A Lui riconducono tutte le cinque principali “linee rosse” delle attese…

A Lui riconducono tutte le cinque principali “linee rosse” delle attese…

di Padre Giuseppe Tagliareni*

GESÙ ERA VERAMENTE IL MESSIA ATTESO

La Divina Provvidenza avvolge il mondo, che Dio vuole salvare dal male. Tutta la Storia è stata disposta da Dio verso la venuta di Suo Figlio per mezzo della Vergine Maria discendente di Davide. Le linee rosse messianiche principali sono: la regalità; la profezia; il sacerdozio; la vittima del sacrificio; il tempio.

 Il tutto nella stirpe di Abramo, l’amico di Dio. Fuori di questa discendenza non c’è la vera fede, ma ignoranza, idolatria, schiavitù a Satana, anche se tenui segni e aspirazioni “messianiche” si possono riscontrare in tutti i popoli. Dio infatti, tutti e tutto dirige verso il Suo Cristo, anche per vie sconosciute.

Nella Storia sacra d’Israele Dio ha disposto mirabilmente queste linee come fili rossi che conducono a Cristo, figlio di Dio e di Maria, Dio-con-noi, nuovo Adamo e Capo della nuova umanità redenta, nato a Betlemme, morto sul Calvario, risorto il terzo giorno il mattino di Pasqua e salito visibilmente al Cielo quaranta giorni dopo. Egli verrà un giorno nella gloria, a giudicare i vivi e i morti. Tutto il popolo ebraico sapeva che avrebbe dato al mondo il Messia promesso da Dio e predetto dai profeti. In lui vedeva la realizzazione piena della regalità di Davide e della benedizione fatta ad Abramo. Ma Israele rigettò Gesù come falso messia, condannando così se stesso alla tremenda punizione che iniziò con la distruzione di Gerusalemme, compreso il tempio. Gesù era veramente il Messia atteso. A lui riconducono tutte le linee rosse delle attese. Vediamole in sintesi.

La regalità. Il Messia sarà Re d’Israele. Il suo scettro è profetizzato da Giacobbe alla discendenza di Giuda, che dominerà sui suoi fratelli (cfr. Gen 49,10). La sua regalità, sul tipo di quella di Davide, sarà conferita da Dio ad un suo discendente e durerà in eterno (cfr. 2 Sam 7,12-16). Anche molti Salmi celebrano questa regalità (cfr. Sal 2; 72 (71); 88 (89); 110; etc.). Il profeta Daniele annunzia a Nabucodonosor re di Babilonia che sorgerà un regno che ridurrà in pula tutti gli altri regni della terra (cfr. Dan 2,44). Inoltre, vede davanti al trono di Dio un “figlio d’uomo” ricevere un Regno eccelso, “tale che non sarà mai distrutto” (Dan 7,14). Più tardi, l’Angelo Gabriele ne annunzia il compimento in Gesù di Nazareth, prima che nasca da Maria e dichiara che egli “sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine” (Lc 1,32-33). Il suo Regno è spirituale, non è di questo mondo, come dirà Gesù davanti a Pilato (cfr. Gv 18,36); subisce violenza; ma un giorno trionferà perché sarà instaurato da Gesù stesso, quando verrà nella gloria con i suoi Angeli e Santi. Fin d’ora vi si entra con la fede e il Battesimo. La sua unica legge è la carità. Gesù è il Re di questo Regno conquistato con la sua morte di croce sul Calvario, secondo la volontà di Dio. Egli alla fine eliminerà i suoi nemici, compresa la morte, e consegnerà tutto al Padre (cfr. 1 Cor 15,24).

La profezia. Dio ha parlato e parla ancora. Il profeta proferisce la parola di Dio al suo popolo e in Suo nome. Così ha fatto Mosè e poi tanti altri scelti e mandati: Elia, Eliseo, Isaia, Michea, Geremia, Ezechiele, Daniele, etc. L’ultimo fu Giovanni Battista. Per mezzo di questi uomini eletti, Dio ha dato i Suoi giudizi sulle vicende umane e preannunziato i tempi futuri, soprattutto i tempi messianici, quando il Messia atteso avrebbe chiarito ogni cosa e insegnato a tutti la via di Dio, inaugurando i “Cieli e Terra nuovi” promessi (cfr. Is 65,17; 66,22). Ora ben sappiamo che “il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14): Gesù è la Parola di Dio in persona, il Maestro di ogni sapienza. Chi ascolta lui, ascolta il Padre, il quale lo garantisce con opere straordinarie quali sono i suoi numerosi miracoli. La parola di Gesù durerà più del cielo e della terra e come luce illumina gli uomini amanti della verità. Le tenebre della menzogna e dell’ignoranza sono tante, ma non potranno prevalere.

Il sacerdozio. È essenziale organo del culto voluto da Dio fin dai tempi di Mosè e di Aronne. Viene trasmesso per consacrazione ai figli di Levi. A capo stanno i sommi sacerdoti. Essi offrono le vittime del sacrificio e benedicono il popolo di Dio per santificarlo. Gesù è il vero Sommo Sacerdote, perché è l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini. Egli solo entra nella tenda celeste dell’Altissimo ad officiare il culto divino, essendo “sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedek” (Sal 110,4 e Eb 7,10). Solo su di Lui i Cieli sono aperti e gli Angeli di Dio salgono e scendono, portando sacrifici a Dio e doni di benedizione agli uomini (cfr. Gv 1,51). La sua ascensione lo ritrae nell’atto della sua entrata nel Cielo, alla destra del Padre, dove Egli intercede per noi, Suoi fratelli redenti dal Suo Sangue. A Lui Dio affida i destini del mondo (cfr. Ap 4).

