Le case degli italiani sono sotto attacco

Le case degli italiani sono sotto attacco

di Angelica La Rosa

SONO INACCETTABILI I TEMPI E L’ASSENZA DI INCENTIVI

“L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini”.

Così in una nota il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, il capodelegazione di FdI-Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi componente della commissione Itre del Parlamento europeo hanno commentato il voto contrario espresso dalla delegazione FdI e dall’intero gruppo ECR.

“Il testo approvato detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria ‘patrimoniale mascherata’ ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio. Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare dal grande valore storico e culturale. Per non parlare delle conseguenze come i rischi per il sistema bancario e il deturpamento di luoghi attrativi dal punto di vista turistico”.

“Durante il dibattito – aggiunge Fiocchi – il Commissario all’energia Kadri Simson ha accolto la mia richiesta di lavorare a un piano di misurazione del radon negli edifici privati. Il radon aumenta del 50% la probabilità di cancro ai polmoni e spingere verso la coibentazione senza intervenire sul radon rischia di causare danni alla salute dei cittadini”.

“La proposta di direttiva sulle cosiddette case Green prevede obiettivi temporali che non sono raggiungibili per l’Italia, il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto molto diverso rispetto agli altri Stati membri della Ue per ragioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una praticata della casa come bene rifugio”.

Lo ha detto nei giorni scorsi il premier Giorgia Meloni al question time a Montecitorio.

“L’azione negoziale italiana in sede di Consiglio Europeo – ha aggiunto Meloni – aveva consentito di rivedere le tempistiche di adeguamento della prestazioni energetiche degli edifici per renderle più graduali e meno stringenti e in modo di garantire la possibilità di esenzione per alcune categorie. Con il voto di ieri, il parlamento europeo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale. Consideriamo questa scelta irragionevole e mossa da un approccio ideologico che impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini”.

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