Cartoline dall’Europa preda dell’Islam

di Pietro Licciardi

L’ALLEANZA TRA LAICISTI, FINANZA GLOBALISTA E SINISTRE HA FATTO SI CHE BUONA PARTE DEL VECCHIO CONTINENTE SIA SULL’ORLO DELLA GUERRA CIVILE O QUASI DEL TUTTO SOTTOMESSO

L’Europa, anche a causa dell’immigrazione clandestina e incontrollata, si sta culturalmente e demograficamente suicidando; purtroppo con la complicità dei cristiani, i quali a causa di un malinteso buonismo ed una fraintesa carità hanno fatto lega con gli ideologi che di questo suicidio sono i pianificatori.

Che vi sia un piano dietro il massiccio afflusso di stranieri è ormai indubbio. A volerlo sono anche le sinistre europee, che avendo perso la loro storica base elettorale sperano di rimpiazzarla con le masse, dal loro punto di vista, neoproletarie, preferibilmente islamiche. Non si tratta di complottismo ma di una realtà riconosciuta e denunciata, ad esempio, da Alain Finkielkraut, filosofo ebreo e fra i maggiori intellettuali parigini, “immortale” dell’Accademia di Francia, che in una intervista a Le Figaro ha espresso la sua preoccupazione per l’accordo che Jean-Luc Mélenchon – dopo il successo alle presidenziali del 2022 dove ha ottenuto quasi il 22% dei consensi – ha concluso per unire ecologisti, socialisti e comunisti coi quali cercare nuovi e abbondanti consensi proprio nell’immigrazione.

Del resto durante la Guerra fredda, gli islamisti preferirono l’Unione Sovietica agli Stati Uniti e adesso la sinistra non fa altro che ricambiare il favore, facilitata dal fatto che il movimento progressista nel mondo e i musulmani condividono gli stessi nemici, vale a dire la civiltà occidentale, in generale, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e Israele in particolare, più gli ebrei, i credenti cristiani e i capitalisti internazionali.

Grazie a questa alleanza, e alle rotte dell’immigrazione finanziate da noti magnati della finanza internazionale e globalista, i quali hanno pure pianificato per i loro scopi la scomparsa dell’Europa come l’abbiamo fino ad oggi conosciuta, in Francia e in molti altri Paesi europei gli immigrati, innanzitutto islamici, stanno pian piano conquistando, anche nel senso militare del termine, sempre più porzioni di territorio.

Nella sola Francia sei grandi cattedrali sono bruciate in due anni: Notre Dame, Nantes, Rennes, Saint-Sulpice, Lavaur, Pontoise;e  se il crescente anticlericalismo laicista ha la sua parte di responsabilità vi sono pochi dubbi sul fatto che l’odio islamico ha avuto un ruolo. L’Osservatorio del patrimonio religioso ha elencato un totale di 20 chiese incendiate in un solo anno e «ogni giorno, almeno due chiese vengono profanate», ha detto la deputata francese Valerie Boyer.

Che dire poi della “bolla di protezione” che ovunque in Europa circonda l’Islam? Sempre in Francia ci sono 120 persone sotto la protezione della polizia a causa delle minacce islamiste e molte sono donne (Zineb el Rhazoui, Marika Bret, Claire Koc…) colpevoli di aver raccontato ai francesi il vero volto dell’immigrazione islamica. Tutto il paese ormai vive nella paura di toccare l’Islam anche a causa della sostanziale protezione accordata da polizia e magistratura, assai poco solerti, come del resto nella stessa Italia, nel colpire chi trasgredisce la legge se a farlo è un immigrato. Arma potente in mano a coloro che intendono dare l’assalto all’Occidente e alla sua identità culturale e libertà è l’islamofobia, la quale nonostante apparentemente voglia tutelare la religione dalla diffamazione in realtà maschera la volontà di reprimere le opinioni e impedire qualsiasi critica all’Islam

Per capire quanto sia grave la situazione nel 2021 generali e ufficiali francesi hanno rivolto un appello, raccolto dal Journal du dimanche a pochi giorni dalla pubblicazione di un altro appello rivolto a Emmanuel Macron e al governo di 20 generali per denunciare, dopo l’ennesimo attentato a Rambouillet costato la vita a una poliziotta, che la Francia rischia la guerra civile.

