Aborto, quelle pseudo argomentazioni che disorientano figli e nipoti

Aborto, quelle pseudo argomentazioni che disorientano figli e nipoti

di Luca Poli

CANTO E CONTROCANTO SULL’ABORTO

La recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che demanda ai singoli stati della federazione la facoltà di legiferare democraticamente in tema di aborto ha rilanciato anche in Italia una discussione che i più pensavano (speravano?) definitivamente superata ed ormai sepolta.

Le reazioni dei sostenitori a spada tratta del diritto all’aborto – i media mainstream ed i nostri esponenti politici, compatti, da sinistra a destra, da sotto a sopra – non si sono fatte attendere.

Argomentazioni serie: non pervenute. Slogan, “vergogna!”, richiami al medioevo, ipocrisie, illazioni e luoghi comuni recuperati dalle cantine delle redazioni più “liberal”: molti.

Potevano mancare gli indignati che, archiviato definitivamente il più onesto “confronto” al Bar Sport ed ogni residua forma di logica se non di banalissimo buonsenso, oggi si incrociano su facebook, il social dei “vecchi”, come dicono i miei alunni?

E tra questi potevano forse mancare i cattolici “adulti”, quelli che “io sono cattolico ma…”? No, ci mancherebbe.

In una bacheca amica ne ho incontrato uno, o meglio una (la “Tizia” di cui più sotto): che fare? Rispondere? Capita, ma in genere è tempo rubato a qualcosa di meglio da fare.

E provare invece ad ironizzare su come, partendo dal reale suo ossimoro iniziale, avrebbe potuto molto verosimilmente svilupparsi il “confronto” con “Caio” (per gli amici “Io”)?

Perché no? Almeno, anche se un po’ amaramente, ci si diverte. E lo facciamo un po’ come si fa in musica, quando ad un canto si contrappone un puntuale e coerente controcanto.

Tizia: “Da cattolica favorevole all’aborto rispetto il pensiero della Chiesa, ma come si può definire l’aborto la prima violenza? Perché la Chiesa, tanto tranchant e rigorosa su certe questioni etiche, non lo è altrettanto su altre?” (cit.)

Caio: da animalista favorevole alla caccia rispetto il pensiero degli animalisti, ma come si può definire la caccia la prima violenza? Perché gli animalisti, tanto tranchant e rigorosi su certe questioni etiche, non lo sono altrettanto su altre?

Tizia: ecco, subito a cambiare argomento, cosa c’entrano gli animalisti?

Caio: ecco, subito a non voler capire il parallelo, cosa c’entra il cambiare argomento?

Tizia: ah sì? E allora lo cambio davvero l’argomento: e i preti pedofili? Fenomeno scomodo, vero?

Caio: non scomodo, direi tragico e devastante, ma non stavamo parlando di aborto?

Tizia: sì, è vero, e dei cattolici che contestandolo vogliono che si ritorni al medioevo.

Caio: sì, e dei chiacchieroni da bar che non vogliono tornare sui libri per studiare cosa sia veramente il medioevo.

Tizia: la scuola per indottrinare i ragazzi, ecco a cosa scientemente puntate; vi ho smascherati!

Caio: pseudo argomentazioni come le sue per disorientare i nostri figli e nipoti, ecco a cosa collabora, probabilmente anche senza accorgersene; io l’ho (quasi) fraternamente avvertita!

Forse anche così facendo non se ne cava molto ma almeno si chiarisce – e non credo sia poco- quanto questo sia oggi il quadro; il contesto sempre più pervasivo nel quale ci si muove (e sui social dei “ggiovani” è anche peggio).

Questo “confronto”, che solo qualche tempo fa sarebbe stato comunemente considerato surreale, è oggi purtroppo il nostro pane quotidiano. Avvelenato, anche se non si vede; gonfiato artificialmente, anche se all’occhio sempre più disattento sembra naturalmente lievitato.

Troppi “maestri”, goccia dopo goccia e specialmente negli ultimi tempi, ne hanno modificato nel profondo ma quasi impercettibilmente la ricetta: chi aggiungendo una parolina, chi togliendola, chi alterandone chirurgicamente il significato. Chi, soprattutto, togliendole il Cielo per spiaccicarci piatti piatti a terra.

Sì, la ricetta: le “regole” condivise del vivere quotidiano che fino a ieri non erano perlomeno di intralcio all’accostarci al Pane, quello con la p maiuscola. Quello di cui abbiamo sempre più bisogno, quello che veramente ci fa crescere. Liberi.

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