

Un altro elemento da tenere presente è l’interesse generale ad investire in settori strategici per lo sviluppo del Paese. La elettrificazione delle campagne e la diffusione delle comunicazioni attuate in Italia dalle Partecipazioni statali furono originate dalla esigenza di sostenere lo sviluppo dei territori, in una visione generale di politica industriale promossa dai governi della Prima Repubblica.

Oggi un interesse analogo è costituito dalla connessione alla rete internet di tutto il territorio nazionale per evitare la marginalizzazione digitale anche delle aree meno densamente abitate. Una eccessiva attenzione alla redditività di breve periodo può impedire una visione di lungo periodo che è invece necessaria per realizzare uno sviluppo complessivo del sistema italiano.

Nell’azionariato di Italgas sono presenti gruppi di investimento internazionale, che hanno cercato una collocazione delle loro disponibilità. Questi eventi negativi, spesso non sanzionati adeguatamente, come è avvenuto finora per il Ponte Morandi e per la catastrofe ferroviaria di Viareggio, possono aiutare a strutturare una politica industriale che riparta, mutatis mutandis, dalla storia delle Partecipazioni statali che furono la struttura decisiva per lo sviluppo del dopoguerra e che sappia equilibrare tutti gli interessi in gioco, partendo da quello alla sicurezza dei cittadini.

È evidente che gli investimenti italiani ed esteri nelle nostre aziende non sono negativi ma devono tener conto di tutte le variabili in gioco in un’ottica di responsabilità sociale di impresa. Ma per far questo occorre ripartire da un Governo che tuteli l’interesse nazionale…

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