Per evangelizzare questa società “vaccinata” contro il Vangelo occorre credere di più nell’Eucaristia

Per evangelizzare questa società “vaccinata” contro il Vangelo occorre credere di più nell’Eucaristia

di Nicola Sajeva

SENZA LA DOMENICA NON POSSIAMO VIVERE

Senza andare in ferie non possiamo vivere, senza il cellulare non possiamo vivere, senza la doppia casa, senza la doppia auto, non possiamo vivere, senza un’adeguata programmazione del fine settimana non possiamo vivere.

Siamo tutti pronti a raccogliere, più o meno passivamente, i coinvolgenti stimoli che ci invitano ad avere sempre di più, che ci invitano ad evadere dalla grigia quotidianità e a raggiungere i vari paradisi costruiti per tentare di riempire un vuoto, per placare una tensione, per bloccare, per un lasso di tempo più o meno lungo, tutti i processi involutivi innescati dall’insoddisfazione esistenziale.

L’attenzione di solito rivolta verso i bisogni materiali: le ferie, i telefonini, le case, le auto, il week-end, dovrebbe essere invitata a volgere lo sguardo e il cuore verso il cielo. E tutto questo sull’onda di una proposta coniata, messa a punto dall’uomo di oggi, ma sulle ali di un messaggio che ci arriva da molto, molto lontano nel tempo.

Senza la domenica non possiamo vivere: è stata un’espressione fiorita dalle labbra di 49 credenti che, durante le persecuzioni dei primi secoli, furono chiamati a dare una spiegazione del loro stare insieme per ricordare la passione, morte e risurrezione di Gesù. Il martirio dei 49 cristiani di Abitene, desidera trasmetterci tutto il valore della Domenica: Sine dominico non possumus!

Nel comandamento di santificare le feste dobbiamo scorgere le occasioni più importanti per fortificare la nostra fede. Non possiamo vivere spiritualmente se non riusciamo a scoprire nella celebrazione eucaristica domenicale “il luogo… dell’educazione missionaria della comunità cristiana”, come leggiamo nella lettera scritta dai Vescovi italiani in preparazione del XXIV Congresso eucaristico nazionale tenutosi a Bari dal 21 al 29 maggio del 2005. Non possiamo vivere, non possiamo crescere, non possiamo entrare nel ruolo di costruttori del Regno di Dio, non possiamo essere consapevoli della forza rivoluzionaria del Vangelo, non possiamo partecipare al mondo la gioia della risurrezione.

Troppe sono le forze che lavorano per ridimensionare il valore della domenica cristiana. Mentre l’industria del divertimento diventa sempre più prolifica e le occasioni per far festa si moltiplicano, l’uomo sembra aver smarrito il ‘perché’ e il ‘per chi’ festeggiare… In questa situazione è possibile che il giorno della festa perda il suo significato cristiano originario per risolversi in un giorno di puro riposo o di evasione, nei quale l’uomo, vestito a festa, ma incapace di far festa, finisce con il chiudersi in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il cielo.

Per i credenti è l’ora della verità: vivere recuperando la ricchezza propositiva della domenica o morire non riuscendo ad espellere le tossine che un cristianesimo di facciata va accumulando inevitabilmente. Ieri i cristiani di Abitene nell’Eucaristia hanno trovato la forza di affrontare il martirio, oggi niente è cambiato e i persecutori di Cristo, con immutata determinazione, usano mezzi più sofisticati e subdoli.

Durante una conferenza, qualche tempo fa, Sua Eminenza il Cardinale Angelo Comastri così concludeva: “Oggi tutti ci chiediamo cosa possiamo fare per evangelizzare questa società sorda e apparentemente vaccinata contro il Vangelo. E se cominciassimo a credere di più nell’Eucaristia? E se offrissimo uno spettacolo di unità e di solidarietà partendo proprio dall’Eucaristia? Tante persone si farebbero pensose e ci chiederebbero: Dove trovate la forza per vivere così?”.

Perché il cristianesimo non riesce più a caratterizzare la nostra società? Perché la celebrazione dei sacramenti non riesce a rappresentare una vera esperienza di fede? Perché le feste religiose non disdegnano di vestire i panni di mere manifestazioni folcloristiche? Perché il tasso di fede, nell’aria che respiriamo, ha raggiunto preoccupanti limiti di guardia?

A tutte queste domande la Chiesa risponde con la proposta di rivitalizzare la domenica. L’esempio dei 49 martiri di Abitene suggerisca alla nostra coscienza la giusta riflessione.

 

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