Il Sacerdote è il perno della Chiesa, “ministro” e “amministratore”

Il Sacerdote è il perno della Chiesa, “ministro” e “amministratore”

di Padre Giuseppe Tagliareni*

MINISTRI E AMMINISTRATORI

“Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4,1): così l’Apostolo Paolo dice di sé e degli altri Apostoli. E questo bisogna credere di ogni sacerdote: egli è stato chiamato da Dio a seguire Cristo e a rappresentarlo davanti agli uomini. A questo scopo è stato formato e consacrato mediante il rito dell’imposizione delle mani, come gli Apostoli fecero con i sette diaconi (cfr. At 6,6) e lo stesso Paolo fece nei confronti del diletto discepolo Timoteo (vedi 2 Tim 2,6 e 1 Tim 4,14). Inviato da Cristo, unto da Dio mediante l’imposizione delle mani del successore degli Apostoli (il Vescovo), pastore delle anime, maestro della fede e guida sapiente, ministro di grazia costituito per l’edificazione dei fedeli e della Chiesa, centro d’unità e di collega-mento, autorità riconosciuta, il Sacerdote è il perno della Chiesa. In lui si richiede la sequela di Cristo, la fedeltà al Signore e al compito ricevuto, la carità pastorale, il retto discernimento della via da prendere nel cammino e la conoscenza dei bisogni delle anime.

“Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1 Pt 5,1-4). Il “Buon Pastore” è Gesù, come lui stesso afferma (cfr. Gv 10,11) e di lui il Sacerdote deve ricopiare le gesta, fino a dare la vita per le pecorelle che gli sono state affidate, ben cosciente da una parte di essere un servo inutile e insieme ombra che indica la nascosta ed efficace presenza di Cristo e dall’altra parte che Egli va formando il suo Corpo Mistico, aggiungendo nuove anime al suo ovile, di cui Egli stesso si prende cura.

Il Sacerdote è “ministro” cioè rappresentante scelto e mandato con determinati poteri e “amministratore” cioè dispensatore di tesori; come ministro deve servire gli interessi di chi lo manda ed  espletare la funzione precisa assegnatagli dal suo Signore. Qui il ministero specifico è quello sacerdotale, che è essenzialmente di mediazione tra Dio e luomo. Come amministratore deve dispensare la grazia di Dio, prendendo dal tesoro inesauribile di Cristo. Per quest’ufficio è stato “consacrato” con un particolare Sacramento, quello dell’ordine, per le mani di un Vescovo, successore degli Apostoli. Il gesto dell’imposizione indica il trasferimento di un carisma, di una grazia speciale, di una autorità sul gregge di fedeli che gli sarà affidato e di un’abilitazione al culto divino, che lo rende idoneo ad accostarsi all’altare di Dio e offrire il sacrificio prescritto a nome di tutto il popolo, per ricevere grazia e misericordia.

