La tecnologia che usa gli uomini: o si cambia oppure “evviva i cavernicoli!”

La tecnologia che usa gli uomini: o si cambia oppure “evviva i cavernicoli!”

di Matteo Castagna

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ DETERMINANTE NELLA VITA DELLA SOCIETÀ DEL VENTUNESIMO SECOLO. E QUESTO È UN FATTO. AL CONTEMPO, ESSO SOLLEVA PROBLEMI ETICI

L’intelligenza artificiale (AI, Artificial intelligence) è una tecnologia informatica che rivoluziona il modo con cui l’uomo interagisce con la macchina, e le macchine tra di loro. Grazie all’intelligenza artificiale è possibile (almeno questo l’obiettivo ultimo) rendere le macchine in grado di compiere azioni e “ragionamenti” complessi, imparare dagli errori, e svolgere funzioni fino ad oggi esclusive dell’intelligenza umana.

Oggi in Italia e nel mondo l’intelligenza artificiale viene utilizzata in azienda e non solo, per svolgere compiti che all’uomo richiederebbero molto tempo. Spesso quando si parla o si scrive di intelligenza artificiale ci si riferisce a una delle componenti come l ‘apprendimento automatico. Per avere a che fare con l’AI è necessario che siano presenti sia componenti hardware sia software specializzati per la scrittura e l’addestramento degli algoritmi di apprendimento automatico. I linguaggi di programmazione, invece, non sono sinonimo di intelligenza artificiale ma intervengono a costruire sistemi informatici e sono molto diffusi come Python, R e Java. La programmazione dell’intelligenza artificiale necessita di tre abilità cognitive: apprendimento, ragionamento, autocorrezione.

L’Intelligenza Artificiale sta diventando sempre più determinante nella vita della società del ventunesimo secolo. E questo è un fatto. Al contempo, esso provoca problemi etici? Fin dove può spingersi la tecnologia? Dobbiamo abituarci all’idea di convivere con macchine senzienti? Ci si può fidare dell’Intelligenza Artificiale?

Nel XXI secolo saranno queste le domande che dovremmo porci, in una società ove il potere sta preparando il terreno a questo nuovo modello di vita. Un algoritmo di Intelligenza Artificiale forte è capace di emulare le capacità cognitive umane in modo autentico, quasi impercettibile. A questo punto, la domanda del secolo potrebbe essere: ci si può fidare dell’intelligenza Artificiale?

Ci sono implicazioni notevoli che riguardano sistemi sociali, economici e politici e le persone che ne fanno parte, come il rispetto dei diritti umani fondamentali riguardanti la libertà, sia individuale sia collettiva, l’uguaglianza e i rapporti interpersonali; la salvaguardia del benessere emotivo e professionale dei lavoratori in funzione allo sviluppo di algoritmi sempre più performanti, anche per mansioni complesse; la moralità declinata sul piano religioso, ad esempio cattolico; la personalità soggettiva, che, a questo punto rende le IA tutte uguali.

La centralità della questione etica nell’uso dell’Intelligenza Artificiale è dunque palpabile sotto diversi punti di vista. L’ANSA del 17/01/2023 riporta il commento del musicista e compositore Nick Cave, dopo aver ascoltato una canzona composta da una Intelligenza Artificiale: “Una schifezza” e “una grottesca presa in giro di ciò che significa essere umani”.

Quelli di Sperling & Kupfer hanno editato un libro molto interessante di Francesco Borgonovo, dal titolo “Fermate le macchine! Come ci stanno rubando il lavoro, la salute e perfino l’anima” (€ 17,50).

L’autore indaga il lato oscuro della rivoluzione digitale, con le conseguenze sul mondo del lavoro, sulla materia della salute, sulla società e spiega le ragioni per cominciare a dubitare di un sistema che sta trasformando il mondo in un paradiso per i robot e in un incubo per gli esseri umani. Perciò colpisce e fa riflettere questa frase tratta dalla prefazione di Mario Giordano: “Fermare le macchine non è un atto luddista. E’ un atto che restituisce all’uomo la sua vera natura, che non sarà di certo perfetta, ma non può essere ridotta a una stringa matematica gestita da un computer. Sento già le voci critiche: vuoi tornare alla caverna? Io non vorrei vivere in un mondo senza tecnologia, di cui sono, per altro, un abbondante consumatore. Ma ho l’impressione che oramai il rapporto si stia invertendo: non sono più gli uomini a usare la tecnologia. e’ la tecnologia che usa gli uomini. E allora o cambiamo verso e ribaltiamo il tavolo. Oppure, meglio le caverne”. Già, o si cambia, oppure evviva i cavernicoli!

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