Il regalo perfetto per il “pandemente”

Il regalo perfetto per il “pandemente”

di Sergio Caldarella

UNA LETTURA PERFETTA PER OGNI BUON PANDEMENTE CHE VOGLIA PREPARARSI PER IL PROSSIMO GIRO DI DEMENZA. BENVENUTI NEL XXI SECOLO!

David Quammen, un autore americano di guide di viaggio ed articoli su temi popolari il quale pubblica per le maggiori testate dell’industria culturale contemporanea, dal The New York Times al National Geographic, ha dato alle stampe un testo dal titolo: Spillover: Animal Infections and the Next Human Pandemic che l’editore Adelphi, bontà sua, ha voluto tradurre utilizzando la prima parte in inglese e cambiando la seconda: Spillover. L’evoluzione delle pandemie. Una traduzione più vicina all’originale potrebbe essere: Le zoonosi e la prossima pandemia. Poiché i virus sono, per loro natura, in costante evoluzione, aggiungere il termine “evoluzione” risulta quantomeno pleonastico.

               Il testo di Quammen tratta, in apparenza, di infezioni zoonotiche, ossia della trasmissione virale dagli umani agli animali e riprende storie contenenti gorilla, topi, pipistrelli, anche se in quest’edizione mancano ancora i poveri pangolini.

               Spillover è stato pubblicato nel 2012, tradotto in italiano nel 2014, ma, visti gli eventi politici avviati, in nome di un virus, a partire dal 2020, è ora uno scritto che molti prendono in mano – al momento non è infatti neppure disponibile per la vendita sul sito dell’editore.

               Il testo è, in realtà, una collezione di accadimenti che coinvolge dall’evento sui vaccini per i cavalli di Hendra, vicino Brisbane, fino alle contaminazioni da scimpanzè. Lo scritto è impostato su storielle romanzate, con periodi brevi ed accattivanti, che riguardano ”l’emergere di alcune nuove realtà virulente su questo pianeta – realtà che includono la morte di oltre 30 milioni di persone dal 1981. Queste realtà riguardano un fenomeno chiamato zoonosi. the emergence of certain virulent new realities on this planet – realities that include the death of more than 30 million people since 1981. Those realities involve a phenomenon called zoonosis”.

               Come si nota, quelli che, oltre a ripetere tre volte la parola “realtà” in due righe, sparano numeri allarmistici sulla mortalità provocata da infezioni virali, hanno una storia che precede gli eventi del 2020. Il testo è, ovviamente, una narrazione dai toni giornalistici e, dunque, sensazionalistici, piena di iperboli, inesattezze e dichiarazioni incomprensibili, come quando scrive di una presunta “vecchia verità darwiniana (la più oscura delle sue verità, ben nota e persistentemente dimenticata) che l’umanità è una specie di animale, inestricabilmente legata agli altri animali: nell’origine e nella discendenza, nella malattia e nella salute. old Darwinian truth (the darkest of his truths, well known and persistently forgotten) that humanity is a kind of animal, inextricably connected with other animals: in origin and in descent, in sickeness and in health.” Perché mai questa dovrebbe essere una “verità oscura?” e, soprattutto, perché “dimenticata?” Dimenticata da chi? Forse l’autore si riferisce qui all’insensato dibattito antidarwinista statunitense che fortunatamente, diversamente da altri discorsi strampalati, non ha ancora attecchito in Europa. L’accento è qui su “ancora…”

               L’atmosfera alla Stephen King dello scritto abbandona raramente le pagine: “Le malattie infettive sono intorno a noi. Infectious disease is all around us.” Brr…, che paura!

               L’intera impostazione del testo è sui virus cattivissimi e in agguato come belve feroci: “Come i predatori hanno la loro preda abituale, il loro bersaglio preferito, così gli agenti patogeni. Just as predators have their accustomed prey, their favored target, so do pathogens.” Visti gli eventi degli ultimi tre anni c’è da temere che quest’impostazione medievalista della medicina abbia ormai anche preso piede, non solo nell’editoria, ma, fatto ancor più grave, nelle aule universitarie, così agli studenti, invece di insegnare l’arte della contestualizzazione e dell’unità dei viventi, si insegna l’ideologia del terrore sanitario. Quanti sono stati, del resto, quelli chiamati “medici” che, durante la pandemenza, si sono rifiutati di andare a visitare dei malati? Praticamente il medico è, ormai, colui il quale ti visita solo quando puoi dimostrare di esser sano… I fatti ormai non parlano più, ma gridano ad alta voce.

               Come molti altri testi consimili, lo scritto di David Quammen afferma di sapere cose che non può sapere come, ad esempio, quando discetta sull’origine dell’influenza spagnola: “la cosiddetta influenza spagnola del 1918-1919, che ha avuto origine da un uccello acquatico selvatico e, dopo essere passata attraverso una qualche combinazione di animali domestici (un’anatra nel sud della Cina, una scrofa nell’Iowa?) è emersa per uccidere ben 50 milioni di persone… the so-called Spanish influenza 0f 1918-1919, which had its ultimate source in a wild aquatic bird and, after passing through some combination of domesticated animals (a duck in southern China, a sow in Iowa?) emerged to kill as many as 50 million people…”.

               Nel 2012 sembra fosse ancora noto anche all’industria culturale che l’influenza spagnola era avvenuta tra il 1918 ed il ’19, mentre oggi, se andate a vedere le fonti ufficiali, gli è già stato aggiunto un anno perché, anche tra i pandementi, sanno contare fino a 3 ed avrebbero potuto chiedersi perché, una pandemia influenzale che ha eliminato dai 20 ai 25 milioni di persone (oggi il numero è salito fino allo stratosferico 100 milioni, quando si vuol drammatizzare melius est abundare quam deficere), sia durata appena due anni, mentre la strabiliante pandemenza del 2020 di anni ne è costata 3 e con un numero di morti non comparabile? E pensare che nel 1918 non avevano ancora neppure la penicillina, scoperta dieci anni dopo, mentre noi, che abbiamo una pletora di farmaci a disposizione, la sola difesa che abbiamo escogitato è quella di un’inoculazione sperimentale: o tempora, o mores! Per alcuni pandementi, che vanno ancor’oggi in giro mascherati, ci troviamo ancora fissi nel 2020: è come se lo shock imposto da media e politica avesse cristallizato il loro tempo proprio isolandoli in un’angusta prigione mentale: Venir se ne dee giù tra’ miei meschini… (Canto XXVII).

               Il bello è che alcuni commentatori di questo testo di Quammen hanno anche confessato che si tratta di: “un thriller misterioso che si svolge in varie località esotiche di tutto il mondo. a mystery thriller played out in various exotic locations around the world”. Da una parte lo vendono come un saggio scientificamente documentato con oltre 500 note prese da una trentina di libri, insieme ad articoli e rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che abbiamo ormai imparato a conoscere e, dall’altra, ci dicono che si tratta di “un thriller misterioso”? Pare proprio di vedere quella verità che esce dal pozzo armata della sua verga come nell’inquietante quadro di  Jean-Léon Gérôme.

Insomma, tutto sommato, questo testo pieno di bei raccontini drammatizzati è una lettura perfetta per ogni buon pandemente che voglia prepararsi per il prossimo giro di demenza. Benvenuti nel XXI secolo!

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