Egli compie il suo ufficio quando: – raduna la comunità dei fedeli per celebrare la Santa Messa e ai piedi dell’altare confessa i peccati propri e di tutto il popolo per chiedere il perdono di Dio e l’assoluzione per i meriti di Cristo ed essere fatti degni di celebrare i divini Misteri e quando alla fine benedice il Popolo di Dio nel Suo Nome; – va all’ambone per spezzare ai figli di Dio il pane della Parola proclamata nell’assemblea sacra, rivelare i disegni di Dio, far conoscere i suoi decreti, richiamare alla conversione, segnalare i pericoli, esortare i pusillanimi, animare la preghiera, indicare a tutti le vie del Signore; – come Mosè sul monte sale all’altare per parlare con Dio e come Cristo sul Calvario offre il sacrificio eucaristico, compendio e superamento di tutti i sacrifici dell’Antico Patto e offerta gradita a Dio per stipulare la Nuova ed Eterna Alleanza con i fedeli e seguaci di Cristo e implorare l’avvento del Suo Regno su tutta la terra; – scende dall’altare con la pisside per dare lEucaristia, la manna del Cielo, il “pane degli Angeli” agli uomini (cfr. Sal 78,25 e Sap 16,20), perché facciano la Santa Comunione con Colui che è venuto “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10); – siede in confessionale ad ascoltare i penitenti, a scuotere le coscienze, ad assolvere i peccati, a riconciliare i cuori con Dio e tra di loro, a concedere la grazia del perdono di Dio a coloro che sono sinceramente pentiti, a stabilire la riparazione, a riammettere nella comunità gli esclusi; – consola gli afflitti con la divina consolazione, che scende dalle piaghe di Cristo crocifisso, contemplato con la Vergine Maria nel mistero della sua offerta vittimale alla volontà di Dio per la salvezza del mondo e il perdono degli stessi crocifissori; – recupera la pecorella smarrita e la riporta all’ovile, risana le piaghe di chi è incappato nei ladroni, dà cura agli ammalati, ai deboli, ai sofferenti, ai vecchi, ai moribondi e li unisce a Cristo crocifisso mediante la preghiera e l’offerta delle proprie sofferenze a Dio per i peccatori; – libera i prigionieri dai ceppi di Satana e da qualunque alienazione in cui possono essersi incatenati i figli di Dio: vizi, dipendenze, malefici, oppressioni, ossessioni, blocchi nella vita relazionale, impedimenti vari  nelle proprie iniziative e attività, maledizioni, disturbi “strani” e malattie oscure, paura della morte…; – conduce il gregge e lo difende dai pericoli mortali e lo conduce ai pascoli sicuri della Parola di Dio e dell’Eucaristia, soprattutto nella Santa Messa domenicale: Giorno della Pasqua settimanale, anticipo attuale della Domenica senza tramonto, fonte della vita spirituale della famiglia dei figli di Dio; – lotta contro il male per il Regno di Dio, promuove opere di carità e di misericordia, di giustizia e di riconciliazione, di testimonianza evangelica fino al sacrificio di sé e al martirio per amore di Cristo; – immola se stesso con Cristo quale vittima che offre ogni giorno sull’altare, sicché possa dire come San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 3,30); – presiede alle Feste liturgiche, vere tappe nel cammino della salvezza che ha da attuarsi ancora generazione per generazione, secondo il disegno provvidenziale di Dio nella storia che stiamo vivendo. Egli così santifica i fedeli immersi nel tempo e nello spazio e apre loro gli occhi a discernere i “segni dei tempi”.

“Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch’io ti preserverò nell’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 3,10-13).

Al ministro si chiede di essere fedele e costante nel servizio al compito ricevuto. Il Signore è vicino e la sua ricompensa ai servi fedeli sarà lauta ed eterna. Questa certezza di fede sarà la forza nel momento della prova, che non potrà mancare. Il mondo infatti, con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Cristo e non sopporta il Vangelo. Il Sacerdote è forte solo se poggia con fermezza sulla parola di Gesù: “Abbiate fiducia: Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).

La prospettiva delle nozze eterne dev’essere sempre davanti agli occhi del Sacerdote. Egli deve presentare l’anima e la comunità a Cristo. Lo Sposo celeste è Cristo e la Sposa è la Chiesa. Il Sacerdote è come l’amico dello Sposo che esulta di gioia alla voce dello Sposo che viene a prendere la sua Sposa. Come il precursore egli ama dire: “Lui deve crescere e io diminuire” (Gv 3,30). Tutto il cammino spirituale mira a questo fine: le nozze eterne col Figlio di Dio e in questo orizzonte egli deve fare la “direzione spirituale” delle anime che a lui si affidano. Egli fa sì che l’anima-sposa si prepari degnamente alle nozze e nel suo cuore echeggi di continuo il grido d’amore: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20). In questo compito occupa un posto privilegiato la Vergine Madre: è lei che insieme al padre spirituale prepara il “matrimonio” del Figlio suo con l’anima eletta; è lei che sceglie l’abito più bello e adatto alla grande cerimonia del Cielo; è ancora lei che la prende per mano e la porta al Figlio suo. Il Sacerdote riceve da lei tutte le istruzioni e le grazie necessarie perché nulla ostacoli quelle sante nozze e più grande sia la gioia in Cielo e in terra.

 

 

 

 

* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione

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