Genitori quasi perfetti: la difficoltà di essere padri e madri

di Franco Olearo*

GENITORI QUASI PERFETTI: UNA RADIOGRAFIA IMPIETOSA SUL “MESTIERE” DI ESSERE PADRI E MADRI AL GIORNO D’OGGI

È sicuramente interessante scoprire dove sta andando la famiglia nel secondo decennio del XXI secolo e indubbiamente questo film del 2019 diretto da Laura Chiossone, disponibile su RaiPlay, ha voluto mostrarci, con ironia quasi grottesca, tipologie diverse di padri e madri alle prese con le tante difficoltà (anche se forse nel passato non lo erano affatto) che loro percepiscono per cercare di essere tali. La festa organizzata in casa sua da Simona, una donna divorziata, in occasione del compleanno di suo figlio Filippo (compie 9 anni) è l’occasione per conoscere vari modi per “vivere” la famiglia.

Se Simona si impegna ad accudire da sola il figlio Filippo, lo fa con molte insicurezze, al contrario dell’amica Sabrina che vede il suo impegno materno soprattutto come una menomazione della propria libertà. Unico caso di marito e moglie che si presentano insieme è quello di Aldo e Ilaria ma, come scopriremo più tardi (il tradimento di lui), non si possono considerare una coppia perfetta. Anche i due papà che accompagnano i loro figli hanno qualche problema da gestire: i metodi severi di Alessandro verso suo figlio e il desiderio di Paolo di intrattenere, divertendoli, i ragazzi dal momento che, come disoccupato, deve continuamente dimostrare di essere utile in qualche cosa. Un caso a parte è quello di Giorgia, che sa che la sua unione omosessuale non è compresa da alcuni dei presenti. Si tratta di tante fragilità che si ritrovano nello stesso appartamento (il film tradisce l’origine teatrale: Palloncini di Gabriele Scotti e Gianna Coletti) e interagiscono fra loro con falsa cortesia, perché sono troppi i giudizi (pregiudizi?) diversi che li separano riguardo al mestiere più vecchio del mondo. Viene spontaneo richiamare Carnage di Roman Polansky.

Se nel film di Polansky l’incontro fra due coppie di genitori (una deve chiedere scusa all’altra per le intemperanze del figlio ma poi tutto degenera in una violenta rissa verbale) serviva per smascherare la falsità e l’ipocrisia dei protagonisti, in questo film italiano tutti i personaggi sembrano fluttuare nell’aria, senza radici né certezze. Non ci sono solide basi coniugali sulle quali è stata costruita una famiglia. Non ci sono le esperienze dei propri genitori e dei nonni che sono state assorbite per sapere come si gestiscono con saggezza e sensibilità i propri figli. Ecco che certi comportamenti dei bambini sono visti con timore (lui e lei di 9 anni che si baciano a scuola, Filippo, per ballare, indossa uno sgargiante abito femminile…) e perfino i nuovi modi di comunicare via Internet diventano motivo di confusione. Alla fine, la giovane Luisa, chiamata alla festa per intrattenere i bambini, che ha scoperto di essere incinta, fa una positiva ma bruciante dichiarazione: «Io pensavo di non essere in grado di fare il genitore. Il mio fidanzato mi ha appena lasciata e sono incinta: però stando con voi, guardandovi, ho capito che sarà molto molto difficile fare peggio di quello che avete fatto voi con i vostri figli». Questo film è una radiografia impietosa sul mestiere di essere padri e madri al giorno d’oggi. Una denuncia che esprime almeno la tensione morale di spingere a fare di meglio. Una nota negativa è quella costituita dalla coppia lesbica che ha avuto un figlio tramite fecondazione eterologa: una pratica che viola gravemente i diritti del bambino che nasce. Gli autori però non hanno mancato di applicare a questa coppia di donne la loro ironia perché mostra che essere una coppia costituita da due donne ha i suoi vantaggi: ha provato prima l’una a restare incinta ma siccome non c’è riuscita, ha provato l’altra, questa volta con successo.

*redattore/editore del portale FamilyCinemaTv

    

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