Il dissidente russo Bukovskij ci aveva avvertito, ma è rimasto inascoltato!

di Gianmaria Spagnoletti

GLI AVVENIMENTI DI STRETTA ATTUALITÀ DANNO L’IMPRESSIONE DI UN RITORNO DELLA STORIA AGLI ANNI ’80: NON SOLO LA MORTE DI GORBACIOV, MA ANCHE LA UE CHE MOSTRA SEGNI DI TRASFORMAZIONE IN UNA SPECIE DI URSS. DI QUESTO CI AVEVA AVVERTITO IL DISSIDENTE RUSSO VLADIMIR BUKOVSKIJ, RIMASTO PURTROPPO INASCOLTATO

L’interessante articolo di Matteo Castagna sull’Unione Europea stimola sicuramente alcune riflessioni. Mi è capitato di pensare che la morte di Gorbaciov ha avuto lo strano effetto (complice il conflitto tra Russia e Ucraina) di riportarci a un’atmosfera da anni ‘80, quando ancora la separazione fra blocco americano e blocco sovietico era ben presente. Le reazioni più svariate alla notizia del decesso dell’ex Capo di Stato sovietico hanno fatto capire che per alcune persone l’era dell’URSS non è mai finita. Roba da Good Bye Lenin, il film del 1999 che ritrae, con una punta di ironia, la “Ostalgie” (unione delle parole tedesche “Ost” e “Nostalgie”), cioè il sentimento di rimpianto dei tedeschi orientali verso la vita ai tempi della DDR. Un po’ come dire: «Si stava meglio quando si stava peggio».

Come già detto altrove, tiene banco la questione dell’Ungheria. In precedenza, lo Stato magiaro era salito agli onori della cronaca a causa della legge definita “anti-gay” o “anti-LGBT” in modo del tutto specioso, dato che verte sul divieto di accesso a materiale pornografico ai minori di 18 anni (qui il link al testo tradotto). Oggi l’oggetto del contendere è una nuova legge che, similmente a quella varata dal Texas, vieta l’aborto non appena viene rilevato il battito cardiaco del feto. Apriti cielo! Tutti i media “allineati” hanno gridato che «L’Ungheria non è una democrazia». A questa accusa, Orban ha risposto: «Siamo una nazione sovrana come volevamo esserlo nel ‘56». Il riferimento è chiaramente alla Rivoluzione Ungherese del 1956, nata dalle richieste di democratizzazione e di ritiro delle truppe sovietiche degli studenti, e soffocata nel sangue.

Ma quindi perché l’Ungheria non sarebbe più una democrazia? Per caso ha imposto il coprifuoco alle 22? Ha obbligato i cittadini a fare qualcosa sotto minaccia di perdita del lavoro? Ha imposto un lasciapassare per andare in giro? Ha aizzato qualche guerra? No, ha adottato leggi che, senza il “filtro” dei media nostrani, appaiono come sono, cioè provvedimenti di buonsenso: infatti quale genitore non terrebbe i propri figli minorenni lontani dalla pornografia? Quale medico o soccorritore dichiarerebbe morto un paziente, se il suo cuore batte ancora? (Sarebbe reato di «omissione di soccorso»).

La chiave della questione è che l’Ungheria ha evidenziato come i metodi dell’Unione Europea siano molto affini a quelli dell’Unione Sovietica: amichevoli finché una nazione è accondiscendente, ma tirannici non appena i Paesi membri tardano a eseguire gli ordini calati dall’alto. Si capisce che questa non è un unione tra pari, ma tra servi e padroni. Da noi invece vige il «vietato dissentire» velato («Ce lo chiede l’Europa») oppure in maniera meno soft, cioè sotto forma di spauracchio del «ritorno del fascismo».

Al contrario, i Paesi che facevano parte della “Cortina di Ferro” sono più restii a farsi soggiogare: hanno già vissuto questo “modus operandi”, sia col fascismo che col comunismo – ma specialmente col secondo, il più longevo dei due. Sta di fatto che sanno subito riconoscere quel tipo di atteggiamento dispotico. Non a caso i due Paesi che sono più “nel mirino” dell’Unione Europea sono proprio Ungheria e Polonia: paradisi terrestri no, ma Stati sovrani sì.

Val la pena recuperare quel che disse Vladimir Bukovskij (1942-2019), un dissidente russo forse tra i meno noti, il quale fece notare con largo anticipo (ma restando inascoltato) che l’Unione Europea andava trasformandosi in una riedizione dell’URSS. In particolare, le analogie sarebbero le seguenti:

– il governo da parte di una oligarchia non eletta sostenuta da un Parlamento con funzioni puramente formali;

– l’esistenza di un apparato composto da burocrati con stipendi altissimi;

– il tentativo di distruzione di ogni indipendenza e identità nazionale, per la creazione di un nuovo popolo europeo senza radici né storia (si pensi all’omissione delle radici cristiane per cui si era tanto battuto Giovanni Paolo II);

– l’utilizzo dell’intimidazione verso gli Stati più recalcitranti (manu militari nel Patto di Varsavia, nella UE invece con la minaccia di sanzioni economiche);

– l’appiattimento di tutti i mass media sulla “verità ufficiale”;

– la soppressione del dissenso, oggi tramite il linguaggio “politicamente corretto”, ieri per mezzo degli ospedali psichiatrici (di cui anche Bukovskij fu ospite).

Bukovskij riuscì a copiare clandestinamente una enorme massa di documenti segreti dagli archivi russi, stilando un rapporto dettagliato sull’anatomia della vecchia Unione Sovietica, e maturando nel contempo la convinzione che la Perestrojka fosse in realtà una “demolizione controllata” dell’URSS in vista del suo trasferimento in Occidente, benché gli uomini del vecchio Apparato fossero ancora ben saldi in sella anche nella “nuova Russia”.

Bukovskij ci ha lasciato il suo pensiero in libri come Eurss. Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Gli archivi segreti di Mosca, URSS-EURSS ovvero il complotto dei rossi, La mentalità comunista, tutti editi da Spirali e sfortunatamente fuori catalogo, ma che tuttavia andrebbero riletti per fare tesoro dei suoi ammonimenti.

Concludo con una piccola nota di speranza che viene da Bukovskij stesso. In una intervista concessa al settimanale Tempi nell’aprile 2004 affermava: «Come l’Unione Sovietica è caduta così cadrà anche l’Unione Europea: l’unico problema è che più sarà ritardato il giorno del crollo, più danni dovremo pagare sulla nostra pelle. Ma cadrà, le contraddizioni sono troppe e la faranno implodere: spero, in tal senso, che gli europei capiscano che è giunta l’ora di coalizzarsi in un grande movimento non violento in difesa della propria storia, tradizione, libertà e sovranità. Non riesco a capire come questo non sia ancora accaduto: ammetto che il livello di lavaggio del cervello cui siamo sottoposti è molto alto ma lo è altrettanto il pericolo che stiamo correndo. In Unione Sovietica accadde così con la dissidenza e alla fine il Leviatano è crollato: l’Europa ha una grande tradizione di lotta, quindi non dispero».

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