Alcuni atteggiamenti che abbiamo bisogno di ritornare a vivere in modo nuovo

Alcuni atteggiamenti che abbiamo bisogno di ritornare a vivere in modo nuovo

di Giuliva di Berardino

ANCHE OGGI PORTIAMO DENTRO DI NOI IL DESIDERIO DI PRIMEGGIARE…

In questo nostro cammino quaresimale, che è un tempo di grazia che la chiesa ci permette di vivere attraverso la preghiera, il digiuno e la carità, la liturgia ci aiuta a lasciar emergere dentro di noi alcuni atteggiamenti che hanno bisogno di ritornare a vivere in modo nuovo, alla luce del Vangelo. Ed oggi la liturgia ci presenta un atteggiamento che tutti noi assumiamo per natura, ma che siamo chiamati a migliorare, e questo testo non solo ce lo mostra, ma ci insegna anche cosa fare per convertirci. Si tratta dell’ambizione, che nel testo emerge in relazione a due apostoli, i due figli di Zebedeo, che, in effetti, ci rispecchiano, perché, non possiamo nasconderlo, anche noi, come loro, portiamo dentro di noi il desiderio di primeggiare, che sia in modo pubblico o in modo nascosto, in modo conscio o inconscio.

E, chi più chi meno, ci rispecchia anche l’affabilità e la furbizia di questi due apostoli che, come il testo ci fa notare, cercano di ottenere posti d’onore non direttamente, ma attraverso la loro madre, che sicuramente, ce ne accorgiamo, doveva essere molto stimata da Gesù. Questo particolare modo di procedere degli apostoli, ci mostra non solo che alcuni apostoli seguivano Gesù in compagnia delle loro madri, e forse alcuni anche delle loro mogli, ma che Gesù stimava molto più di quello che pensiamo le donne che erano al suo seguito.

Dico questo non solo perché oggi è la festa della donna, ma perché il Vangelo ci mostra una presenza femminile e materna talmente forte che non può non essere menzionata. Del resto la mediazione della madre è sempre stata una mediazione vincente, dato che umanamente la madre ha un’importanza unica nella vita di ogni essere umano. Certamente questo espediente trovato dagli apostoli, per la mediazione della loro madre, non è che un vero e proprio “raggiro affettivo” tramato alle spalle di Gesù e di questo il Maestro è consapevole, infatti alla donna Lui chiede “cosa vuoi?”, e risponde “voi non sapete quello che chiedete”.

È evidente: Gesù aveva capito tutto. La richiesta non veniva dalla donna, ma dai due apostoli! Tutto questo ci fa riflettere: Gesù smaschera il modo contorto di procedere degli apostoli, un modo propriamente mondano, che non è nella luce! Pensiamoci: Quante volte per raggiri affettivi siamo spinti a fare cose che non vorremmo? Gesù ci insegna a non cadere in queste trappole e a vanificare ogni adulazione, in nome della relazione più profonda che ci lega al Padre dei cieli. Comprendiamo infatti che l’ambizione era nel cuore non solo dei due figli di Zebedeo, ma anche di tutti gli altri apostoli, proprio come può insinuarsi oggi nel cuore di ciascuno di noi.

E’ scritto che gli altri 10 apostoli infatti si sdegnarono con i due fratelli perché temevano di essere stati preceduti nel potere, proprio per la richiesta avanzata dalla madre dei due fratelli apostoli a Gesù. Ma il Maestro, con grande pazienza, chiama a sé anche gli altri apostoli e insegna loro che l’ambizione è solo un’illusione, perché ci porta a primeggiare davanti agli altri nella tracotanza, nella finzione e nell’inganno. La verità è che l’essere umano è ambizioso, ma oggi il Vangelo ci annuncia che perfino la nostra umana ambizione può essere visitata dallo Spirito Santo, perché possiamo arrivare prima non negli onori e nei privilegi, ma nel servizio e nella croce, nel dono e nell’offerta di sé.

La via della croce, la via del dono, non ha bisogno di adulazione, né di privilegi, perché non cerca di escludere gli altri, rendendoli nemici, ma cerca la santità, la bellezza, la verità e la fraternità. Dare la vita, vivere nel segno della croce è verità, è luce, perché quando si dà la propria vita per chi si ama non ci si abbassa a diventare mediatori per favorire alcuni e svantaggiare altri. Quando si dà la propria vita per chi si ama, quando si segue l’esempio di Gesù, desideriamo la giustizia per tutti, non solo per alcuni. Ed è quando ci sentiamo così, fratelli e sorelle di tutti, che allora è possibile bere il calice di Gesù, perché da quel calice gusteremo la vita e la gioia del suo amore per tutti.

Chiediamo allo Spirito Santo di convertire il nostro cuore ambizioso alla santità di questo amore che sa servire, che sa donare la vita, perché solo se davvero riceviamo il desiderio santo di servire per amore, lì dove siamo, in quello che viviamo, saremo davvero felici perché, quando si vive nella gioia di servire, non ci sono posti migliori di altri! E, se pure fossimo all’ultimo posto, non lo cambieremmo con nessun altro, perché quello in cui ci si sente amati fino a diventare servi, è il posto più bello del mondo.

Buona giornata! con il Vangelo di oggi (Mt 20,17-28)

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

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