Il controllo sociale cinese arriverà in Italia con i benefici pubblici digitali?

di Giuseppe Brienza

INTERVISTA SUI “BONUS SOCIALI” E SUL REGIME SANITARIO CHE STANNO ALIMENTANDO A STEFANO FILIPPI, GIORNALISTA DEL QUOTIDIANO “LA VERITÀ”, DIRETTO DA MAURIZIO BELPIETRO

Siamo arrivati alla post-pandemia e, come previsto da alcuni, l’acclamato piano di rilancio e di aiuti per l’economia europea successivo ai lockdown, i fondi sono vincolati anche alla creazione ed implementazione, da parte dei singoli Stati, della c.d. Identità Digitale. Un progetto di controllo totale che preoccupa un po’, anche alla luce dei più recenti annunci tanto della Commissione europea quanto del Governo Draghi. Ne parliamo con Stefano Filippi, giornalista de La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.In un periodo in cui l’inflazione ha ripreso a galoppare il ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta ha firmato un decreto per concedere ad una grossa fetta di lavoratori pubblici, cioè i dipendenti dei ministeri, una somma di benefici che si sommano agli aumenti contrattuali e alle indennità aggiuntive già decise da tempo. Come te lo spieghi?

Agli statali stanno arrivando somme importanti: per i funzionari più alti si parla di 10.000 euro tra bonus e aumenti mentre per i livelli inferiori si parte da circa 1.400 euro lordi all’anno in base al contratto più gli arretrati più le quote di un fondo di 430 milioni di euro come adeguamento di altre indennità. Quello che colpisce è la tempistica: il ministro Brunetta ha firmato il decreto proprio mentre l’inflazione ha ripreso a galoppare e il governatore di Bankitalia Visco invitava a non riattivare la spirale tra prezzi e salari che tanti guai ha provocato negli scorsi decenni. A molti è sembrato un modo per indorare la pillola ai dipendenti statali che con la fine della pandemia devono ritornare in ufficio in presenza. E forse un “premio” per avere accettato le limitazioni legate alla pandemia e al Green pass senza protestare troppo.

Insomma, a pagare il conto della crisi da pandemia saranno i soliti, cioè i lavoratori autonomi, i commercianti e le partite Iva?

È chiaro che questi aumenti approfondiscono il divario sociale tra chi ha un posto fisso, ben pagato e con pochi rischi e quanti invece lavorano in proprio: lavoratori autonomi, commercianti, partite Iva, artigiani, professionisti. Queste persone hanno pagato un prezzo altissimo con le chiusure, hanno dovuto lasciare a casa molti dipendenti, hanno ridotto il giro d’affari e non hanno contratti garantiti con scatti di anzianità o aumenti di merito. Per loro qualche bonus e qualche ristoro che sono apparsi come una mancetta o poco più.

Passando da un’emergenza all’altra (anche se sono contemporanee…), hai notato su La Verità che si sono aggiunti due iscritti eccellenti al partito dell’austerità e della decrescita infelice da poco fondato da un gruppo di politici e intellettuali, in testa Milena Gabanelli. Il partito, insomma, di chi vorrebbe affrontare la guerra in Ucraina spegnendo i termosifoni perché manca il gas e chiudendo gli alberghi perché i ricchi turisti russi devono essere boicottati. Parliamo del vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e del presidente Mattarella che ci stanno preparando alla nuova ondata di ristrettezze, sempre pagate dal popolo, all’insegna del risparmio energetico (in pratica abbassare il riscaldamento) per rendersi indipendenti dal gas russo. Come andrà a finire?

Questo è un tema molto delicato perché pone la questione di chi paga il vero prezzo della crisi. Le sanzioni che possono fare più male alla Russia sono il taglio alle forniture del gas, ma l’Europa non può farne a meno, soprattutto Italia e Germania. Ci vorrà tempo per trovare forniture alternative. Nel frattempo, in nome della sobrietà e della riduzione degli sprechi sale la campagna di chi chiede agli italiani di abbassare il riscaldamento. O di usare meno l’auto vista l’impennata pazzesca dei prezzi della benzina. Oppure di mangiare meno pastasciutta, visto che il grano è tra i maggiori prodotti agricoli che importiamo sia dalla Russia sia dall’Ucraina. Credo che ci voglia appena un po’ di buon senso per capire che così non si risolvono i problemi. Proprio giovedì Draghi ha denunciato un forte rischio di recessione e, con lui, i ministri Giorgetti e Cingolani. Certo che i cittadini risparmieranno davanti a bollette raddoppiate, benzina a 2,3 euro o al rischio che vengano a mancare la farina o altri prodotti di prima necessità. Ma non tireranno la cinghia perché glielo diranno i burocrati europei o le brigate di guerrafondai da salotto: gente che da un lato preme per isolare il nemico, senza capire che per fare accordi di qualsiasi tipo bisogna essere in due, e dall’altro tenta di far credere che la decrescita è una cosa bella. La decrescita è sempre infelice.

