“Ordinare ad Bonum”, arriva il Manifesto del Movimento Giusnaturalista Italiano

di Angelica La Rosa

IL GIUSNATURALISMO CLASSICO “ACCOGLIE QUELLA VISIONE DELLO STATO CHE, PUR PARTENDO DA UN’AUTONOMIA NEI CONFRONTI DELLA LEGGE SOPRANNATURALE, RICONOSCE LA LEGGE NATURALE E SI COSTRUISCE ‘ORGANICAMENTE’ (ANCHE DA CIÒ LA DEFINIZIONE DI ‘STATO ORGANICO’) SU QUESTO RICONOSCIMENTO”

“Il giusnaturalismo classico è una corrente filosofica di pensiero in base alla quale il dover essere, ossia l’agire dell’uomo e le sue azioni politiche e giuridiche, derivano dall’essere in quanto ogni ente, per natura, ha inscritti in sé i fini teleologicamente connessi con la sua essenza. Per il giusnaturalismo classico la negazione dell’essenza, ciò che rende un ente quello che è, conduce alla cancellazione di ogni differenza, ponendosi in netto contrasto con l’evidenza della realtà”.

Comincia così “Ordinare ad Bonum”, il Manifesto socio-culturale, politico-giuridico, lanciato dal neonato Movimento Giusnaturalista Italiano. A firmare il documento, al momento, sono gli avvocati Filippo Borelli (del Foro di Verona) e Paolo Menarin (del Foro di Vicenza), e i docenti Lorenzo Maria Pacini (UniDolomiti) e Daniele Trabucco (UniDolomiti e Unib/Indef).

L’avv. Paolo Menarin

“Il giusnaturalismo è ricerca e scoperta dell’essere, di ciò che è e che non è possibile che non sia. Ritiene che una sola idea sia innata, l’idea dell’essere, intesa non come una semplice struttura della nostra mente, ma come dotata di un suo contenuto oggettivo. L’idea dell’essere ci è nota per intuizione, è presupposto di qualsiasi conoscenza e condizione di Verità. Dalla sola idea dell’essere derivano le idee pure (unità, numero, possibilità, necessità, immutabilità, assolutezza) e i principi primi del conoscere (di cognizione, secondo cui l’oggetto del pensiero è l’essere; di non contraddizione; di sostanza; di causa). Tutte le altre idee sono frutto della “percezione intellettiva”, cioè dell’atto con cui, coniugando l’idea dell’essere con i dati sensibili giudichiamo esistente il sentito”, aggiungono coloro che hanno lanciato l’iniziativa.

Il professor Lorenzo Maria Pacini

 

“Il giusnaturalismo riconosce che la legge è quella cosa che appartiene alla ragione, il cui fine è il Bene Comune, e dunque dettame della ragione pratica presente che il governante assume per governare una comunità. In tal senso, ogni legge e nel complesso tutto l’ordinamento giuridico deve essere ordinato al Bene dell’intera società, che è il fine stesso della politica così come insegnata dai grandi maestri del passato. Per il giusnaturalismo classico ogni azione, ogni legge, ogni comportamento deve rispecchiare la giustizia (ius-titia) intesa quale ordine naturale delle cose. Pertanto, esso sarà valido nella misura in cui è giusto. La legge naturale è la parte di legge eterna che s’irradia nella ragiona umana e, dunque, conoscibile e studiabile. La legge positiva non è negata, ma è servente rispetto alla legge naturale, assumendo una funzione ordinatrice e coadiuvante alla realizzazione integrale dell’essere umano. Per il giusnaturalismo classico, attraverso il riconoscimento della legge naturale, si ribadisce che l’essere umano è sostanza individuale di natura razionale, ontologicamente precedente ad ogni ordinamento positivo e custode in sé della legge naturale. Poiché la sostanza è esistenza in sé e l’atto di essere è il primo e radicale della sostanza individuale, la vita umana è sacra dal suo inizio fino al suo termine naturale, e portatrice di dignità essenziale che si pone come fine, mai come mezzo. L’uomo nasce e rimane libero ed il fine dello Stato è la tutela e la conservazione dei diritti naturali dell’uomo. Per il giusnaturalismo classico la politica deve mantenere il primato sull’economia e la finanza, così come le scienze dello spirito sono superiori a quelle della tecnica, in quanto è la politica a definire e dirigere la realizzazione del Bene della società e, di conseguenza, nessuna conoscenza strumentale e nessun interesse accessorio deve usurparne il primato, pena la sovversione dell’ordine naturale e la perversione dei sistemi sociali”.

Il costituzionalista Daniele Trabucco e l’avvocato Filippo Borelli

 

Secondo Borelli, Menarin, Pacini e Trabucco, nell’ottica della piena realizzazione della natura umana, “per il giusnaturalismo classico il lavoro si pone non come fine ma come strumento, la cui importanza è inferiore alla dignità umana. Fondamento dello Stato non è il lavoro ma l’essere umano, che è politico per natura e che si riunisce in società per realizzare il fine della propria esistenza. Da ciò ne deriva che nessuna legge positiva, anche nell’ambito dell’economia, debba andare contro l’essere umano, bensì deve concorrere al Bene individuale e comune. Per il giusnaturalismo classico l’ordinamento giuridico statale non è il fine, ma il mezzo con il quale la persona umana realizza la sua essenza. Pertanto, esso respinge ogni concezione del c.d. Stato etico per cui, non riconoscendo alcun limite fuori di sé, diventa esso stesso fonte della morale. È proprio, invece, la legge naturale che pone l’uomo come fine dello Stato e non a servizio di esso. Si tenga ben presente, infatti, che il totalitarismo è appunto il ritenere che l’uomo sia in funzione dello Stato e non viceversa”.

I quattro promotori di “Ordinare ad Bonum”, il Manifesto del Movimento Giusnaturalista Italiano, concludono spiegando che il giusnaturalismo classico accoglie quella visione dello Stato che, pur partendo da un’autonomia nei confronti della legge soprannaturale, riconosce la legge naturale e si costruisce “organicamente” (anche da ciò la definizione di “Stato organico”) su questo riconoscimento.

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