John Kleeves (Stefano Anelli): controverso ma intrigante scrittore degli Stati Uniti e dell’American Way of life

di Vincenzo Silvestrelli

LA LETTURA DEI LIBRI DELLO SCRITTORE ITALO-AMERICANO STEFANO ANELLI (1948-2010) OFFRE AMPI SPUNTI DI RIFLESSIONE E AIUTA A INTERPRETARE, IN UNA PROSPETTIVA UNITARIA E ORGANICA, CERTI FATTI E INTERPRETAZIONI DELLA VICENDA STORICA E POLITICA DEGLI STATI UNITI

Stefano Anelli, conosciuto con lo pseudonimo di John Kleeves (1948-2010), è stato un italo-americano che ha studiato approfonditamente la storia e la società degli Stati Uniti e l’American Way of life. Ha avuto una morte tragica, che ha dato adito a molte ipotesi, anche di carattere criminologico.

Anelli era un ingegnere che lavorò a lungo negli Stati Uniti. Iscritto al Partito comunista USA, tornato in Italia provò a far pubblicare le sue opere da case editrici di sinistra ma non ottenne risultati. Riuscì invece a pubblicare grazie alla casa editrice Il Cerchio di Rimini, specializzata nella spiritualità e nella storia medievale. Anelli ha firmato anche diversi articoli per il quotidiano della Lega Nord “la Padania” ed è stato citato da Umberto Bossi nel periodo della guerra fra NATO e Serbia. Dalle sue esperienze e collocazioni è nata una storiografia originale che esamina i singoli elementi partendo dalla ispirazione fondante degli Stati Uniti e mostrandone la sua coerenza e perduranza nel tempo.

Un suo libro particolarmente interessante è “Un paese pericoloso”, disponibile oggi liberamente in rete. È una storia degli Stati Uniti che parte dalla colonizzazione inglese del XVI secolo. Anelli vi esprime un giudizio insolito: gli Stati Uniti, attualmente la nazione più affermata del mondo, non sono in realtà ben conosciuti. «Ben poco di ciò che all’estero si sa degli USA – ha scritto – corrisponde esattamente alla verità. Di loro si sa tutto, ma sempre, in ogni caso, in maniera più o meno distorta, incompleta, fuorviarne. Soprattutto è travisato il senso della realtà americana nelle sue manifestazioni all’interno e all’estero».

Anelli indica due motivi per questo travisamento. Il primo è la mancata comprensione del fatto che gli Stati Uniti rappresentano una civiltà a sé stante, nata da quella europea ma caratterizzata da un senso “teologico” del denaro Almighty Dollar, il dollaro Onnipotente, molto peculiare e legato alla origine calvinista della colonizzazione nordamericana. La Costituzione del 1776 è dunque una espressione di questa colonizzazione che già aveva centocinquanta anni di storia e va vista non come un atto fondante degli States ma come l’espressione di una oligarchia che già aveva diretto la colonizzazione. I nuovi arrivati avevano una religione influenzata dall’Antico Testamento e si vedevano come il nuovo popolo eletto (i coloni inglesi) fra i cananei (gli indiani). La ricchezza era per loro il segno della predilezione divina.

Un secondo motivo di scarsa comprensione degli Stati Uniti nel mondo contemporaneo è dato dalla scelta del Governo di Washington di organizzare un sistema di propaganda che ha sempre presentato in un certo modo la società USA e cercato di rendere “accettabili” le motivazioni delle guerre promosse per lo più per motivi economico-commerciali. La propaganda USA è sostenuta da una agenzia governativa, l’USIA, fondata nel 1953 e deputata a curare l’influenza americana nei media e sulla stampa internazionale. Il “nome proprio” della propaganda a stelle e strisce, secondo Anelli, è il sistema Hollywood, una gigantesca macchina che funziona con investimenti privati ma ha la stessa funzione dell’Istituto Luce nel ventennio fascista e della cinematografia comunista durante il periodo dell’Unione sovietica.

Le politiche dell’agenzia USIA, ora integrata nel Dipartimento di Stato, sono state illustrate nel libro “Vecchi Trucchi. Le strategie e la prassi della politica estera americana” dello stesso autore. Leggendo il libro si potrà avere una completa disanima di alcuni elementi poco noti della storia americana. In primo luogo la preoccupazione originaria per i mercati orientali che furono la ragione economica della colonizzazione inglese e che sono sempre stati il leit motiv della politica di espansione a stelle e strisce. Questa ricerca dell’oriente portò allo sterminio degli indiani, tutelati parzialmente dalla Corona britannica, alla guerra civile, alla corsa al West, al contrasto con la Russia già dal periodo zarista.

Per quanto riguarda la politica interna Anelli indica la grande persistenza del sistema oligarchico negli Stati Uniti, caratterizzato dal potere di una ristretta élite di ricchi e dalla sostanziale esclusione delle classi più povere. Il sistema elettorale USA risulterebbe inaffidabile e corrotto agli europei come abbiamo potuto vedere nelle recenti elezioni.

 

 

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Stefano Anelli non fu solo un semplice ingegnere durante la sua permanenza negli USA. Per 20 anni lavorò nel complesso militare-industriale. Non solo, sua moglie era ufficiale dell’US ARMY, e negli ultimi tempi della loro unione era passata nell’Intelligence, sempre nell’esercito.
Stefano Anelli fu ucciso con quella inscenata dell’omicidio-suicidio della nipote. Non a caso poco tempo prima dell’operazione “primavere arabe”. Operazione condotta dal Pentagono con la consulenza del maggior studioso contemporaneo della Difesa Popolare Nonviolenta, il Prof. Gene Sharp. Anelli, agli occhi dei mandanti che lo fecero assassinare (non a caso in una modalità in modo da screditare totalmente il suo passato e le sue opere di analisi geopolitica e storica), si era spinto troppo oltre nel disvelare retroscena celati dell’affare Marco Pantani, della vera natura degli USA, del ruolo di Hollywood. Non a livello teorico ma descrivendo nel dettaglio strutture come la USIAA (30000 dipedenti).