Il ministro della giustizia ungherese: “dall’UE un attacco contro i governi conservatori di Ungheria, Polonia e Italia”

Il ministro della giustizia ungherese: “dall’UE un attacco contro i governi conservatori di Ungheria, Polonia e Italia”

di Giuseppe Brienza

INTERVISTA RILASCIATA NEGLI STATI UNITI ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI DI METÀ MANDATO (MIDTERM ELECTIONS) DAL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DEL GOVERNO ORBÁN JUDIT VARGA

«Lo vedete com’è lo schema di attacco nell’Unione europea?». A porre questa provocatoria domanda non è un giornalista, ma Judit Varga, ministro della giustizia nel Governo Orbán dal 2019. In occasione di un’intervista rilasciata a Bradley Devlin, notista politico della nota testata The American Conservative, che l’ha incontrata nella residenza a Washington dell’ambasciatore ungherese negli Stati Uniti, l’importante esponente del partito Fidesz ha aggiunto: «c’è un governo nazionale, come in Ungheria, Polonia e Italia, sovrano e conservatore, e viene immediatamente attaccato».

Preoccupata degli ostacoli e delle difficoltà che il suo Paese sta affrontando da decenni a causa di una Commissione europea d’impronta ideologica e tecnocratica, slegata dunque dalla tradizione e dall’eredità cristiana che ha prodotto tanti progressi nella storia del Vecchio continente, la guardasigilli ungherese giudica l’Europa del tutto cambiata rispetto alla fine della Seconda guerra mondiale. Durante un recente discorso tenuto a Washington per il think thank conservatore Heritage Foundation, il ministro ha spiegato come, durante il comunismo, il popolo ungherese abbia conservato un forte desiderio di libertà, ed è deciso quindi più di altri a reagire in qualsiasi modo alla riproposizione di forme anche nuove o finanziarie di oppressione o tirannia.

«Noi ungheresi – continua la Varga –, abbiamo vissuto sotto una dittatura, sappiamo cosa vuol dire essere impediti dall’esprimere liberamente la propria opinione. Se lo facevi venivi portato in prigione o torturato, oppure deportato in Siberia, nei Gulag. Si tratta quindi di un’esperienza davvero grave che abbiamo vissuto durante la nostra storia nazionale».

«È per questo che, quando l’Ungheria si è finalmente liberata dalle catene del comunismo, ci aspettavamo di trovare un mondo in cui ci fosse una vera libertà di espressione, di libero arbitrio, di opinione», aggiunge Varga. Ma non è questa l’Europa cui l’Ungheria si è trovata di fronte negli anni Novanta del secolo scorso.

L’UE a guida popolare e socialista che abbiamo scoperto dopo la caduta dell’imperialismo sovietico, infatti, afferma il ministro ungherese, era ed è dominata dal Politicamente corretto ed ora dalla “cultura woke” d’importazione liberal. Insomma, da «un’egemonia crescente che esercita pressioni sui politici nazionali, soprattutto a causa dei grandi media occidentali. Ma l’Ungheria non voleva passare da un tipo di egemonia all’altra. Noi volevamo sostituire la dipendenza subìta con l’indipendenza».

«Abbiamo sempre voluto tornare a casa, perché la nostra casa è l’Europa. Ma, poi, quando finalmente e legalmente, abbiamo potuto aderire, ci siamo resi conto che per l’UE la famiglia non era più la stessa, per questo ci stanno facendo pressioni per piegarci alla linea desiderata, soprattutto nell’ambito delle politiche di genere o relative all’immigrazione», ha concluso la Varga.

Nell’intervista è accumunato evidentemente il “trattamento” vessatorio finora riservato dalla Commissione di Bruxelles ai Governi “sovranisti” di Budapest e Varsavia con quello, in fase di approntamento, nei confronti del nuovo esecutivo italiano a guida centrodestra. Significative appaiono da questo punto di vista le dichiarazioni del ministro Varga proprio nell’imminenza delle elezioni statunitensi di metà mandato (midterm elections) nelle quali, come prevedono alcuni osservatori, i candidati vicini all’ex presidente Donald Trump dovrebbero avere la meglio, lanciando cos’ la campagna presidenziale 2024 del tycoon repubblicano.

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