La Pasqua ci ricorda che il male è sempre temporaneo, inconsistente ed eternamente condannato a soccombere

di Francesco Pisani

MORTE E RESURREZIONE

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!” (Luca 24,1-12). La Pasqua non è solo una sacra festa religiosa, ma una profonda metafora sulla vita e sul destino a cui noi tutti siamo chiamati.

La morte di Gesù e la sua resurrezione simboleggiano il trionfo della vita sul male e sulle tenebre. E’ la certezza che il bene, alla fine, trionferà sulle avversità. Se ci guardiamo intorno, ogni giorno, non possiamo che vedere intorno a noi ingiustizie, crudeltà, guerre, terribili crimini impuniti.

L’orrore che si mostra ai nostri occhi non può non farci riandare con la mente al tradimento, alla flagellazione, alle torture, agli sputi, alle botte e, infine, alla crocifissione che Gesù dovette patire.

La Pasqua ci invita a non fermarci alle semplici apparenze, a non lasciarci abbattere dai malesseri che affliggono il nostro mondo, a non disperare ma, al contrario, a mantenere alta la nostra dignità, a non lasciarci abbattere dai malvagi, ma a fare come Gesù che non chinò mai il capo ai suoi carnefici.

La Pasqua ci ricorda che il male è sempre temporaneo, inconsistente ed eternamente condannato a soccombere. “Io sono la resurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai” (Giovanni 11,25-26).

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