Eutanasia, un altro bimbo condannato a morte perché ritenuto “non degno di vivere”

di Maria Bigazzi

LA CULTURA DELLA MORTE AVANZA, CERCANDO DI MOSTRARE CHE OGNI COSA È INUTILE E CHE NON C’È PIÙ DIGNITÀ SE MANCA LA SALUTE

Archie Battersbee è un bambino inglese di 12 anni che è in coma dal 7 aprile, quando venne ritrovato con una corda attorno al collo, forse dopo una sfida online con gli amici o dopo un incidente domestico.

I medici del Royal London Hospital chiedono da settimane di staccare la spina del respiratore artificiale che lo mantiene in vita, mentre la famiglia si oppone. La Corte d’Appello ha respinto un nuovo ricorso della famiglia ed ha fissato per oggi, mercoledì 27 luglio, la data entro la quale non possono essere staccati i supporti vitali, e dunque questo è anche il termine entro il quale i genitori possono muoversi per un’ultima disperata mossa legale: il ricorso all’Alta Corte inglese oppure alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Un’altra vita, un altro bimbo, sta per essere condannato a morte perché è considerato “non degno di vivere”. Un’altra sentenza iniqua dell’Alta Corte di Londra sostiene ancora una volta i medici del Royal London Hospital, che vogliono togliere i sostegni vitali a un dodicenne in coma. I giudici stanno saltando varie procedure cercando di facilitare la morte del bimbo considerata il suo “best interest”.

Continua senza fine l’attacco alla Vita e alla sua dignità, e purtroppo molte volte nel silenzio di molti, troppi. La sua mamma ricorda: «Finché Archie lotta per la sua vita, io non posso tradirlo. Finché Archie non si arrende, io non mi arrendo». «Non condividiamo l’idea della dignità della morte. Imporcela e accelerare la sua morte a questo scopo è profondamente crudele». Il padre dal dolore ha avuto un infarto.

La cultura della morte avanza cercando di mostrare che ogni cosa è inutile e che non c’è più dignità se manca la salute. Se sei malato la tua vita non ha più valore, le cure diventano inutili anche se continui a combattere perché la Vita è più forte e dimostra che tutto ha un corso naturale che solo il Creatore può comandare.

Fino a quando c’è scambio gassoso nei polmoni (anche con la respirazione assistita) e il battito cardiaco (anche se stimolato), il metabolismo generale si conserva, i vari sistemi funzionano (termoregolatorio e immunitario) e finché è presente l’omeostasi biologica; allora c’è vita, e soltanto la morte naturale potrà porvi fine.

Non spetta all’uomo decidere, mentre i medici hanno il dovere di fare tutto il possibile per conservare la vita e ciò prevede anche di evitare cure non sostenibili fisicamente dal paziente, ma di garantirgli gli strumenti necessari a mantenerlo in vita fino al momento della sua fine naturale!

 

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