“Sdoganare la pornografia”: l’ennesima follia arriva da un chierico tedesco

di Emanuela Maccarone

IN UNA SOCIETÀ IPER SESSUALIZZATA, QUALCUNO VORREBBE CHE LA CHIESA RICONSIDERASSE LA SUA POSIZIONE SULLA PORNOGRAFIA

Padre  Hermann Backhaus, psicologo e membro del Centro di consulenza ecclesiastica  di Münster, ha recentemente rilasciato un’intervista al ‘Katholisce.de’, organo online della Conferenza episcopale tedesca, nella quale ha espresso il suo parere sull’uso della pornografia da parte del clero.

Non condividendo il recente monito espresso da Papa Francesco, con  il quale il Pontefice ha definito la pornografia come la “tentazione che indebolisce l’anima”, Backhaus ha sostenuto l’idea che per i celibi “ il consumo di rappresentazioni sessuali esplicite può avere un effetto di sollievo”.

Secondo il chierico tedesco, visto che i sacerdoti e religiosi fanno parte della nostra società e oggigiorno la pornografia è direttamente e facilmente accessibile a tutti tramite Internet, “diventa difficile bloccarla quando il consumo non è più controllabile”.

Secondo Backhaus l’associare il diavolo alla pornografia è stata “un’affermazione forte da parte del Pontefice”. Come psicologo, “non giudico né condanno il consumo di pornografia. Il fatto che esista la pornografia, il consumo di pornografia e la dipendenza da essa è un fatto per me con cui dobbiamo fare i conti”.

Secondo Backhaus la Chiesa dovrebbe eliminare il “sensazionalismo” su questi temi. “Sono normali nella nostra società”, vista anche “l’eccessiva sessualizzazione sociale che ha reso consueto, anche per molti chierici, avere esperienza di pornografia”.

Bisognerebbe ricordare a Padre Backhaus che le verità della fede cattolica ci forniscono le delucidazione utili  a capire che, nonostante l’uomo sia fragile, si ha la capacità dell’auto dominio così da non soccombere alla schiavitù delle passioni.

San paolo, in Corinzi 1,19, ci interroga con questa domanda: “non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?”.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, riguardo al VI° comandamento, e in particolare alla pornografia, si legge che essa “offende la castità (…). Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché l’uno diventa  per l’altro oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri nell’illusione di un mondo irreale (…)”.

Il Catechismo descrive la castità quale rimedio efficace per il dominio sulle passioni. Nel testo si può leggere che “la castità richiede l’acquisizione del dominio di sé che è pedagogia per la libertà umana. L’alternativa è evidente: o l’uomo comanda  alle sue passioni e consegue la pace, oppure si lascia asservire da esse e diventa infelice”.

Nel Catechismo per gli adulti, in aggiunta, si legge che l’uomo giunge a un corretto sviluppo della sessualità attraverso la castità quale “premessa per vivere degnamente sia il matrimonio che la verginità consacrata”.

A tal fine, il Catechismo della Chiesa cattolica specifica che la castità si può perseguire attraverso un’altra importante virtù, ossia la temperanza “che mira a far condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana”.

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