La Fede cattolica di fronte al mistero del male

La Fede cattolica di fronte al mistero del male

di Roberto de Mattei*

MA DIO “CASTIGA” DAVVERO IL MONDO?

Nel marzo 2011, nel corso della rubrica mensile che tenevo a Radio Maria, proposi una riflessione sul “mistero del male”, che prendeva spunto dal terremoto-maremoto che aveva allora colpito il Giappone. Le mie considerazioni suscitarono una marea di polemiche, giungendo perfino a una raccolta di firme per chiedere le dimissioni dalla carica, che allora ricoprivo, di Vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Negli anni successivi, disastri naturali e sciagure collettive si sono moltiplicati e la riflessione sul significato di questi eventi si è fatta drammaticamente attuale.

A fame, peste et bello libera nos, Domine: la peste, la guerra e la fame, come ci ricordano le Rogazioni, sono flagelli che la Chiesa ha sempre accomunato tra di loro, indicandoli come castighi divini per i peccati pubblici delle nazioni e dei loro governanti.

La Sacra Scrittura racconta che, come punizione per i peccati del re Davide, Dio gli inviò il profeta Gad, che gli offrì di scegliere fra tre castighi: tre anni di carestia, tre mesi di guerra o tre giorni di peste. Davide rispose a Gad: «Sono in grande angoscia! Ebbene cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini» (Samuele, 24,14).

Davide, commenta lo storico Giuseppe Flavio, «domandò una punizione che fosse comune al Re e ai sudditi, una punizione nella quale vi fosse uguale motivo di paura, dicendo, prima di tutto, che era molto meglio cadere nelle mani di Dio che in quelle di un nemico. Udita questa risposta, il profeta la riferì a Dio, il quale perciò mandò agli Ebrei morbo e pestilenza; essi morivano, ma non tutti nella stessa maniera, sicché la malattia si potesse facilmente individuare; ma mentre dilagava un unico male, innumerevoli erano le cause, reali o apparenti, che non permettevano di individuarlo».

Lo stesso Giuseppe Flavio, descrivendoci l’assedio e la distruzione di Gerusalemme, ad opera dei Romani, ci spiega come tra tutti i castighi «la fame è la più grande di tutte le sofferenze, e nulla essa distrugge più che il rispetto: ciò che in altre condizioni è oggetto di considerazione viene invece trattato con disprezzo quando c’è fame».

Si inganna però chi attribuisce a Dio solo i castighi naturali, come pestilenze e terremoti e non anche quelli che traggono la loro origine dal vizio e dalla malvagità umana, come le guerre e le carestie, talvolta artificialmente provocate, come quella che subì l’Ucraina ad opera di Stalin.

In realtà nulla di ciò che accade è sottratto alla volontà di Dio. È dogma di fede cattolica, proclamato dal Concilio Vaticano I, che Dio ha cura di ogni cosa, anche minima, e la conduce al suo fine. Ciò non riguarda solo i beni, ma anche i mali nel mondo, che provengono tutti da Dio, eccetto il peccato.

La storia del mondo, come la nostra vita, si muove dunque secondo due dimensioni: una naturale, fondata sull’uso della ragione e della libertà da parte dell’uomo; l’altra soprannaturale, basata sulla continua presenza di Dio nelle vicende umane. Nulla accade infatti che non sia ordinato da Dio al nostro bene e alla sua gloria, che è il fine dell’universo creato. La Divina Provvidenza è la mano di Dio che opera nel tempo ciò che la sua Mente Divina ha pensato e voluto dall’eternità.

Accade invece che molti cattolici, invece di vedere la mano Dio si ostinano a vedervi la mano negli uomini rifiutando l’idea di Dio che punisce nella storia. Per spiegare questo accecamento, san Paolo ricorda le parole dell’Esodo «Indurirò il cuore di Faraone» (Rom. IX, 18).

«Quando Dio accieca e indurisce – spiega san Tommaso d’Aquino nel suo Commentario su san Giovanninon si deve immaginare che egli inoculi la malizia, né che spinga verso il peccato; ma soltanto che Egli cessi di infondere la grazia».

Per questo, nelle ore più confuse della storia, dobbiamo chiedere la grazia di avere la sapienza di Dio che illumini i nostri passi.

«Tu non hai la sapienza di Dio, ma quella degli uomini» (Mt. 16,23): rispose Cristo a Pietro, come aveva fatto dire al popolo di Giuda dal profeta Isaia: «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, e le vostre vie non sono le mie vie» (Is. 55,8).

Papa Pio XII, ricordando queste parole, dedica una bellissima parte del suo Radiomessaggio del 29 giugno 1941 nella festività dei Santi Pietro e Paolo ai disegni eterni e impenetrabili di Dio: «Tutti gli uomini sono quasi fanciulli dinanzi a Dio, tutti, anche i più profondi pensatori e i più sperimentati condottieri dei popoli. Essi giudicano gli avvenimenti con la veduta corta del tempo che passa e vola irreparabile; Dio li guarda invece dalle altezze e dal centro immoto della eternità. Essi hanno davanti ai loro occhi l’angusto panorama di pochi anni: Dio ha invece davanti a sé il panorama universale dei secoli».

Nulla accade nella storia che non sia voluto dalla Divina Provvidenza e Dio si serve delle sciagure naturali, delle guerre e delle rivoluzioni per punire i peccati delle nazioni che, a differenza dei singoli uomini, vivono nell’orizzonte del tempo e non hanno un destino nell’eternità. Come negare che il mondo moderno, immerso nel peccato, meriti un grande castigo collettivo? Non è forse vero che a Fatima, nel 1917, la Madonna ha annunciato un una terribile punizione per l’umanità, se non si fosse convertita, tornando al rispetto della legge divina?

Il messaggio di Fatima non è una narrazione apocalittica di origine umana, ma un annuncio divino, riconosciuto dalla Chiesa. Lo scenario che apre la Madonna con la sua profezia non riempie il cuore solo di timore, ma anche di speranza. Dio è infinitamente giusto, ma la sua ultima parola è sempre quella della misericordia. Per questo affrontiamo con timore, ma anche con immensa fiducia i giorni difficili che certamente ancora ci aspettano.

Sant’Agostino dice: «Avete paura di Dio? Salvatevi tra le sue braccia». È la Madonna stessa che ci invita a rifugiarci nelle sue braccia con quelle parole piene di misericordia e di speranza che dissipano ogni timore: «Infine il mio Cuore Immacolato trionferà».

*per gentile concessione dell’Autore riproduciamo l’Introduzione del libro Dio castiga il mondo? La Fede cattolica di fronte al mistero del male (Fede & Cultura, Verona 2022, pp. 5-10)

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