Gli italiani non si sono mostrati troppo sensibili alla compressione delle loro libertà perché i vari bonus del Governo ne hanno anestetizzato lo spirito di ribellione? Soprattutto hanno fatto indignare le omissioni degli organismi di rappresentanza degli artigiani, esercenti e commercianti, non credi?

Sì, è così. Purtroppo, non è la prima volta e mi auguro che sia l’ultima. In Italia c’è questo paradosso: i piccoli imprenditori sono la spina dorsale del Paese, le piccole e medie imprese generano quasi 900 miliardi di Pil e danno lavoro a 4 milioni di persone, però sono poco rappresentati. Non hanno tempo per partecipare a estenuanti tavoli di trattativa che invece piacciono ai sindacati tradizionali.

Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, in una recente conferenza Stato-Regioni, ha descritto la strategia per la sanità digitale da qui al 2024. Ha affermato, tra l’altro, la necessità di implementare una infrastruttura dati – il Fascicolo sanitario elettronico in pratica – omogenea per tutti i cittadini. Altra impalcatura del Regime Sanitario italiano?

La pubblica amministrazione va snellita, questo è un dato di fatto e un’esigenza per tutto il Paese. Però ogni processo di digitalizzazione mette a rischio la riservatezza ed espone i cittadini al rischio del Grande Fratello informatico, con controlli sempre più stretti. Il limite maggiore che vedo per il Fascicolo sanitario è la farraginosità del suo funzionamento. Tra Spid e carta d’identità elettronica, non so quante persone abbiano effettivamente libero accesso alle loro informazioni sanitarie sul Web. Lo Stato e le Regioni però sanno tutto. Bisogna essere più semplici e più trasparenti e garantire il diritto assoluto alla riservatezza.

Secondo te questo progetto di identità digitale, che ci spiegano indispensabile per l’attuazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), potrà condurre anche all’implementazione definitiva e permanente del Green pass?

Il timore purtroppo è fondato. Il ministro Speranza ha fatto capire che il green pass non verrà tolto tanto facilmente. Sarebbe una condizione che ci riporta veramente alle distopie immaginate da molti scrittori del secolo scorso. Il green pass reso permanente significa che una serie di libertà personali saranno trasformate in gentili concessioni dello Stato e questo è inaccettabile.

Lo stesso Colao rispondendo in aula alla Camera ad un question time ha parlato della prossima attivazione (fra 6 mesi) di una piattaforma digitale anche per l’erogazione di benefici economici pubblici. La chiameranno IdPay. Una volta realizzata questa piattaforma, implementare un sistema di credito sociale di ispirazione cinese sarà un giorno da ragazzi, non credi?

Sono d’accordo. Però non so se Colao ce la farà in un Paese così paralizzato dalla burocrazia.

Per controllare seriamente i cittadini, un ostacolo è rappresentato dal denaro contante. Anche la moneta digitale come la vedi, pensi che il centrodestra riuscirà ad ostacolarne la completa sostituzione al denaro tradizionale?

Per ora l’intervento del centrodestra ha fatto rialzare il limite ai pagamenti in contanti, vuol dire che non è del tutto impossibile opporsi con successo alle iniziative del governo. Personalmente in molte occasioni trovo l’uso della moneta digitale una grande comodità ma la cancellazione del contante non può essere imposta indiscriminatamente a tutti, soprattutto alle persone anziane, perché lo vogliono l’Europa o il pensiero unico dominante.

Con l’esclusivo ricorso alla moneta digitale e il costante tracciamento che essa permette, come la mettiamo con la libera espressione delle opinioni politiche che siano contrarie al Governo in carica o al Pensiero Unico? L’abbiamo visto nel Canada del liberal Justin Trudeau: ai manifestanti dei Convogli per la libertà sono stati congelati i conti correnti e impedito l’esercizio (in quanto digitale) dei diritti di cittadinanza…

Quella è stata una forma di repressione vergognosa. E a guardarle a distanza di giorni, davanti agli enormi problemi provocati dalla guerra in Ucraina, i disagi provocati da quelle proteste appaiono moto ridimensionati. Ma è chiaro che ormai le emergenze vengono invocate sempre più spesso e la politica le accompagna con misure repressive mirate. Trudeau ha chiamato il suo provvedimento proprio Emergency Act per non lasciare dubbi: la protesta è un’emergenza che legittima punizioni “chirurgiche” rese possibili dal controllo e dal tracciamento informatico.

Ma lo abbiamo visto anche in Italia durante l’emergenza sanitaria: chi non fa quel che è giusto per il Governo, viene discriminato a norma di legge. Visto che le emergenze sembrano non dover finire mai, cosa può fare secondo te un cittadino attivo per dare il suo contributo a invertire la rotta?

Deve continuare a informarsi per non restare schiacciato dalle fake news, deve mantenere l’indipendenza di giudizio e farsi sentire, anche al momento del voto.

 

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