Il vescovo Savino: “anche l’Ucraina ha le sue responsabilità”

di Bruno Volpe

CONFLITTO RUSSO-UCRAINO, MONSIGNOR FRANCESCO SAVINO, VESCOVO DI CASSANO ALLO JONIO E VICE PRESIDENTE DELLA CEI PER IL SUD: “CON LA CORSA ALLE ARMI E GLI ARMAMENTI DI UNA DELLE PARTI NON NE USCIREMO”

“Io sono stato in Ucraina e ho avuto modo di vedere il disastro, la situazione tragica. È una situazione che si è incancrenita per la ingordigia degli uomini. Facciamo nostre le lacrime del Papa, ci auguriamo che siano lacrime generative di pace”.

Lo dice in questa intervista il bitontino Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio, vice presidente della Cei per il Sud.

Commentando l’iniziativa di preghiera della CEI a Bari, sulla tomba di San Nicola, Mons. Savino si augura che la pace possa scaturire anche “sulla tomba di Nicola, santo caro a russi ed ucraini. Sognare la pace, volerla, non è un desiderio folle, ma ancorato alla buona volontà”.

Eccellenza eppure si continua a combattere…

“La soluzione, e lo dico senza retorica, non è il riarmo di una delle parti in causa anche se è innegabile che vi sia un aggredito e un aggressore. A mio avviso sia il presidente Putin che il capo di Stato dell’Ucraina dovrebbero sedersi ad un tavolo con altri convitati di pietra, penso al capo di Stato della Cina o a quello degli Usa, per trovare una soluzione. In realtà questo conflitto nasce da volontà di egemonia, dalla brama di potere e mi spaventa l’eventualità che possa degenerare in un conflitto nucleare. Si dice che è un pericolo esagerato, ma nessuno può escludere questa eventualità. Davvero mi auguro che non si arrivi alla scelta nucleare”.

Perché avete scelto di pregare per la pace nella Bari di San NIcola?

“Non è un fatto sentimentale, ma fa parte dei simboli, a volte le scelte valgono più delle parole. Nicola lo prendiamo come simbolo che vale sia per i russi che per gli ucraini. La Chiesa ha scelto San Nicola per questa ragione, come simbolo, utile e decisivo – si spera – nel dire di no a questa crisi e guerra sacrilega. Mi piace ricordare una frase profonda che mi sembra adeguata a questa situazione: il sonno delle ragione genera mostri”.

Come ne usciremo?

“Sono del parere che sicuramente con la corsa alle armi e gli armamenti di una delle parti non ne usciremo. La opzione corretta al contrario è il dialogo, la diplomazia, questa è la vera exit strategy”.

Il Papa del resto è stato chiaro…

“È stato molto preciso. Ha detto a Putin di fermarsi, ma allo stesso tempo al capo di Stato ucraino di fare saggiamente un passo di lato. Purtroppo nessuno lo vuole sentire perché qui è in gioco il riposizionamento, ed è un fatto di potere. In tutta sincerità anche l’Ucraina dovrebbe fare ammenda e ricordare dal 2014 le sue scelte sbagliate nel Donbass. In poche parole anche l’Ucraina ha le sue responsabilità. Ora il grande problema si chiama ricostruzione dell’Ucraina. Chi la farà? Chi ricostruirà quel Paese martoriato? Ritengo che sarà un lucroso affare per le multinazionali, assistiamo alle tante morti innocenti mentre, come dicevo, si ingrassano e prosperano solo le multinazionali delle armi”.

 

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