Messer Francesco Petrarca, innamorato di Sant’Agostino e di Laura

Messer Francesco Petrarca, innamorato di Sant’Agostino e di Laura

di Francesco Bellanti

STORIA DI UN POETA PERFETTO

6 aprile 1327: ad Avignone, nel venerdì santo, fuori dalla Chiesa di Santa Chiara, il poeta Francesco Petrarca vede per la prima volta Laura, probabilmente la nobildonna francese Laura de Noves.

6 aprile 1348: muore, colpita da epidemia di peste, Laura.

Messer Francesco Petrarca (Arezzo, 20 luglio 1304 – Arquà, 19 luglio 1374) , quando in terza liceo cominciava l’anno nuovo, io ce l’avevo un po’ sulle scatole, perché era troppo perfetto. Ci giravo intorno, e non trovavo mai un difetto. 70 anni di vita eccezionale, nato e morto praticamente nello stesso giorno di luglio, Laura incontrata e morta nello stesso giorno, l’incoronazione poetica, l’eccelso latinista e poeta, l’intellettuale che annuncia l’Umanesimo, che andava nelle biblioteche dei conventi a scoprire i classici, capolavori immortali che si credevano perduti per sempre, perché lui aveva compreso finalmente una cosa essenziale, che gli antichi, i valori degli antichi non erano inferiori a quelli dei cristiani.

E allora scriveva opere in latino, era il filosofo innamorato di Sant’Agostino, il poeta che voleva la gloria per le opere in latino che conosceva meglio delle sue tasche, e poi questi conflitti interiori così originali, questi problemi religiosi che lui voleva risolvere per conto suo, che a lui di salvare l’umanità come Dante non gliene fregava niente. Anzi, di Dante, che incontrò solo una volta nel 1311, non amava granché. Non la lingua, via, così volgare, bassa, da trivio, né quella sua aberrazione dei comuni, le sue invettive con la bava alla bocca, lui era un intellettuale moderno, cosmopolita, europeo, frequentava le corti europee ma si teneva lontano dai suoi intrighi.

Lui è il poeta dei Papi, di Avignone, di Roma. Sì, lui è moderno. Dante è il Medioevo, la Scolastica, San Tommaso, lui è l’agostiniano, il tormentato. Già, Laura, il tormento per Laura, l’amore folle di Petrarca per Laura, lo smarrimento, la perdizione, il peccato, la rinuncia al sesso e all’amore terreno per l’amore verso Dio. La Beatrice di Dante è la donna che conduce in Paradiso, la donna che concede a Dante il privilegio di vedere Dio, Beatrice è la teologia che se non salva avvicina alla salvezza.

Laura invece è donna potente, carnale, sensuale, anche se è bionda dai tratti indistinti, si vede che è vera femmina, dai, che il poeta ha amato, e vuole essere sepolto dove ha amato lei. E infine la lingua, e che lingua! Lui che voleva la gloria con il latino, alla fine l’ha ottenuta col Canzoniere, che lui chiamava Rerum vulgarium fragmenta, che non ve lo traduco tanto è banale.

Una lingua così pulita, bella, tersa, sonora, quella dello Stilnovismo insomma, che ha stregato tutti, popolino e intellettuali, che è diventata fino a Leopardi modello da imitare, e che purtroppo ha fatto male, tanto male alla letteratura italiana, perché ne ha impedito l’evoluzione linguistica e stilistica. Oh, lo sappiamo, alla fine ha vinto Dante, l’uomo totale, il genio smisurato che ha abbracciato tutto il reale, anche con la lingua. Quando io leggevo e spiegavo i sonetti o le canzoni di messer Francesco, ero sì estasiato ma mi sentivo anche piccolo, quasi intimorito, e i ragazzi questo forse lo avvertivano, di fronte a tanta aristocrazia linguistico-lessicale, rotonda, che fluiva placida e tranquilla come l’acqua di un fiume di pianura verso il mare.

Petrarca era come una statua meravigliosa da ammirare, da non toccare, un poeta immenso che sapeva governare e sistemare nel posto giusto tutto, anche i sentimenti. Troppo perfetto, troppo costruito, per essere un contemporaneo. Tra lui e Leopardi è un abisso, tra lui e Pascoli è una distanza siderale, galattica. Ma lui è un uomo del Trecento, per i suoi tempi è l’uomo che annuncia la nuova epoca, ha trecento libri, è uno dei fondatori, con Giovannino Boccaccio – che lo venerava – e l’altro incazzoso toscanaccio, della letteratura italiana, è il filosofo antropocentrico, è il poeta di Laura, dell’amore travolgente, devastante, per Laura. Che volete di più? Perfetto, troppo perfetto.

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