L’unzione degli infermi, questa sconosciuta!

di Gian Piero Bonfanti

NON SI PUÒ NEGARE L’ESTREMA UNZIONE AD UN CRISTIANO

La paura della morte è un sentimento che riguarda tutti, anche perché siamo razionalmente consapevoli che prima o poi ci toccherà inesorabilmente fare i conti con lei. Ma allora come vivere il momento del trapasso di un proprio caro o quello personale? Questa è una domanda alla quale si può rispondere solo in modo soggettivo.

Infatti per chi è ateo, per chi non crede in nulla, la morte è solo l’interruzione di un processo biologico, lo spegnimento di un interruttore, il finire di una condizione puramente materiale e l’inizio di un nulla perpetuo. I fedeli di tutte le religioni invece credono in una vita ultraterrena. Noi cattolici nel nostro Credo Apostolico professiamo la nostra fede dichiarando di credere nella vita eterna. Per noi quindi “tutto” non finisce quando termina la nostra esistenza mortale: c’è un proseguimento, una vita eterna, dove sarà importante presentarci nel migliore dei modi.

Ci verrà presentato il conto per ciò che abbiamo fatto o meno nel nostro pellegrinaggio sulla terra, e sulla base di ciò saremo giudicati e potremo accedere o meno al paradiso, inviati al purgatorio per una purificazione oppure confinati in eterno all’inferno. Ma allora come dobbiamo prepararci al momento del trapasso? Sicuramente vivere permanendo in stato di grazia è la condizione migliore, che è anche la più impegnativa naturalmente. Tuttavia sappiamo che la bontà del nostro Signore è talmente immensa da poterci concedere un’ultima opportunità di perdono nel caso di pentimento.

Ecco perché i sacramenti sono così importanti, a maggior ragione l’ultimo in termini di tempo: l’unzione degli infermi, anche conosciuta come estrema unzione.

Si tratta di una preghiera che si fa per un ammalato in pericolo di morte ungendo lo stesso con dell’olio, appositamente benedetto per questo uso.

Molte volte si danno per scontato questi concetti sottovalutandone l’importanza.

Il sacramento dell’Estrema Unzione è istituito da Gesù Cristo per dare ai malati in pericolo di morte l’aiuto spirituale di cui hanno bisogno. Qualche volta dona sollievo ai sofferenti, se l’ora di Dio non è ancora arrivata.

Oltre allo stato di grazia è necessario aver fiducia della misericordia divina ed abbandonarsi alla volontà di Dio.

Il malato riceve un conforto ed è aiutato a superare le ultime tentazioni, a non disperare nella sua agonia e ad unirsi con le sofferenze di nostro Signore Gesù Cristo.

Se il malato ha la contrizione, con l’estrema unzione si possono cancellare le tracce dei peccati, rimettere i peccati veniali ed anche quelli mortali.

È importante capire l’importanza di questo sacramento e renderci conto del fatto che molte persone sono state private di esso durante il periodo di lockdown a causa della pandemia da Covid 19.

La redenzione delle anime è necessaria, imprescindibile per la vita eterna e privare un credente di questo Sacramento è stata una grandissima crudeltà sia per lo stesso morente sia per i suoi parenti stretti.

È stato scandaloso il fatto che molti sacerdoti abbiano ubbidito a queste leggi contro Dio, tranne alcuni coraggiosi paladini della fede che, sfidando anche le “regole” imposte, hanno continuato a fornire sollievo ai sofferenti ed ai morituri.

Spesso siamo reticenti a parlare del tema della morte ma è una condizione che nel bene o nel male dobbiamo accettare ed è necessario affrontarlo dal punto di vista cattolico.

Per dare sollievo a chi ha perso una persona cara ci piace sempre ricordare un famoso pensiero di Sant’Agostino:

“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.”

Ricordiamoci di essere cristiani anche nei momenti difficili: la speranza non ci deve abbandonare.

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