È davvero arrivato il “De Profundis” per il PD?

di Diego Torre

DOPO ESSERSI BATTUTO PER I COSIDDETTI “DIRITTI CIVILI”, FREGANDOSENE DEI “DIRITTI SOCIALI” E DELLE LIBERTÀ CONCULCATE DAI GOVERNI DA ESSO SOSTENUTI, DOPO AVERE IGNORATO I BISOGNI REALI DEL POPOLO PER INSEGUIRE FANTASIE IDEOLOGICHE, DOPO AVERE OBBEDITO A QUALUNQUE DISPOSIZIONE ARRIVATA DA BRUXELLES, IL PD HA DOLOROSAMENTE SCOPERTO CHE L’ITALIA HA PRESO TUTT’ALTRA DIREZIONE…

Il De Profundis è una preghiera che la Chiesa pone in bocca all’anima del defunto ormai passato alla vita eterna. “Dal profondo a Te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce” (Sal 130). L’anima spera nella misericordia divina e nella Sua parola.

Nonostante la sconfitta elettorale, non è il caso del Partito Democratico, a cui meglio si addice il De Profundis, scritto da Oscar Wilde. E’ una lunga lettera che egli scrisse in carcere, dov’era condannato per omosessualità, al suo fidanzato Alfred Douglas. E’ una storia complicata, la cui lettura non consiglio, da cui emerge da parte dello scrittore inglese un forte rimprovero ed un finale perdono al suo amante ingrato.

Una lettera simile potrebbe ora scriverla il Partito Democratico al popolo italiano. Dopo essersi battuto per i cosiddetti “diritti civili”, fregandosene dei “diritti sociali” e delle libertà conculcati dai governi da esso sostenuti, dopo avere ignorato i bisogni reali per inseguire fantasie ideologiche, dopo avere obbedito qualunque disposizione proveniente dall’estero, il PD ha dolorosamente scoperto nel 2022 che gli italiani hanno preso ben altra direzione.

Capiranno la lezione? Non credo. Qualche giorno fa un ex presidente della regione siciliana mi spiegava che l’insuccesso della sinistra è la sua mancanza d’identità, ovvero la mancata evoluzione verso una socialdemocrazia di stampo scandinavo. Ho spiegato al mio stupito interlocutore che quel partito è andato invece verso la sua naturale evoluzione: il partito radicale di massa, secondo una felice espressione del filosofo cattolico Augusto Del Noce (+1989).

Il Pd infatti è la versione massificata del Partito Radicale di Pannella, nato da un’alleanza tra cattolici “democratici” e comunisti, i quali non avendo più una visione organica e “profetica” dell’uomo e della società, hanno ripiegato sul “totale individualismo”, come lo chiamava Del Noce, raggiungendo così le punte più liberal del pensiero occidentale, soprattutto americano. In tale visione le masse che ancora si attardano fra i residui della cultura naturale (Dio, Patria, Famiglia) non possono che essere disprezzate e guidate da elité lungimiranti che le spingeranno verso nuovi “luminosi” destini. Il dramma del partito radicale di massa è che i popoli (non solo quello italiano) continuano a resistere alla pressione delle elité, esercitata con tutti i massmedia ed il potere finanziario di cui esse dispongono. E così essi perdono le elezioni. Ma non demorderanno!

Il sociologo Luca Ricolfi scriveva già 4 anni fa: «Quello di partito radicale di massa è un concetto che descrive a pennello l’evoluzione del comunismo dal Pci al Pd renziano. […] Il Pd è diventato una sorta di macchina per proclamare diritti, e anche un rifugio identitario per i ceti alti e medi, bisognosi di impegno per espiare la colpa di non essere poveri. Una mutazione che l’alleanza con la Bonino ha reso evidente, per non dire plateale. Ma a questo tipo di evoluzione (o involuzione?) ha contribuito anche una certa dose di stupidità autolesionista, una quasi inspiegabile incapacità di capire il punto di vista della gente comune» (La Verità, 11.3.2018).

E’ un’analisi sostanzialmente condivisa da comunisti come Stefano Fassina e Marco Rizzo. Aggiungiamo che in quel pentolone è confluita anche la sinistra “cattolica”, erede della DC, che  ha espresso uomini come Prodi, Letta, Renzi  e Franceschini. Essa ha perso la “fede”, ha sposato il buonismo filantropico  ed ha fatto un cammino parallelo a quello dei figli di Togliatti, dissolvendosi con loro nella marmellata del relativismo, sintesi e superamento delle passate ideologie. Infatti, allontanatasi da ogni prospettiva trascendente, la charitas cristiana non può che scadere in un antropocentrismo sempre più materialista e soggettivista. E’ quanto sta avvenendo anche all’interno della Chiesa.

E la musa ispiratrice, la madrina di tale evoluzione ideologica, chi volete che sia se non la sig.ra Emma Bonino? Non è stata rieletta, ma qualche ingenuo spera che ella si ritiri a vita privata?

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