L’orrore ideologico “verde” e la necessità di una educazione alla bellezza

di Gianmaria Spagnoletti

«VALE DI PIÙ L’ARTE O LA VITA?»: LA DOMANDA GRIDATA DAI DUE VANDALI DELLA NATIONAL GALLERY RIMETTE AL CENTRO L’EDUCAZIONE DI UN POPOLO ALLA BELLEZZA

Il “fattaccio”, cioè l’ultima eclatante protesta degli ambientalisti, è accaduto qualche giorno fa: alla National Gallery di Londra, due attiviste hanno lanciato salsa di pomodoro contro il quadro “I girasoli” di Vincent Willem Van Gogh (1853-1890), per poi urlare degli slogan.

Fortunatamente, il quadro era protetto da un vetro e ha riportato danni minimi. Meglio così, visto che già un altro quadro di Van Gogh con lo stesso soggetto era andato perduto durante la Seconda guerra mondiale: un po’ di prudenza ha permesso di evitare una ripetizione del disastro.

Colpisce che i vandali (non c’è termine più adatto) che in questo modo credevano di difendere l’ambiente, abbiano gridato: «vale di più l’arte o la vita?». Per me la risposta è ovvia: l’arte.

È proprio l’arte quello che ci ricorda che non siamo animali, che l’uomo è qualcosa al di là delle sue necessità biologiche.

La vita, a volte, non è altro che un susseguirsi di impegni; l’arte, invece, ci spinge a “volare alto”, indirizzandoci al bene, al bello, alla verità: tutte cose che forse, ultimamente, fanno storcere il naso.

Chissà se le ragazze che hanno compiuto quel gesto eclatante conoscono la vicenda di Van Gogh, il suo metodo di dipingere, la sua sensibilità religiosa (da giovane voleva diventare pastore) e la sua vicenda umana, che lo portò prima a mozzarsi un orecchio e poi a togliersi la vita. Forse non è stato loro insegnato.

Ma è proprio l’arte, che è un linguaggio universale, a insegnarci la meraviglia davanti a quel perfetto equilibrio di forme, luci, colori, ombre che è stato dato da Vincent van Gogh, che risponde al criterio della “proporzione aurea” che noi chiamiamo “bellezza”.

Una cosa che l’uomo riconosce per istinto e che sa creare fin dai tempi più antichi: pensate alle pitture rupestri di Altamira, a quei bufali disegnati talmente bene da fruttare al loro scopritore perfino l’accusa di aver messo in scena un colossale imbroglio. Eppure, in seguito si è verificato che erano lì da decine di migliaia di anni, a riprova che già nel Paleolitico l’uomo sapeva disegnare e sapeva astrarre, cioè andare oltre il suo semplice orizzonte.

Ora forse si vorrebbe far fare all’uomo il percorso inverso facendolo retrocedere nelle caverne ma come “cosa” materiale, senza spiritualità. Ma è proprio il senso di un “oltre”, che l’arte ci dà, a generare la meraviglia per la bellezza.

Per questo, trovandoci di fronte ai “Girasoli” o alla “Notte stellata” di van Gogh, il pensiero non va a quello che è “solo” un bel disegno con dei bei colori, ma al frutto della genialità di un uomo che, nel suo tormento, ha prodotto opere straordinarie, e che deve far dire: «Com’è bello questo quadro, com’era bravo van Gogh, e com’è bella la vita». Perché l’arte parte dalla vita e a essa ritorna, rendendola più bella e più nobile. Capire questo è fondamentale per cominciare la ricostruzione di tutto: come scrisse Dostoevskij, «la bellezza salverà il mondo».

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La sua difesa dell’arte è sicuramente da condividere in toto. Aggiungo solo che un grande artista e teorico dell’arte Kandinskj, che ha scritto questa frase molto illuminante:<>. È evidente la totale assenza di sentimenti umani nel gesto offensivo rivolto contro un quadro che nessuna colpa ha di esistere, piuttosto la sua esistenza qualifica la nostra !