La vittima del sacrificio. Gli antichi ebrei offrivano come vittime animali e prodotti della terra in sacrificio di lode, di ringraziamento, di comunione e di espiazione. Per la Pasqua, festa principale, offrivano l’agnello rituale, rievocando l’uscita dall’Egitto e il patto con Dio liberatore d’Israele. Il vero Agnello sarà Gesù, come è indicato dal Battista e da Giovanni nell’Apocalisse (cfr. Ap 5). L’altare su cui sarà immolato è la croce. Solo questo è il sacrificio gradito a Dio, la Vittima santa e immacolata, la cui immolazione toglie i peccati del mondo e propizia ogni benedizione. Sia il re Davide che Isaia previdero la morte sacrificale del Messia in riscatto per molti e la sua vittoria sul male fino ad un trionfo inaudito (cfr. Sal 22 (21) e Is 53). Durante l’Ultima Cena, Gesù stesso rivela il significato espiatorio del suo sacrificio, consacrando il calice del vino e consegna ai Suoi “il Memoriale” della Sua Passione, Morte e Risurrezione.

Il tempio. È il luogo dell’abitazione di Dio sulla terra, a Lui consacrato e separato da ciò che è profano. Nel deserto fu preannunziato dalla “tenda del convegno” (cfr. Es 40), dove Mosè si recava all’incontro con Dio, che parlava in una colonna di nubi. Poi fu costruito in Gerusalemme ed era il centro del culto e della religione, la cosa più santa in Israele, l’orgoglio del popolo santo, il desiderio dei pii israeliti, l’anelito degli esuli. Il Messia sarebbe entrato trionfante nel tempio per la porta santa. Gesù fece capire che il più vero e santo tempio era il suo corpo, perché abitato ormai stabilmente da Dio e che se anche i suoi nemici lo avessero distrutto, Egli in tre giorni lo avrebbe fatto risorgere. E così avvenne; e il vecchio tempio invece fu distrutto interamente dai Romani e finora non è stato mai più riedificato.

Regalità, profezia, sacerdozio, sacrificio, tempio sono cinque categorie storiche presenti nella vita e nella storia del vecchio Israele, realtà vissute e diversamente incarnate lungo i secoli. Sono prospettive che si completano insieme e si uniscono nella persona del Messia atteso: ne descrivono la grandezza, la nobiltà, la trascendenza, che superano i limiti dell’umano. Sì, tutto sembra dire che Egli non può essere un semplice uomo. Nessuno infatti, può immettere nel tempo l’eternità, se non Dio solo. E nessuno può riscattare se stesso, tanto meno gli altri (cfr. Sal 49,8-10). Ora invece, “il giusto mio Servo giustificherà molti… gli darò in premio le moltitudini, dei potenti farà bottino” (Is 53,11.12). La Vergine Maria è la prima a sapere che il Messia è Gesù “Dio che salva” e testimonia a tutti che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo.  Lei gli dà quel corpo santo che un giorno sarà crocifisso, ma che risorgerà glorioso. Chiunque viene alla fede, si unisce al grido potente della Chiesa-Sposa che attende la piena manifestazione del suo Signore: “Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,20).

Il profeta Isaia annunzia che nascerà da una Vergine (7,14) e vi sarà una gioia immensa: “Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine” (Is 9,5-6). San Paolo gli fa eco dicendo che solo in Gesù noi abbiamo sapienza, giustizia, redenzione e santificazione (1 Cor 1,30), poiché in lui “abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9; cfr. Fil 2,6-11). Gesù è Dio fatto uomo, il Messia mandato da Dio. “Non vi è altro nome nel quale possiamo essere salvati” (At 4,12). Invano Satana si oppone con falsi Cristi e falsi profeti: essi non riusciranno a sedurre gli eletti, anche se faranno “prodigi e portenti” (Mt 24,24).

Nel suo piccolo ogni seguace di Cristo partecipa della Sua grandezza. È perciò, sebbene in misura limitata, re e profeta, sacerdote e vittima, tempio santo di Dio ad imitazione di Cristo. Questo fa capire la sua grandezza: assolutamente incomparabile con tutto ciò che è solo della terra. Ma ogni buon cristiano deve sapere che avrà degli ostacoli: non solo da parte della carne e del sangue, ma soprattutto dal Maligno e dai suoi servitori, che di certo non vogliono il Regno di Dio e dominano nel mondo. Ma come su Satana vincitore è Gesù, così lo è anche il seguace di Gesù. Dio è luce, così i Suoi figli. Il Bambino nato a Betlemme da Maria è “la Luce del mondo” (Gv 8,12) e così i cristiani (cfr. Mt 5,12). Contro la luce le tenebre non potranno prevalere. Gesù è il Signore: chi lo serve, regnerà.

 

 

 

 

* Padre Giuseppe Tagliareni
(29 luglio 1943 – 25 gennaio 2022),
è il fondatore dell’Opera della Divina Consolazione

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