Il dissesto idrogeologico? Colpa della denatalità

di Pietro Licciardi

MONTAGNE E CAMPAGNE SI SPOPOLANO E NON C’E’ PIÙ NESSUNO A FARE MANUTENZIONE DEL TERRITORIO

A Ischia ancora si scava tra le macerie delle case abbattute dal fiume di fango che si è riversato sull’abitato di Casamicciola e puntualmente si è aperta la polemica sulle responsabilità del disastro. Sul banco degli imputati, tanto per cambiare, l’abusivismo edilizio, che sarebbe praticato soprattutto al Sud. 

Purtroppo è senz’altro vero che in Italia si costruisce forse troppo e senza criterio, non soltanto al Sud, ma quello dell’abusivismo sembra un comodo capro espiatorio per evitare di porsi alcune domande. Una riguarda la disinvoltura con la quale certe amministrazioni locali concedono licenze edilizie o avviano lavori pubblici senza alcun criterio. Il motivo? Forse perché qualche assessore ha intascato bustarelle, forse per avere in cambio voti o semplicemente perché ci sono amministrazioni incompetenti che invece di ben amministrare trovano più comodo lucrare sui permessi per dare ossigeno a bilanci perennemente in rosso.

Ma le tragedie non accadono solo al Sud. Si pensi a quel che periodicamente succede a Genova o anche alla tragedia che ha colpito Livorno nel 2017. Lì i controlli sugli abusi sono rigidi. In questi casi si deve probabilmente ringraziare chi in passato ha con troppa disinvoltura concesso sanatorie per far fare cassa all’erario, rendendo “legali” case e condomini tirati su anche dove non si doveva, ma soprattutto i Comuni, che hanno irresponsabilmente coperto fiumiciattoli e rivi per far posto a strade o parcheggi o che hanno soldi da spendere per i gay pride e altre manifestazioni di dubbia utilità ma non per la manutenzione degli alvei dei corsi d’acqua.

Una comoda scusa per eludere la questione è adesso anche il cambiamento climatico, responsabile di fenomeni metereologici estremi e “imprevedibili”, dimenticando che tali fenomeni ci sono sempre stati. I più giovani si rinfreschino la memoria facendosi un giro su Youtube dove ci sono le drammatiche immagini dell’alluvione del polesine nel 1951 o di Pisa e Firenze devastate dall’esondazione dell’Arno nel 1966. 

Una delle cause del nostro dissesto idrogeologico più dell’abusivismo è semmai il drammatico calo demografico che ha spopolato le campagne, i borghi rurali e soprattutto le montagne. Morti i vecchi, che sapevano dove si poteva costruire le case e dove no conoscendo il territorio a menadito, a prendersi cura dell’ambiente non c’è più nessuno; men che meno i sedicenti “verdi”, che volentieri pontificano dai loro comodi appartamenti di città, ben climatizzati e a due passi dai supermercati, magari a “chilometro zero”.

A far fuggire i giovani in città una volta era la povertà e la durezza del lavoro in campagna e montagna ma oggi sono in tanti ad aver riscoperto i vantaggi di una vita rurale, che può dare soddisfazioni anche dal punto di vista economico e un ritorno sarebbe possibile. Purtroppo i governi che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi non sono mai stati capaci di politiche lungimiranti, sempre in bilico tra la voglia di industrializzazione, col conseguente inurbamento, e l’assistenzialismo col risultato che i miliardi che si sarebbero potuto investire in politiche produttive di sostegno alle attività agricole e montane sono stati sperperati inutilmente nelle inefficienti comunità montane – ricettacolo di clientelismi e sprechi – o in opere di risanamento post-alluvioni e frane.

Tuttavia oggi, se anche vi fosse un rinsavimento da parte della politica mancherebbero probabilmente le braccia. Così là dove c’era l’uomo, con la sua sapiente opera di terrazzamento, ripulitura e manutenzione del sottobosco, dragaggio dei corsi d’acqua è arrivato l’abbandono e con esso le frane e le piene, che dopo aver raccolto ogni sorta di materiale a monte scaricano sui centri abitati tonnellate di legname, massi e rifiuti facendo saltare argini e ponti. Rassegniamoci pertanto ad altre dieci, cento Casamicciola, esito inevitabile dell’irresponsabile tentativo di disinnescare la fantomatica “bomba” demografica.

 

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