La repentina transizione ecologica danneggerà tutta l’industria europea

di Emanuela Maccarrone

DAL 2035 IL PARLAMENTO EUROPEO HA STABILITO LO STOP ALL’IMMATRICOLAZIONE DI AUTO E FURGONI ALIMENTATI A DIESEL, BENZINA E GPL. TUTTAVIA, L’OBIETTIVO DELLE EMISSIONI ZERO ENTRO IL 2050 SEMBRA SCONTRARSI CON ALCUNE PROBLEMATICHE MESSE IN RISALTO DA VARI ESPERTI

Dal giornale di Confindustria (Il Sole 24Ore) si apprende che Giorgio Marsiaj, Presidente dell’Unione Industriali di Torino, ha commentato l’approvazione del pacchetto sul  clima “fit for 55” da parte del Parlamento europeo, con queste parole: “è una brutta sorpresa. Certamente il Paese non  è preparato. Non voglio mettere in discussione il fatto che si vada avanti per ridurre le emissioni. Il problema è che la scelta dell’elettrico entro il 2035 mette in crisi gran parte delle nostre imprese. Socialmente diventa un pericolo. È inutile parlare di scelte sostenibili se poi questa, sotto il profilo sociale, non lo è”.

Secondo Marco Stella, Presidente del gruppo componentisti dell’Anfia, la decisione green europea è “frutto di una grande carica ideologica che recherà un danno clamoroso ad un’industria leader in Europa”, poiché come ha evidenziato il direttore dell’Anfia, Gianmarco Giorda, si tratta di “target più che sfidanti” che mettono a rischio il mondo dei produttori e dei componentisti.

In Italia, infatti, ci sono oltre 450 aziende che, secondo l’Anfia, sono a rischio perché specializzate in quei settori destinati a scomparire.

Riguardo, invece, il passaggio all’auto elettrica alcune criticità sono state evidenziate dal Rapporto intitolato ‘Achieving Zero Emissions with More Mobility and Less Mining’, che è stato realizzato, in collaborazione con l’Università della California, dal Climate and Community Project (CCP), un gruppo di esperti sulla politica climatica che sviluppa ricerche all’avanguardia sul nesso tra clima e disuguaglianza.

Nel documento è stata evidenziata la potenziale minaccia legata all’estrazione di uno dei minerali indispensabili per le batterie di questi veicoli ‘green’, ossia il litio, il cui fabbisogno in vista degli obiettivi prefissati per il 2050 e per il solo mercato statunitense, richiederebbe il triplo della quantità di litio attualmente prodotta per l’intero mercato globale.

“L’estrazione mineraria su larga scala comporta danni sociali e ambientali, in molti casi danneggiando irreversibilmente i paesaggi senza il consenso delle comunità colpite. Poiché le società intraprendono il compito urgente e trasformativo di costruire nuovi sistemi energetici a emissioni zero, è necessario un certo livello di estrazione mineraria”, si legge nel rapporto.

Secondo il gruppo di esperti, infatti, l’estrazione del litio “ha implicazioni preoccupanti per l’intensità della siccità, la biodiversità dell’ecosistema e la sovranità indigena e/o la partecipazione della comunità a progetti che minacciano i paesaggi culturali e i mezzi di sussistenza economici. Ridurre l’intensità del litio del trasporto elettrificato mitigherebbe a sua volta un fattore chiave di questi danni”.

Il consiglio di questi studiosi è di ridurre la domanda di litio attraverso tre soluzioni: ridurre la dipendenza dall’auto, dimensionare correttamente le batterie dei veicoli elettrici ( abbandonando l’idea di auto grandi) e creare un solido sistema di riciclaggio. “Le dimensioni delle batterie dei veicoli elettrici sono triplicate rispetto al primo veicolo elettrico commerciale. Anche se l’auto-centricità del sistema di trasporto degli Stati Uniti continua, limitando le dimensioni delle sole batterie dei veicoli elettrici si può ridurre la domanda di litio fino al 42%”.

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