La fluidità uccide l’identità

di Matteo Castagna

OGNI CATTOLICO NON PUÒ ESSER CONTENTO DI UNA SOCIETÀ CHE GLI IMPEDISCE DI ESSERE UN VERO POLITICO…

«Non è la rabbia né l’odio e nemmeno il narcisismo, come invece si sente ripetere, la molla che spinge verso un atteggiamento negativo e ribelle, ma qualcosa di più profondo che li precede. Si tratta di uno stato d’animo personale ed epocale, che solo dopo muta in protesta e in rancore: la scontentezza. A lungo il potere ha puntato sulla rassegnazione, sull’accontentarsi delle persone. Poi è passato a veicolare l’insoddisfazione permanente, la voglia di essere, fare e avere altro, per asservirci tramite i consumi e renderci dipendenti. Ma la scontentezza è sfuggita di mano e si è fatta malcontento…».

Il malessere che ci corrode ci fa sentire continuamente inappagati e così arricchisce la fabbrica dei desideri. In particolare in Italia, hanno grandi responsabilità tutte le autorità secolarizzate, che spingono a immaginare sempre nuovi altrove, che sollevano da ogni responsabilità, finendo per ignorare la realtà, che oggi però presenta il conto. Se La Cappa affrontava l’emisfero che grava sulle nostre teste e ci opprime, qui Marcello Veneziani racconta «l’altra metà, l’emisfero in basso, nel quale viviamo noi, gli scontenti. Lo scontento è una fiamma che ci arde dentro, brucia e illumina, ci divora e ci fa vivi. Il mondo si regge su chi accetta la sorte ma cammina sulle gambe degli scontenti» (“Scontenti, perché non ci piace il mondo in cui viviamo”, Marsilio Editori, Venezia 2022).

A prescindere dal fatto che una parte del popolo omologato è infelice perché, comunque, sopporta con fatica la rassegnazione, gli scontenti sono coloro che, attraverso l’osservazione della realtà, usano la retta ragione ed il discernimento per reagire al dato acclarato che non piaccia il mondo in cui viviamo. L’uomo integrale non può esser contento in una società che gli impedisce di essere un vero Politico, cioè colui che amministra la res publica per il bene comune, un animale sociale, perché in mille modi viene distrutta ogni forma di comunitarismo, un religioso perché l’ateismo di Stato e l’immoralità sono leggi e parte costituente della vita d’ogni giorno, un guerriero perché il pacifismo progressista è una branchia del culto buonista post-moderno, che rende amebe, è ipocrita quanto assurdo e innaturale.

La fluidità uccide l’identità. E l’uomo integrale senza identità si sente sconfitto dal sistema, divenendo scontento. Da scontento, allora, passa ad essere ribelle, cioè all’azione militante cui è portato per esasperazione. Furbo il potere. Soggiogare, in democrazia, è molto più facile, subdolo e sottile perché nascosto da un paravento di libertà ufficiale, che il soffio degli uomini liberi fa cadere con il sorriso. L’obiettivo del Nuovo Ordine Mondiale è piegare gli scontenti, facendo leva sulle loro debolezze umane, per riportarli nell’alveo dei rassegnati omologati.

Poiché tra gli scontenti del mondo e del suo futuro esiste un manipolo di cattolici che riconosce gli errori e non vuole piegarsi ai diktat di un mondo che li vorrebbe sudditi e che, quindi, li vorrebbe indurre all’apostasia per farli inginocchiare davanti al Vitello d’Oro ad adorarlo, è necessaria la ribellione del figlio della Chiesa, nelle forme dovute, che si trovano nella vastità degli insegnamenti di teologia morale. La consapevolezza che la pienezza della felicità è riservata esclusivamente alla vita futura, funge da stimolo a meritarsela, con le buone opere, secondo i Dieci Comandamenti, le virtù teologali e cardinali, i precetti della Chiesa. Abbiamo, dunque, una prima consapevolezza che consiste nella responsabilità di dover meritare il Paradiso attraverso il raggiungimento di una felicità relativa, costituita dalla conoscenza e amore di Dio, dall’esercizio delle virtù, che pur rimanendo imperfetta, supera di gran lunga ogni altra forma di gioia umana. Molti cercano la felicità nei beni materiali e nei piaceri.

L’uomo è troppo grande per poter trovare la vera, sia pure relativa felicità, in queste cose“, leggiamo nel Dizionario di Teologia Morale del Card. Roberti e di Mons. Palazzini rieditato da Effedieffe nel 2019. La forza di ribellarsi alla Sovversione, che rende scontenti i buoni e appaga falsamente i cattivi, va ricercata nel Vangelo. Chi non ce la fa, deve procedere secondo l’ordine naturale, senza farsi condizionare dalle sirene del vizio, chiamato dai transumanisti “diritto”.

Mala tempora currunt, certamente, ma la Croce resta salda mentre il mondo gira (sed stat Crux dum volvitur orbis!). “Ti era necessario il legno della sua umiltà – nota Sant’ Agostino –. Infatti ti eri gonfiato di superbia ed eri stato cacciato lontano dalla patria; la via era stata interrotta dai flutti di questo secolo, e non c’è altro modo di compiere la traversata e raggiungere la patria che nel lasciarti portare dal legno. Ingrato! Irridi a Colui che è venuto per riportarti di là. Egli stesso si è fatto via, una via attraverso il mare. È per questo che ha voluto camminare sul mare, per mostrarti che la via è attraverso il mare. Ma tu, che non puoi camminare sul mare come lui, lasciati trasportare da questo vascello, lasciati portare dal legno: credi nel Crocifisso e potrai arrivare”.

È necessario però anche “portare la croce e seguire il Signore – come ricorda san Gregorio Magno (540-604) – che significa dominare la carne e avere compassione del prossimo, sentendo i suoi bisogni come se fossero propri, per vero zelo della beatitudine. Chi fa ciò solo con fine umano, porta la croce, ma non segue il Signore”.

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