Questa è la situazione della Francia, ma la Germania non è messa meglio. A Colonia, quarta città più grande della Germania, le moschee hanno ottenuto il permesso di trasmettere ogni venerdì l’invito alla preghiera dagli altoparlanti del minareto. Lo stesso hanno fatto, come ha informato lo Spiegel altre otto delle cento città tedesche più popolose. Ma attenzione! Mentre le campane sono un segnale senza parole che aiuta anche a sapere l’ora, il muezzin grida “Allah è grande!” e “Attesto che non c’è altro Dio all’infuori di Allah”. E il muezzim che sbraita da un minareto è già una realtà a Stoccolma, Londra, Bruxelles, Amsterdam …

Che dire poi degli immigrati islamici, fino alla terza generazione, che ovunque in Europa sono stati arruolati per la jihad, la guerra santa, e mandati a combattere ad esempio in Siria? Nessuno sa dire con esattezza quanti siano i mercenari stranieri andati a combattere Assad, ma si stima che possano oscillare tra le 5 e le 11 mila unità, il che equivarrebbe alla più grande mobilitazione di forze jihadiste internazionali dopo la guerra anti-sovietica, condotta in Afghanistan trent’anni fa. Si tratterebbe soprattutto di francesi, inglesi, tedeschi, belgi, olandesi, norvegesi ed irlandesi. Gente addestrata alla guerra e al massacro che quando torna nei Paesi di origine è pronta ad arruolare e addestrare altri “fratelli” da impiegare in futuro magari proprio in Europa.

Ma forse la guerra santa per la conquista del nostro continente è già in atto. In Gran Bretagna nel 2018 il fenomeno degli accoltellamenti per strada aveva raggiunto la media di 41 episodi quotidiani e l’ufficio per le statistiche nazionali (ONS), pubblicava il Crime Suvey per Inghilterra e Galles relativo ai primi sei mesi dell’anno, dal quale risultava che gli omicidi erano aumentati del 14%, i reati sessuali del 18%, le rapine del 22%, e i reati di ordine pubblico registrati dalla polizia erano aumentati del 30%. Nelle statistiche non rientrano le vittime dichiarate del terrorismo islamico eppure il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha preferito dedicare ingenti risorse per combattere il crimine d’odio online.

In Svezia proliferano le no-go zone, quartieri e perfino città completamente fuori dal controllo dello Stato, in cui i salafiti, in maggioranza tra gli islamici del paese nordico, negli anni hanno esteso la loro influenza grazie alle moschee nascoste nei seminterrati o alle associazioni culturali che spuntano come funghi ancora oggi. Le periferie sono ostaggio dell’islam, e gli svedesi tollerano senza reagire l’influenza della religione di Allah nei sobborghi ormai colonizzati. Uno studio pubblicato dall’Università di Stoccolma ha provato a fare una stima di quanti salafiti si trovino ora in Svezia e come stanno cambiando il Paese. La disamina descrive gli ambienti salafiti evoluti e rafforzati nell’ultimo decennio al punto da influenzare diverse città e località svedesi. L’ideologia salafita – quella che ha formato le menti di al-Qaeda e dell’Isis – risulta ormai impossibile da arginare in Svezia e la radicalizzazione musulmana del paese scandinavo è talmente prepotente da aver ormai compromesso il tessuto sociale.

Per motivi di spazio ci dobbiamo fermare qui ma situazioni analoghe a quelle descritte sono un po’ in tutte le nazioni dell’ovest europeo: Belgio, Olanda, Norvegia… L’Italia non ha ancora raggiunto i livelli di allarme d’oltralpe ma chi vive nelle grandi città, soprattutto nei quartieri più popolari, tocca quotidianamente con mano quanto proceda veloce il nostro degrado culturale ed è solo questione di tempo prima di arrivare ad una rassegnata e sostanziale sottomissione. Sempre che la scuola, la Chiesa e le altre agenzie educative non tornino al più presto a fare il loro mestiere. Soprattutto nell’interesse degli immigrati islamici, che dall’assimilare un po’ di cultura occidentale – specialmente classica e cristiana – avrebbero tutto da guadagnare.

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