Corse a ostacoli per il Governo Meloni? Ma l’Italia non ha più bisogno di tutori stranieri…

di Giuseppe Brienza

IL GOVERNO ITALIANO CERCA DI TORNARE SOVRANO, NONOSTANTE MACRON, L’UE E IL PNRR… QUESTO IL FOCUS DEL NUOVO NUMERO DELLA RIVISTA DI CULTURA E POLITICA “IL BORGHESE

Il “Five-four-three-two-one” dell’Unione Europea con la pistola puntata alla tempia della premier Giorgia Meloni sulla copertina di Alessio Di Mauro per “Il Borghese” di novembre e la scritta: “Conto alla rovescia: Governo al via”!

I principali commenti della rivista pubblicata dall’editore Pagine, infatti, sono tutti dedicati al boicottaggio di Bruxelles ed alle condizioni-capestro imposte dal PNRR all’Italia governata per la prima volta nella sua storia repubblicana dalla Destra.

Come osserva il direttore Giuseppe Sanzotta nell’editoriale, lo scorso 25 settembre «non c’è stato alcun colpo di Stato, ma si è votato e gli elettori hanno scelto da chi farsi rappresentare in Parlamento. Nessuno può pensare che qualcuno al governo voglia resuscitare il fascismo, così come nessuno sano di mente poteva pensare che i governi con il Pd avessero in programma la repubblica dei soviet. Talvolta si cerca di alimentare la paura quando non si è in grado di contrapporre una visione alternativa credibile. Letta ha provato a mettere in piedi una sorta di unità antifascista, un CLN degli anni 2000 e si è visto com’è andata a finire».

Nel prosieguo del suo fondo Sanzotta avverte quindi che il nostro Paese non avrà più «bisogno di tutori stranieri» né di «esami di maturità». Soprattutto, però, non accetterà più «quel senso di superiorità che taluni manifestano senza pudore nei confronti degli italiani. È grave che questi atteggiamenti, che abbiamo visto dopo la vittoria elettorale di Giorgia Meloni, non suscitino sempre una reazione corale. L’Italia sa badare a sé stessa, è parte della Ue, anzi è uno dei Paesi fondatori, e questa collocazione non è messa in discussione da alcuno».

Naturalmente nessuno dei politici che ha vinto le elezioni del 25 settembre ha la bacchetta magica, «ma questo gli elettori lo sapevano – conclude l’editoriale –. Se hanno scelto di votare a Destra non lo hanno fatto per scelta ideologica o promesse irrealizzabili, ma perché hanno avuto la convinzione che soltanto quello schieramento e quella leader sarebbero stati in grado di affrontare una situazione così delicata» (Giuseppe Sanzotta, È l’ora dei fatti, Il Borghese, n. 10 – ottobre 2022, p. 3).

Segue l’articolo del filosofo Hervé Cavallera, ordinario di Storia della pedagogia all’Università del Salento, che richiama l’esigenza per la nuova classe politica uscita dalle urne di lavorare non solo sui temi che riguardano il presente, ma anche su quelli che rimandano a prospettive più ampie. Sotto il profilo squisitamente sociale, infatti, una delle questioni da affrontare prioritariamente riguarda lo scollamento tra scuola e società. Il compito della “pubblica istruzione”, oltre che la trasmissione di alcuni saperi giudicati fondamentali, dovrebbe ritornare a perseguire l’obiettivo generale di contribuire a formare (con la famiglia) ragazzi e ragazze dotati di coscienze responsabili.

Nel pezzo, intitolato “Scuola e società, un rapporto da rifondare” (p. 25), Cavallera richiama in primo luogo quel dualismo radicale che, da almeno mezzo secolo, vede da una parte la «scuola attenta – quando vada bene – alla formazione di competenze (il saper fare), ma del tutto disattenta alla formazione di coscienze responsabili» e, dall’altra la società pervasa da «un dilagante individualismo, una soverchia attenzione nel giustificare e nel legittimare ogni modalità di comportamento, tanto che sui social si può leggere di tutto e in continuazione avvengono scontri intorno ad affermazioni di opinionisti d’accatto».

Fra i numerosi contributi storico-politici contenuti nel numero in corso della rivista, segnaliamo quello di Italo Inglese che, riflettendo sulle sfarzose esequie celebrate il 19 settembre 2022 nell’Abbazia di Westminster per la morte della regina Elisabetta II, osserva come tale sensibilità per lo spettacolo, in realtà, «non ha radici antiche essendosi incardinata solo dopo i sessanta anni del regno della regina Vittoria, contrassegnati dalla sua prolungata vedovanza e da una grigia sobrietà. Suo figlio Edoardo VII inaugurò il nuovo corso, che vige tuttora, più incline a evidenziare gli aspetti esteriori e appunto spettacolari della monarchia».

Si chiede pertanto il giornalista se e per quanto ancora il popolo continuerà a rispettare una dinastia che si è così allontanata dall’immagine tradizionale della monarchia britannica, simbolo di stabilità e continuità, per dar luogo ad «un’istituzione in larga parte essenzialmente simbolica e decorativa» (Italo Inglese, La monarchia inglese: continuità della tradizione, p. 40).

Marcello Veneziani dedica la sua rubrica mensile Ultimatum all’analisi degli umori sotterranei degli Italiani di oggi. Nel pezzo, intitolato “La fiamma dello scontento”, l’editorialista e scrittore ne identifica tre categorie: i conformi, gli incontentabili e gli scontenti.

I primi, rileva Veneziani, «sono coloro che accettano lo stato di cose o ne sono direttamente agenti e funzionari, non discutono sui poteri e sui condizionamenti, si adeguano ai canoni dominanti del momento e si accontentano di vivere in questo modo, diffidando di ogni cambiamento. Gli incontentabili sono coloro a cui non va mai bene nulla, qualunque forma di potere o qualunque risposta al potere, sono subito propensi a bocciarla e a criticarla, ritenendo che “uno vale l’altro”, tutti fanno parte dello stesso piano nefasto. Gli scontenti invece sono coloro che non si riconoscono nel presente e nella sua dominazione, lo contrastano, ma vorrebbero cambiare le cose, pur sapendo di andare incontro a delusioni, e rendono attivo il loro scontento» (p. 80).

Per ulteriori informazioni sulla rivista “Il Borghese” ci si può collegare al sito della casa editrice www.pagine.net oppure chiedere direttamente una copia-saggio scrivendo una mail a: segreteriaredazione.ilborghese@pagine.net.

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